Capitolo 3

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Chiudo gli occhi e calde lacrime solcano il mio viso, questo ammasso di ciccia è ancora sopra di me, sicuramente vagava nella zona in cerca di ori o qualsiasi altra merce che gli potesse far guadagnare qualche soldo e invece ha trovato me.

Lo sento sorridere, "Sei così carina....perchè non mi fai divertire un po'!", dice in tono viscido.

Sento la sua mano percorrere tutto il mio corpo fino ad arrivare alla mia gonna, che sento risalire lasciando man mano sempre più scoperta la mia gamba ed è in questo preciso istante che rimpiango di non essermi vissuta la vita fino in fondo, mi passano in mente tanti episodi, io che rifiutavo corteggiamenti e sguardi di tanti uomini del luogo, io che mi sono sempre arrabbiata per essere vista come una bambina finendo poi per innervosirmi talmente tanto da non riuscire più a gustarmi le bellezze delle piccole cose che la vita stessa mi metteva davanti, ma proprio quando la mia speranza iniziava a venir meno, ecco che un rumore di passi distoglie l'attenzione del mio aguzzino, che inizia ad alzarsi.

"Ehi!, che vuoi fare il guardone?, lasciaci in pace e vattene se non vuoi guai!", urla alla figura che pian piano si avvicina.

Un uomo con il cappuccio e il volto coperto si ferma proprio di fronte a lui e sguainando la spada si appresta a colpirlo, ma il mio agressore riesce a spostarsi in tempo, ed in quell'attimo anche lui impugna la sua spada, iniziando così a duellare contro l'uomo misterioso.
Si inscena dunque uno scontro vero e proprio il rumore delle lame che si sfiorano e il loro luccichio attirano temporaneamente la mia attenzione, ancora stesa per terra,impaurita e incredula di ciò che si sta svolgendo dinnanzi i miei occhi, resto rapita dai movimenti pronti e sicuri di colui che ha accolto le mie preghiere, lo vedo rispondere agli attacchi con agilità e sicurezza, l'ardore con il quale combatte è ammirevole, ma nonostante la voglia di continuare ad osservare ogni suo movimento sia tanta, approfitto di questo attimo per scappare e mettermi al sicuro, così corro verso la porta di casa e nell'attimo prima di bussare mi volto per dare un ultimo sguardo all'uomo arrivato dal nulla, lo vedo ancora lottare senza troppa fatica, ha tutta l'aria di chi ne ha visti di campi di battaglia, mentre quell'essere immondo inciampa e colpisce a casaccio lui sembra sappia perfettamente cosa e come fare, resto ferma ad osservarlo ancora un po', è coperto da un mantello scuro con il cappuccio, che copre gran parte del suo corpo, ma nonostante questo riesce ad essere agile ed elegante in ogni sua movenza.

Non avevo mai visto un duello in vita mia, prima d'ora non era mai capitato di doverci difendere da malviventi, mio padre ha ricordi lontani della terra che è oggi, ci ha sempre raccontato che il nobile che viveva prima in questo feudo era un uomo rispettato ed ammirato, i suoi uomini proteggevano i suoi confini garantendoci di conseguenza sicurezza e in oltre non considerava gli uomini che lavoravano la sua terra come schiavi o esseri da schiavizzare, esisteva una sorte di rispetto perché lui sapeva che senza di noi non poteva rendere tutto questo vasto pezzo di terra un luogo vivibile. Col tempo questo luogo ha fatto gola a molti e molti nobili lo sfidavano per accaparrarsi il diritto a possederla ma mai nessuno vi è riuscito sé non il Marchese, ora qui ci sono tante versioni, ma quella che ha maggior voce è che Basile II abbia ottenuto questo diritto con l'inganno.

Questo pensiero mi fa tornare alla realtà, e quell'uomo è ancora lì intento a lottare e devo ammettere che essere qui e guardarlo anche da lontano mi incute un po' di paura perché non so come andrà a finire e in oltre non lo conosco neanche, né tantomeno conosco le sue intenzioni, ma al contempo mi elettrizza, mi da una carica in grado di farmi battere il cuore facendomi sentire viva, la curiosità dell'ignoto mi attrae, lo ha sempre fatto, tutto ciò che è inspiegabile e nuovo mi affascina, ma la mia euforia viene spenta nell'attimo stesso in cui vedo il furfante cadere a terra privo di vita, perendo sotto la lama del mio soccorritore, la scena mi gela il sangue, ancora di più quando vedo l'uomo misterioso voltarsi verso di me, cosa che mi induce a battere sulla porta con foga.

Una volta dentro sbarro la porta e mi avvio alla finestra, non dando neanche il tempo a mia madre di formulare domanda alcuna, cerco di accertarmi che non mi abbia seguita, ma con mia sorpresa non vedo nessuno così come è apparso è sparito nel nulla, lasciandomi con il dubbio.

"Jaqueline tutto bene?", chiede mia madre affiancandomi alla finestra, "Cosa succede?"

La guardo carica di paure e incertezze, ma di certo non voglio causarle altri pensieri raccontandole tutto, sapere che dei furfanti si aggirano indisturbati vicino alla nostra casa, la farebbe sentire indifesa, e conoscendola non ci dormirebbe la notte.

"Nulla madre, il gregge avrà visto un animale selvatico e avrà iniziato a belare come al solito", rispondo pregando che se la beva.

La osservo fissarmi per lunghi attimi, per poi vederla sospirare, "Bene allora prepariamo la cena, vostro padre sarà di ritorno a momenti!", esclama guardondo sia me che Amandine.

Mentre le raggiungo in cucina, tra una cosa e l'altra non posso fare a meno di pensare a quell'uomo, la freddezza con la quale ha ucciso mi lascia interdetta, il modo in cui si è voltato per guardarmi era un avvertimento oppure un modo per rassicurarmi, che ci faceva qui e perché mi ha salvata, molte domande mi giungono nella mente, ma la mia curiosità mi spinge a voler capire prima di tutto chi è e semmai lo rivedrò ancora.

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