Capitolo 25

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"Oh! sei tu, sei in ritardo, tanto per cambiare!", lo schernisce Dominique.

"Che ci fa lei qui?", risponde lui nell'ombra infastidito.

"Stèphane non iniziare, abbiamo altro di cui discutere!"

Stèphane!
È questo dunque il suo nome. Nella mia mente lo ripeto come un mantra, rimanendo con gli occhi puntati su di lui, che al momento con passo svelto si accinge a raggiungerci, o meglio a raggiungere il fratello, ha indosso i soliti abiti scuri con cappuccio e bende, lesto va verso Dominique e considerando la sua postura, non mi da l'impressione che voglia parlarci cordialmente.

"Di un po' ti è andato in malora il cervello?", dice prendendolo per la camicia.

"Calmati dannazione!", risponde Dominique spingendolo per liberarsi dalla sua stretta, "Ho dovuto farlo, dobbiamo farla scappare senza destare sospetti!"

"Perché dovrebbe essere un problema mio!", dice senza remore.

La sua frase mi tocca nel profondo, ferendomi e facendomi desiderare di non averlo mai incontrato.

"Glielo dobbiamo!", risponde prontamente Dominique, "Ho trovato l'ala ovest grazie a lei!"

"Era tuo compito trovare prove e indizi, il come non ha importanza fratello!", esclama perentorio.

"Tu non lo pensi davvero", chiede Dominique stupito.

"Senti io rischio la vita ogni giorno ma non vengo qui da te a piagnucolare, quindi non vedo perché debba farlo tu!", risponde alzando il tono della voce.

Parlano di me come se io non ci fossi, è snervante.
Il sentire certe parole mi provoca rabbia, ancor di più quando Dominique posa il suo sguardo carico di pena su di me. Tutto questo non posso sopportarlo.

"Adesso basta!", urlo facendo voltare entrambi, "Basta!, non serve che vi prendiate carico di me, io non ho bisogno di nessuno, tanto meno di voi due", dico piena di astio, "L'uscita di questa grotta porta dritta al bosco, mi basterà prenderla per scappare", esclamo risoluta.

"Così una volta capito che sei scappata, quel ciccione borioso di un Marchese non ci metterà tanto a riprenderti!", risponde piccato le masquè.

"Mi inventerò qualcosa a tempo debito", gli rispondo prontamente.

"Quante assurdità ancora devono sentire le mie orecchie!", dice esperato prendendosi l'attacatura del naso, "Quanto sa di noi questa ragazzina?", chiede voltandosi verso Dominique.

La sua domanda schernitrice è voluta, si capisce dal tono e dal modo in cui l'ha detta, vuole punirmi.
Ma perché?
Forse prova semplicemente gusto nel vedermi soffrire, crogiolandomi dietro al fatto che io per lui non sono niente.
Beh, non gli darò questa soddisfazione!

"Ehi!", rispondo piccata avanzando verso di lui con un'aria per niente amichevole.

"Jaqueline calmati!", mi blocca prontamente Dominique, mentre io continuo a dimenarmi sotto la sua presa. "Stèphane che importanza ha?", chiede rivolgendosi al fratello.

"Rispondi!"

"So abbastanza, mio caro Stèphan o vuoi che tuo fratello ti faccia un resoconto dettagliato!", rispondo liberandomi e andandogli in contro.

Vedo i suoi occhi spalancarsi, puntarmi come un falco punta la sua preda, se c'è una cosa che ho capito di lui è che non vuole essere contraddetto.

"Stai al tuo posto ragazzina!", dice in tono gelido, "Non farmi pentire di averti salvata!", esclama superandomi e andando verso il fratello.
"Non possiamo lasciarla andare via così, per colpa tua sa troppo e potrebbe mandare in fumo ogni cosa, dannazione a te!", dice rabbioso.

Massaggiandosi la fronte cammina nervosamente davanti ai nostri occhi, "Inscenerò uno dei miei attacchi dove sembrerà che sia stato io a rapirla"

"Funzionerà?", chiede Dominique.

Ma basta uno sguardo fulminante del fratello per fargli rimangiare la domanda, "La colpa ricadrà su di me senza alimentare dubbi su di te, che nel frattempo partirai dal Re per mostrargli tutto quello che hai raccolto!"

"Ma..."

"Niente indugi!", dice interrompendolo, "Fino ad ora ne hai avuti troppi, finendo per giunta di ingraziarti una ragazzina cocciuta e volubile!"

Udendo quelle parole la mia rabbia raggiunge il culmine togliendomi la ragione. Con grandi falcate lo raggiungo e in men che non si dica gli mollo un sonoro ceffone in pieno viso, "Non osate mai più recarmi offesa alcuna!"

I suoi occhi diventano scuri e intensi, spalancati dalla rabbia che gli cova dentro, rabbia che non è dovuta solo al mio compartamento, c'è di più. Il suo cuore arido nasconde qualcosa, un motivo per il quale è diventato la persona scostante e irraggiungibile che è oggi.

"Voi, statemi lontana!", dice con voce profonda, tanto da incutere timore.

Dandomi poi le spalle dirigendosi verso l'uscita, lasciandomi incredula.

"Dobbiamo andare", mi sussurra Dominique poco dopo.

Lo seguo senza proferir parola, con il capo chino e l'aria pensierosa, non so cosa succederà né tantomeno le conseguenze che porterà ogni nostra azione, temo di non aver ragionato abbastanza o di non averlo per nulla, e ormai è troppo tardi per tornare indietro.
Con lo sguardo rivolto davanti a me inizio a dubitare del mio giudizio, inizio a pensare che non ho agito con lucidità ma lasciata trasportare dall'insulso e inutile sentimento che provo per un uomo che non lo merita.
Avvilita e sconsolata non seguo più neanche Dominique, che si ferma davanti la sua stanza, continuo dritto per il corridoio, anche quando la sua voce mi chiama e mi chiede di tornare sui miei passi, io non arresto il mio cammino. Vago senza un perché e senza una meta, svuotata da ogni certezza e ogni credo, disconosco la mia identità, perché prima d'ora mi sono sempre vista come una donna forte e temeraria, con dei punti saldi in testa, invece ora comincio a credere nelle sue parole, nel mio essere volubile e nel mio essere più bambina che donna.

Mio padre ci aveva visto lungo e io dovevo capirlo quando il Marchese mi umiliò in piazza davanti a tutti, ma anche lì ero accecata dal mio voler apparire e il mio voler dimostrare quello che non sono.

"Oh!, eccoti finalmente!, il duca vi ha già scaricata?", mi sbarra la strada il Marchese, "Poco male, adesso sarai mia!", esclama venendomi in contro.

Io non mi muovo, neanche un lamento esce dalla mia bocca, ormai non mi fido neanche di me stessa.
Sento le sue mani su di me, stringermi ed avvolgermi con foga, ma la seguente mossa viene bloccata da un trambusto proveniente da fuori il castello, al che lui mi lascia per affacciarsi alla finestra.

Quello che vedo non mi tranquillizza affatto.

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