Capitolo 19-È tutta colpa mia

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Mi precipito fuori dall'hotel e fermo il primo taxi che passa. Dò le indicazioni all'autista e mi rilasso sul sedile posteriore. È già buio, devono essere le 8 o le 9 e non ho ancora cenato, ho saltato la cena con il team, ma penso che Giul e Giovi mi copriranno, si inventeranno qualcosa.
Guardo fuori dalla finestra e ripenso alle parole di Seb di questa mattina "...le feste post gara non mi entusiasmano molto, partecipo giusto quando vinco la gara, perché sono obbligato.
Spesso passo la serata al circuito, quando non c'è nessuno."
Arrivati al circuito pago l'autista e mi dirigo nel paddock. Da dove potrei cominciare?
Passo di fronte l'hospitality Ferrari e sul retro del suo box, ma sembra tutto chiuso, allora attraverso i miei box Sauber per arrivare in pit lain. Anche qua sembra non esserci nessuno.
Continuo a fare su e giù, ma sembra non esserci nessuno, finché non mi viene in mente.
"Non è che... è andato alla curva dell'incidente?"

Penso che ci siano 2km di circuito da percorrere per arrivare alle Spoon, ci metterei troppo a piedi, quindi rientro nel box di Giul per prendere in prestito la sua bici, non penso gli dia fastidio.
Percorro la corsia dei box all'incontrario e percorro tutto il terzo settore contro mano, devo fare veloce, adesso non sono con Seb e dubito di poter stare qui.
È abbastanza buio, arrivata alle Spoon mi sembra di non vedere ancora nessuno. Vedo solo i segni lasciati dalla rossa sulla ghiaia, ma seguendoli noto qualcuno tutto incappucciato seduto contro le barriere proprio nel punto in cui la Ferrari numero 5 si era bloccata.
Appoggio la bici a terra e mi avvicino lentamente, quando sono ancora a qualche metro quello seduto si accorge della mia presenza e alza la testa. Ha il cappuccio tirato su e gli occhiali da sole addosso, mi avvicino ancora e mi siedo di fronte a lui.
"Vittoria che ci fai qui?" Non sembra infastidito, sembra solo sorpreso e la sua voce è rotta. Probabilmente stava piangendo fino a poco fa.
Non gli rispondo e gli tolgo semplicemente gli occhiali. Lui continua a parlarmi.
"Come hai fatto a capire dov'ero?"
"Ho chiamato Charles e mi ha detto che te ne eri andato e dopo quello che mi hai detto stamattina, prima ho provato a cercarti nel paddock e nella pit lain, quando non ti ho visto lì ho pensato che l'unico altro posto in cui potessi essere era qua."
Cerco di sorridergli, ma lui tiene lo sguardo basso da quando gli ho tolto gli occhiali.
"Seb guardami negli occhi occhi."
A questo punto alza lo sguardo e ha tutti gli occhi rossi e un'ultima lacrima che gli riga la guancia destra. Quanto fa male vederlo così. Avrà dovuto trattenere tutto durante le numerose interviste e con il team e ora non ce la fa più.
"Seb..."
Non so veramente cosa dire e lui vedendo il mio sguardo di compassione si riprende gli occhiali e torna a nascondersi.
"Non dovevi venire qui. È meglio se vai alla festa di Charles."
"Andare alla festa di Charles? E per fare cosa? Ti ricordo che all'ultima festa me ne sono andata via con te, che eri pure l'organizzatore."
Al ricordo della serata sorrido e sembra che anche lui sorrida debolmente.
"E ti sei pure addormentata appoggiata alla mia spalla."
Rimaniamo per un sacco di tempo in silenzio, io continuo a giochicchiare con i sassolini di ghiaia. Voglio stare qua con lui, ma non voglio costringerlo a dire niente. Penso che sia passata ormai mezz'ora quando Seb comincia finalmente a dire qualcosa.
"Vittoria veramente perché sei qua?"
Alzo lo sguardo e vedo che si è un pelo calmato, anche se continua a torturarsi le mani. Si è pure tolto gli occhiali.
"Non lo so. So solo che ti sto cercando da quando ti ho visto scendere dalla macchina."
Faccio una piccola pausa prima di continuare.
"E... anche Charles, quando l'ho chiamato, mi ha detto di cercarti."
"Davvero?"
"Si. Era chiaro che io ti stessi cercando, ma lui ha voluto aggiungere:"ha bisogno di te". Non so perché l'abbia fatto."
"Perché mi conosce abbastanza da essere riuscito a capire che tu sei l'unica persona che non avrei cacciato, sempre se fossi riuscita a trovarmi." E si passa una mano sulla faccia.
"E come l'avrebbe capito?"
"Era abituato a trovarmi nell'hospitality alla mattina prima di una gara. A Sochi non aveva detto niente, ma quando anche oggi non mi ha trovato è venuto a cercarmi e ci ha visti rientrare dopo il nostro giro. Ha insistito un po' e infine gli ho raccontato. Senza parlare dei nostri discorsi ovviamente, non preoccuparti."
"Tranquillo, non dubito di te."
"Normalmente prima di una gara me ne stavo sempre per conto mio e in disparte, cercavo di non avere contatti con nessuno. Giusto il minimo indispensabile con gli ingegneri. Poi sei arrivata tu in Russia, quando mi sono girato perché avevi messo la tua mano sulla mia spalla ho visto nei tuoi occhi i miei e ho capito che forse, per la prima volta dopo anni, avrei potuto passare con qualcuno il mio pre gara."
Non mi aspettavo una confessione del genere, pensavo che Seb fosse così aperto con tutti e non solo con me.
"Seb perché sei qui ora?"
"Dovevo sfogarmi da qualche parte..."
"No, non è solo questo."
Sembra spazientirsi quando lo interrompo e si passa ripetutamente la mano nei capelli. "Sebastian parlami..."
"E COSA DOVREI DIRTI?! Che volevo venire a vedere il punto in cui probabilmente il mio mondiale è finito?! Per un mio errore, un mio stupidissimo errore con cui ho sprecato un altro mondiale... Il team, i tifosi... non si meritano questo. È tutta colpa mia!" All'inizio urla e mi fa quasi paura, ma non mi muovo e alla fine del discorso iniziano a scendergli alcune lacrime.
Mi avvicino ulteriormente e gli prendo il viso fra le mani asciugandogli le guance.
"Non dire così per favore e guardami... ti sembra che io me la sia presa con te che sono una tifosa? Ti sembra che Charles se la sia presa con te che fa parte del team? Siamo tutti semplicemente preoccupati, l'unico che se la sta prendendo con te sei proprio tu."
Scaccia le mie mani e si tira su in piedi, cosa che subito dopo faccio anch'io. Mi guarda negli occhi e sorride ironico.
"C'è solo un piccolo difetto nel tuo discorso: voi due siete miei amici, ovvio che non mi incolpiate... ma cosa vuoi saperne tu, sei solo un ingegnere, non hai idea di cosa sia guidare in F1, di cosa vuol dire perdere 25 punti per colpa tua."
Queste parole mi feriscono, è andato a toccare dei tasti dolenti.
"Forse è meglio se ti lascio solo." Sto per raccogliere la bici da terra quando Seb mi chiama. "Vittoria, ti prego, rimani..."
Mi giro furiosa dopo le frasi di prima e non lo lascio continuare.
"Rimani?! E per fare cosa? Sentirmi criticare da te? Ho anche saltato la cena con la squadra per venire a cercarti, spero solo di non essere finita nei guai per te." Il suo sguardo sembra sorpreso, ma io continuo a parlare.
"E si hai ragione, sono solo un ingegnere, ma è colpa mia? Ho scoperto tardi che amavo guidare. L'ho scoperto solo quando ho iniziato a 18 anni a fare la patente, forse se fossi stata un maschio ne avrei avuto l'occasione prima e invece no. Non hai idea di quante volte mi sono chiesta cosa sarebbe successo se lo avessi scoperto prima e ci avessi provato.
Col tempo ci ho fatto l'abitudine e ho trovato un altro modo per entrare nel mondo che tanto amavo, sarei potuta andare a studiare matematica o fisica all'università ed entrare nel mondo accademico e invece no. Ho scelto di sfruttare la mia bravura nelle scienze per diventare ingegnere. Ho studiato tantissimo per entrare in un mondo in cui ci sono solo uomini e poi tu mi vieni a dire "che ne vuoi sapere?"e mi conosci da quanto? 20 giorni."
Adesso sono io che sto piangendo e tutto questo non ha senso, ero venuta qua per rassicurare Seb e sono finita per urlargli addosso.
Si avvicina lentamente, quasi avesse paura della mia reazione e poi mi abbraccia, mi stringe sempre più forte a se e con una mano mi asciuga le lacrime come io avevo fatto con lui prima.
"Vedi è tutta colpa mia, non ne combino una giusta. Sono riuscito a far piangere e farmi odiare dall'unica persona che era riuscita a capire dove fossi, l'unica che volessi qui con me." Ora mi sto calmando anch'io.
"Non ti sei fatto odiare, hai solo usato le parole sbagliate in un momento difficile per te e ti sei dovuto sentire tutto quello che tenevo dentro da ormai troppi anni. Non ho mai avuto il coraggio di dire queste cose a nessuno.
Ti ho sputato tutto in faccia, la parte più nascosta di me, non potevi sapere quello che ho passato: tutte le prese in giro e le battutine solo perché inseguivo il mio sogno."
Continuiamo a rimanere abbracciati e nessuno dei due sembra volersi staccare.
"Quando ne vorrai parlare senza urla e rabbia di mezzo io sarò pronto ad ascoltarti."
A questo punto mi stacco leggermente e gli sorrido.
"Lo so, ma adesso dobbiamo parlare di te. Avrai anche 20 punti da recuperare ma non lo hai ancora perso il mondiale."
"Lo so, ma è difficile, durante la gara pensavo addirittura di poter tornare a casa in vantaggio dopo questo weekend e invece mi trovo ancora più indietro di due settimane fa. È stata colpa mia."
"È vero." Sembra sorpreso dalla mia ammissione e prova a parlare ma io lo blocco.
"Non posso dirti che non è stata colpa tua, sei uscito da solo dalla pista, ma hai un mondo intero che tifa per te, quando hai vinto i mondiali con la Red Bull avevi un po' di tifosi, da quando sei con la rossa hai più di mezzo mondo a tifare per te e la differenza si sente.
Loro tiferanno per te indipendentemente da come finirà il mondiale.
Comunque se ti rassicura, matematicamente parlando, è ancora tutto nelle tue mani, hai quattro gp e 20 punti da recuperare, se fai sempre primo e Verstappen sempre secondo arrivi a +8. Come oggi avevi tutto nelle tue mani, anche il mondiale dipende ancora esclusivamente da te."
"Grazie Vitto, per essere venuta qui e aver sopportato la parte peggiore di me. Forse ora è meglio se torniamo ai nostri hotel."
"Io sono venuta dalla pit lain con la bici di Giul."
Lui tira su da terra la bici e ci sale sopra.
"Monta sul porta pacchi e stringiti a me, saremo più veloci così."

Messa via la bici seguo Seb che è venuto fino al paddock in macchina. Salgo sulla sua Ferrari e partiamo, il viaggio è molto silenzioso, abbiamo speso fin troppe parole oggi.
Una volta arrivati al mio hotel ci si ferma davanti e inizia a parlarmi.
"Vitto, promettimi solo una cosa."
"Tutto quello che vuoi."
"Prima di ogni gran premio fai il giro del circuito con me."
"Va bene, ma sembra quasi che tu lo stia facendo per me."
"Sei l'unica persona con cui riesco a passare del tempo in quel momento, l'unica che riesca a distrarmi e calmarmi allo stesso tempo. Ho bisogno di te per questo mondiale."
"Va bene, ogni mattina alle 7 al tuo hospitality, mi aspetto almeno croissant e caffè in cambio." E gli faccio l'occhiolino prima di lasciargli un bacio in fronte e scendere dalla macchina.
"Buonanotte Seb."
"Buonanotte Vittoria."

Spazio autrice

Spero vi piaccia, ci ho messo un po' per scriverlo ma sono orgogliosa del risultato.
Nel prossimo capitolo ci sarà un salto temporale non indifferente, ma non posso mettermi a raccontare nel dettaglio ogni gran premio, anche perché questa storia si prolungherà anche in tutta la stagione successiva a quella in corso e quindi, ora che le relazioni fra i personaggi si sono stabilite, posso fare un po' di salti con più libertà.
Grazie ancora per tutte le visualizzazioni, le stelline e i commenti😘

Lz12300

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