Capitolo 1

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Osservo questa casa racchiusa nella penombra, illuminata solo dal piccolo camino della cucina, dal quale ardono ormai piccole fiammelle, segno che la notte è ormai giunta e di mio padre ancora non vi è traccia alcuna.

Mia madre vaga per la stanza come un'anima in pena, rassettando qua e là e lanciando di tanto in tanto finti sorrisi alla piccola Amandine che sta per finire la sua razione di cibo in modo da non farla preoccupare ulteriormente.
Ormai dovremmo essere abituate nel vedere arrivare nostro padre a tarda sera, negli ultimi tempi è capitato spesso, tutta colpa di quel Marchese, nonché signore di questa terra, per la quale tutti gli uomini del luogo compreso mio padre devono faticare nei campi per poter soddisfare ogni suo capriccio onde evitare che la sua ira si riversa su tutte le famiglie che abitano lungo i suoi confini.

Ultimamente ho notato preoccupazione negli occhi dei miei genitori e li ho sentiti spesso di notte bisbigliare credendo che sia io che mia sorella non li avremmo sentiti perché già tra le braccia di Morfeo, e adesso vederla così in apprensione non fa altro che accrescere in me tanta ansia.

"Madre ho finito!", esclama la piccola

"Bene Amandine, metti pure il piatto nel lavatoio e va a letto", poi si volta verso di me con aria spenta e stanca, "Jaqueline vai anche tu qui ci penso io"

"Grazie madre ma vorrei aiutarvi, accompagno Amandine a letto e torno per finire di rassettare e ravvivare un po' il fuoco in attesa che arrivi nostro padre!"

Mia madre mi guarda con amore facendomi un lieve cenno col capo.

"Buonanotte madre!", Amandine l'abbraccia forte.

È sempre stata una bambina amorevole e ubbidiente, nonostante la vita dura che siamo costrette a fare e di conseguenza anche lei che ha dovuto impararlo in fretta non perde mai il sorriso regalandoci così un attimo di serenità in questo mondo che avvolte si rivela molto crudele.
Ricordo ancora il momento in cui è nata, era una notte come questa, buia e con una tempesta che minacciava di arrivare a momenti, ma noi dentro casa avevamo altro a cui pensare, dovevamo accogliere questo piccolo dono e io era talmente tanto emozionata che ogni qualvolta mi veniva chiesto di ritirarmi nella mia stanza prontamente rifiutavo, nonostante i miei sei anni mi sentivo già responsabile per quella piccola vita che presto avrebbe rallegrato le mie giornate.

"Buonanotte piccola mia!", esclama mia madre ricambiando l'abbraccio e dandole un bacio in fronte, prima di lasciarla andare.

Accompagno la mia sorellina nella stanza soppalcata che mio padre ha creato con delle travi in legno in cucina, per salirci usiamo una scala anch'essa creata da lui con l'utilizzo di corde e legna, certo, la stanza come tutta la casa è piccola ma è tutto ciò che di meglio si poteva avere e noi benediciamo ogni santo giorno per questo.

"Dormi bene sorellina", le dico mentre le rimbocco le coperte.

"Jaqueline, va tutto bene vero?", mi chiede lei preoccupata.

Come vorrei poterle rispondere di si, che non ha niente di cui preoccuparsi, ma non sono mai stata brava a mentire quindi mi limito solo a darle un lieve bacio con la promessa che risolveremo tutto e scendere in cucina da mia madre.

Mentre ormeggio con un forcone per alimentare il fuoco, un rumore sordo proveniente dalla porta di ingresso mi spinge a voltarmi e finalmente mio padre giunge chiudendosi la porta alle spalle al quanto infreddolito e stanco con mia madre che lo raggiunge con in mano una tazza calda di zuppa, fuori ancora non piove ma in compenso il vento si è alzato, tipico di questo periodo.

"Accomodati caro, riscaldati un po'!"

"Grazie mia amata"

Li osservo incantata guardarsi con amore puro e sincero, in tutti questi anni hanno dovuto affrontare molte avversità ma non li ho mai visti arrendersi è questo perché si sostengono a vicenda, il loro amore è la loro forza, saremo anche poveri ma in compenso siamo ricchi dell'amore che i nostri genitori ci regalano ogni giorno e questo non lo potrà portare via nessuno.

Con il calore nel cuore torno al camino, mentre mia madre prende posto a tavola accanto a mio padre.
"Dovete finirla di fare queste riunioni segrete o il Marchese finirà per scoprirvi e Dio solo sa cosa potrebbe farvi!"

La frase appena pronunciata da mia madre mi lascia di stucco
Quali riunioni e con chi?

"Bèrènice, cara, queste riunioni sono l'unico modo che abbiamo per parlare tra di noi e trovare una soluzione a tutto, sai che continuare così ci porterà solo alla rovina!"

"Una soluzione?, non esiste una soluzione!", esclama mia madre esasperata sbattendo la mano sul tavolo.

Davanti a quella reazione mi volto verso di loro mettendomi in piedi pronta a consolarla ma prontamente mio padre prende la sua mano e la bacia dolcemente.

"Tranquilla mia cara, ha tutto c'è una soluzione, potrà pur essere il signore di questa terra ma noi non siamo schiavi e quindi non può trattarci come tali, basta solo far giungere la notizia al Re e lui saprà che fare", la sua risposta è racchiusa in un sorriso pieno di speranza e fiducia in grado di far calmare i nostri animi.

"E come farete?", chiede con più calma mia madre.

"Gilbert ci sta già pensando....adesso andiamo a letto, tra un paio d'ore devo essere nuovamente nei campi"

Detto questo lo seguiamo dirigendoci ognuno nelle proprie stanze, mentre salgo la scala li vedo scomparire dietro la tenda che copre la loro camera, arrivata nel mio letto volgo lo sguardo verso Amandine che dorme beata, e inevitabilmente un piccolo sorriso fa capolino nel mio viso, mi sdraio e fisso il tetto in penombra, il camino è ancora acceso in modo da regalarci un po' di tepore durante questa notte, ma la mia testa non può fare a meno che pensare agli avvenimenti della giornata, avevo da tempo capito che vi erano dei problemi. In paese tutti sono in subbuglio ma mia madre ha sempre preferito tenermi fuori da tutto quello che il Marchese li obbliga a fare.

Di lui non so molto, non l'ho nemmeno mai visto, a detta di mio padre è un uomo molto austero con la quale è meglio non averci a che fare, le donne del paese hanno tutte paura di lui, dicono che è violento e vendicativo, tutti lo temono e di conseguenza evitano di contraddirlo, l'ultimo che ha provato ad opporsi, il giorno seguente non si ha più avuto notizie né sue né della sua famiglia.
Ho chiesto a tutti in giro, ma la risposta era sempre la stessa, <Sono stati trasferito nel feudo di un altro nobile!> ma la paura e la tristezza che si leggeva nei loro occhi ha fatto crescere in me il dubbio che gli sia successo ben altro.

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