Svegliandosi per vedere l'orrore

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Adrien si svegliò all'ospedale. Alla sua destra c'era una sedia e su quella sedia sedeva Marinette. Però era addormentata e lui non voleva svegliarla. "Cos'è successo?" pensò tra sé e sé.

"Adrien" fu l'ultima parola che sentì da lai prima di perdere i sensi. Si ricordava di essere stato portato dentro un edificio bianco tra affanni e sforzi, per poi perdere nuovamente i sensi.

Anche ricordando queste cose, si sentiva ancora confuso. Si grattò la testa turbato ma sibilò un urlo di dolore quasi immediatamente. Il suo sibilo di sofferenza sveglio Marinette. Gemette un pochino, alzò gli occhi e vide Adrien seduto dritto. "Stai bene?" chiese lui. "Si, si, sto bene. Ma non dovresti essere così ingenuo da girovagare per le strade di notte. In più, se ti avessero riconosciuto, la tua immagine di modello sarebbe stata rovinata. La stampa avrebbe pensato che ti faccia di droghe, fumi o bevi o roba del genere!" disse lei. "Se non ci fossi stato io, tu saresti stata morta." Disse lui, di rimando. "Touché, touché." Si arrese lei. Poi l'infermiera entrò per controllare il ragazzo. "Oh! Monsieur Agreste! È sveglio! Informerò subito suo padre! Lui non sa che lei è qui!" disse sul punto di uscire dalla stanza quando Adrien gridò: "Aspetti!". Lei si girò: "si?" curiosa di sapere cosa lui volesse. "La prego, non glielo dica... voglio che nessuno lo venga a sapere." L'infermiera annuì e non disse nulla a nessuno. "Ma quando tornerai, tuo padre ti chiederà dove sei stato, cosa hai fatto e come mai hai tutti questi tagli in faccia." Disse Marinette. "Starò bene." Disse lui, piuttosto infastidito. "Cosa c'è che non va?" chiese Marinette, avendo notato il cambio d'umore. "Nulla." Rispose, freddo. "So che c'è qualcosa che non va." Disse Marinette. "Okay, e va bene... solo, non mi piace parlare di mio padre." Rispose. "Perché?" fu tutto quello che lei riuscì a chiedere. "Come 'perché?' Lui mi usa e mi controlla sempre! Non posso fare nulla! Prima che venissi in una scuola pubblica, avevo lezioni a casa ed ero isolato. Non potevo parlare con nessuno tranne con la "classe" di cui mio padre parlava sempre. Ma non l'ho lasciato controllarmi completamente. Se fosse tutto quanto fosse una sua scelta, non potrei nemmeno parlare con te." Disse lui. "Oh." Fu tutto quello che lei riuscì a rispondere. Non sapeva cos'altro dire. Non era molto brava a far sentire meglio le persone, però era sempre stata un'ottima ascoltatrice. "Avevo bisogno di lasciare che uscisse dal mio sistema." Lui sospirò. "Capisco." rispose lei rapidamente.

Dopo un momento di silenzio entrò l'infermiera e, dopo aver visto che Adrien stava bene, lo dimise.

3:23 del mattino

"Dove andiamo? Cosa facciamo?" chiese Adrien. "Beh, non sono un dottore ma... anche se da figlia di panettieri non sono così ingenua da vagabondare in citta dopo che una bottiglia di vetro mi si è frantumata in faccia. Penso che dovresti rientrare a casa." Affermò. Lui annuì e si avviò verso casa.

E Marinette? Lei voleva solo camminare un po' e pensare. Ma questa volta... si accertò di non essere vista.

{Adrien}

Adrien entrò in casa, silenziosamente, senza emettere alcun suono. Salì le scale e corse nella sua stanza. Entrò poi nell'oscurità di camera sua e chiuse la porta così silenziosamente che si sarebbe potuto sentire un sospiro a miglia di distanza. Poi si girò per andare a letto ma i suoi occhi si spalancarono dal terrore quattro parole che formavano una domanda.

"Dove sei stato?"

Second Chances - ITADove le storie prendono vita. Scoprilo ora