"Voi!", urla il Marchese puntandomi il dito, con sguardo adirato come se da lì a breve avrebbe indetto la mia condanna a morte. "Voi!, come avete osato scappare via con quell'essere indegno!", continua, mentre io non mi limito neanche a guardarlo.
Obbligata in ginocchio da Hector , ma con il resto del corpo eretto, non mi piego a chinare il capo innanzi la sua figura e giammai lo farò, troppe volte mi ha trattata come un sacco di patate, troppe volte ha preteso da me sentimenti nei suoi riguardi quando io per la sua persona non provo altro che ribrezzo, usando sempre la forza e anche questa sera ha fatto la medesima cosa, arrivando a pagare un rifiuto della società per spiarmi e condurre i suoi uomini a me. A lui non importa le vessazioni che ho subito, il suo unico scopo è avermi qui, al suo cospetto, per mostrarmi come un trofeo o un oggetto di contesa che solo lui è riuscito ad ottenere. Beh!, se lui spera nella mia devozione, si sbaglia di grosso, non l'avrà mai!
"Non rispondete!", dice avvicinandosi al mio viso, "Vi hanno tagliato la lingua per caso?"
Più si avvicina, più il suo odore e la sensazione del suo fiato sul mio collo mi fa inorridire, chiudo gli occhi con forza, immaginando di non essere qui, con lui, fantasticando su una vita con un corso diverso da questo, magari in un paese diverso e con un ceto diverso, e subito mi torna in mente lui. Lo immagino senza maschera, con vesti regali, colorate e pregiate, diversamente da quello che è solito indossare, chiedendomi come sarebbe stato incontrarlo in altre circostanze e con un vissuto diverso, ma molto probabilmente non l'avrei mai conosciuto, possibilmente non avrei mai conosciuto il sapore delle sue labbra e non avrei mai veramente scoperto cosa vuol dire veramente amare, superando ogni pregiudizio e orgoglio. Ma improvvisamente la tristezza torna a farsi sentire, sono in pena per lui. Dov'è e cosa gli è successo sono le uniche due domande ricorrenti che mi attraversano la mente dal momento in cui quegli uomini si sono introdotti nella cascina prendendomi di peso.
"Insomma!" esclama il Marchese urlando e sbattendo i pugni sul tavolo, "Continuate ancora a mancarmi di rispetto dunque!"
"Se sua Signoria permette, me ne posso occupare io", dice Hector, parlando senza che nessuno glielo abbia chiesto.
Nessuna risposta incombe di fatti, solo dei respiri pesanti e corti spezzano il silenzio nella stanza, "Hector, uscite anche voi", risponde poco dopo il nobile, con voce trattenuta.
"Ma io..."
"Lasciatemi solo con lei. E' un ordine!", lo interrompe iracondo.
"Con permesso!", esclama la sua fidata guardia, seguito da un inchino, chiudendosi la porta alle spalle subito dopo.
Lasciati soli, sento i suoi passi avvicinarsi, mentre io, da sotto le vesti, con le dita sfioro il coltello che abilmente ho nascosto, aspettando l'attimo giusto. Mille cose mi passano per la mente, prima fra tutte, se avrò davvero il coraggio di uccidere o anche ferire un uomo, ma ahimè, non è una cosa che scoprirò subito, poiché si ferma di qualche passo distante da me.
"Facciamo un patto se voi mi dite dov'è quell'uomo, io potrei pensare di essere più ragionevole con voi, e magari anche con la vostra famiglia!"
Le sue parole mi colpiscono come acqua gelata, "Cosa centra la mia famiglia...", dico guardandolo negli occhi, "Parlate su!", urlo subito dopo non avendo ricevuto nessuna risposta da parte sua.
"Ahhahahhahah!", ride portandosi le mani sul prominente pancione, "Pensavate che fossi così stolto?, conoscendovi so bene che non siete facile da domare, ma io ho pensato bene di creare un'espediente in modo da risolvere tale scocciatura....", dice avvicinandosi lentamente, mentre io con le mani mi spingo sempre più vicina al coltello, "...Vostra sorella sarà contenta di sapervi qui!"
"Voi!", urlo alzandomi da terra, "Voi, essere immondo, cosa avete fatto a mia sorella!"
"Ancora nulla!", esclama perentorio, "La sua sorte dipende da voi".
Sentendo le sue parole mi blocco, mentre lui si avvicina accarezzandomi il viso, la sua risata mi contorce dentro, ad ogni suo tocco vorrei che bruciasse e patisse tramite una moltitudine di lingue di fuoco. Vorrei cancellarlo dalla terra, vorrei infliggergli lo stesso dolore che per anni ha indirizzato a tutti quanti noi, ma devo stare calma o non rivedrò mai più la mia sorellina, quindi con l'animo amaro, lentamente allontano la mia mano e di conseguenza anche il mio pensiero dall'impugnare quell'arma.
"Bene, bene, vedo che le mie parole stanno facendo l'effetto sperato....", parla vicinissimo alle mie labbra, "Non immaginate quante notti ho desiderato voi, e il vostro corpo!", la sua mano improvvisamente stringe le mie guance, mente con l'altra dietro la mia schiena mi tiene stretta a se, non ho scampo!
Si avvicina, e io inizio a tremare per la rabbia e a piangere per l'impotenza davanti alla situazione che si è creata, ma nell'attimo stesso in cui mi stavo abbandonando al peggio, arriva lui. La porta si apre senza preannunciare il suo ingresso, e sulla soglia la mia vista mi inganna. Tanta è la voglia di vederlo che sostituisco l'immagine di Dominique con quella di Stèphane, ma il miraggio dura pochissimo.
"Perdonate la mia irruenza mio caro e vecchio amico, ma porto buone novelle!"
La sua presenza blocca per mia fortuna il Marchese, il quale mi allontana con molta riluttanza. "Amico?, stando ai fatti che mi sono giunti, stento a credervi Duca!"
A sentire queste parole Dominique si stranisce, "Quali fatti?, cosa andate dicendo?", chiede guardingo.
Non so perché, ma ho un brutto presentimento!
"Voi mi avete tradito! non siete quello che volevate farci credere....", inizia a dire il Marchese, avvicinandosi con aria poco raccomandabile, "Avevo una serpe nella mia dimora senza rendermene conto!"
"Come osate...."
"Oso!", esclama interrompendolo, "Non siete poi meglio di vostro padre, ma d'altronde cosa posso pretendere dal figlio di un perdente!"
"Non parlate di mio padre a quel modo!", urla Dominique avvicinandosi irruento verso il Marchese. Ma viene intralciato dall'arrivo di Hector, alle sue spalle, che inizia ad attaccarlo con una scure, dal quale è costretto a difendersi, "fate sempre così, lasciate che siano gli altri a fare il lavoro sporco per voi...", dice prendendo una sedia per parare un colpo, "Siete voi a disonorare la nobiltà!", continua, con fatica.
Hector è molto abile e di certo era già preparato a riceverlo, mentre lui ne era del tutto ignaro. Dominique continua ad indietreggiare, mentre della sedia ne è rimasto ben poco, a causa dei colpi inflitti non rimane che soltanto lo schienale, il quale glielo lancia addosso, recuperando spazio in modo da poter escogitare qualcosa, ma guardandosi in torno vi è ben poco da utilizzare a suo favore, non ci sono armi ne scudi, questo è solo un salottino privato usato solo per passare delle ore in compagnia di qualche ospite nulla più.
"Uccidilo Hector!, uccidi quell'infame di un Duca", esclama il Marchese vicino alla porta di ingresso, pronto a scappare in caso la situazione lo richieda.
Mentre io sono nello stesso punto in cui mi trovavo poc'anzi, sul lato sinistro della stanza, nel mezzo tra la porta e la finestra, intenta ad osservare il duello tra i due, in pena per la sorte del figlio ereditario, ma tutta una tratto mi ricordo del coltello, alzo la gonna e lo sfilo dalle calze, "Dominique, prendete!", gli urlo lanciandoglielo.
Lui lo prende al volo, ma ahimè il colpo di Hector è fatale per la sua mano destra, che cade al suolo stringendo l'impugnatura del coltello. Orrore, puro orrore. Sangue ovunque e le mie urla che irrompono nella stanza fanno da cornice ad uno scenario ancor più raccapricciante. Le sue grida di dolore e il suo sguardo sofferente mi fanno sentire colpevole, colpevole per averlo ridotto in ginocchio e ansimante, a tal punto da non rendersi conto dell'ulteriore pericolo che incombe su di lui. Hector alza la lama del suo falcione per infliggergli il colpo di grazia e io, non so come, corro verso di lui, prendendo da terra il coltello e con un gesto secco lo conficco nella sua spalla destra, causandogli tale dolore da fargli cadere la scure, che raccolgo immediatamente, raggiungendo subito dopo Dominique, che tra le urla e la ritirata del Marchese, probabilmente in cerca di rinforzi, usciamo dalla stanza.
Vaghiamo per i corridoi, con l'ansia che mi attanaglia e le guardie che al piano inferiore si preparano ad accoglierci, ma adesso, per prima cosa devo trovare il modo per bloccare la fuoriuscita di sangue, altrimenti morirà tra le mie braccia.
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Il Cavaliere Misterioso
RomanceNel Medioevo la vita non è facile soprattutto per chi come Jaqueline che fa parte di una famiglia di contadini, i quali, per potersi permettere un tetto sopra la testa e dei viveri sono costretti a pagare dei tributi al Signore della terra in cui vi...