"Non correte, rallentate!", dico col fiatone in corpo.
A stento riesco a mantenere il suo passo.
Perché tanta fretta?
È da quando siamo usciti dalla sua stanza che non smette un attimo di camminare alla stessa andatura, per giunta senza fiatare, cosa che fa anche adesso che lo imploro, non degnandomi di risposta alcuna."Ferma!", esclama ad un tratto catapultandomi con la schiena sulla parete, tenendomi ferma con il suo braccio, "Sccc!", mi fa segno voltandosi verso di me, "Ci sono le guardie!", sussurra in modo impercettibile.
Perché tanto mistero?
"Andiamo, via libera!"
Neanche il tempo di ricompormi che lui è già dall'altra parte del corridoio.
Sbuffando lo seguo, ormai dovremmo essere vicini all'ala ovest.
Detto fatto.
Ci troviamo davanti ad un muro, al quale la prima volta non ho dato molto peso, poiché ero oppressa dal peso della mia prigionia, ma ricordo perfettamente che è di qua che siamo passati.Lui mi guarda scettico, "Sapevo che vi sbagliavate!"
"Vi dico che è qui!", insisto.
Tasto ogni parte del muro, sotto il suo sguardo scettico.
I miei ricordi se pur sfocati evocano immagini di una guardia che fa scattare uno strano meccanismo spingendo in una zona particolare nella parete.
Qual'era?
Cerco di ricordare il punto esatto mentre tasto la pietra angolo per angolo."Andiamocene prima che arrivi qualcuno!", dice schietto.
"No! Vi divo che era....", neanche il tempo di terminare la frase che dalla parete si apre una porta mostrandoci un altro corridoio e lasciando Dominique a bocca aperta.
Faccio per entrare quando lo vedo ancora lì, fermo e immobile."Non entrate?", lo incalzo.
Lui scuote la testa e prende un lungo respiro, il suo sguardo è diverso, sembra triste, e il suo passo, oltrepassata la porta, è lento. Osserva tutto, ogni singolo angolo, come se non volesse perdersi anche il più piccolo particolare, oppure semplicemente per ricordare qualcosa che fu.
"State bene?", chiedo mentre lo osservo, sempre più dubbiosa, la mia mente mi suggerisce cose inverosimili a cui al momento non voglio dare ascolto.
"Em! Si, conducetemi nelle stanze nuziali!", dice in tono strano, poco convincente.
"Come volete", rispondo sempre più stranita.
Percorriamo quel corridoio fatiscente, soffermandoci davanti la stanza in questione, prima di aprirla mi volto verso di lui che a sua volta è girato verso il proseguimento del corridoio, la sua espressione è strana, al che mi volto anche io.
Non ci avevo fatto caso prima, ma tutta quella parte è ricoperta da segni lasciate da alte fiamme. Le porte sono ormai un lontano ricordo, in alcune ci si riesce a vedere dentro e tutto al loro interno sono solo immagini raccapriccianti di ciò che era.
Cosa è successo qui?"Non me ne ero accorta, avevate ragione quando parlavate di fiamme, come lo sapevate?", chiedo divorata dal dubbio.
"Non ha importanza, entriamo!", dice tornando serio su di me.
Io apro la porta.
Una volta dentro il suo sguardo si tinge di dolore, si ferma in mezzo alla stanza osservando il letto per lunghi attimi dandomi le spalle.
Qualcosa non va!"Che vi prende?, ditemi il vero", dico interrompendo quel silenzio assordante.
"Ho cercato dovunque traccia di prove o anche solo ricordi di quella che era la vita in questo castello e non ci sono mai riuscito...", si volta verso di me con un sorriso amaro, "Dovevate arrivare voi per mostrarmi la via"
"Non capisco"
"Dov'è il diario?", chiede guardandosi intorno.
"Non ve lo darò se non prima mi dite cosa sta succedendo!"
I suoi occhi verdi puntano i miei, sguardo che racchiude un forte tormento, sta lottando contro se stesso o contro qualcosa in questo momento, lo vedo dalla profondità dei suoi occhi, lo vedo dai lineamenti contratti del suo viso, lo vedo dai suoi pugni stretti quasi a reprimere un dolore a cui non da voce da tempo, forse anche troppo tempo.
"Storia che voi non siete tenuta a sapere!", dice semplicemente.
"Credete di poter uscirvene così?", sbotto.
"Ci sto provando!"
"Beh! Riprovate perché non funziona!", dico alquanto seria.
"Non costringetemi ad infrangere una promessa fatta anni addietro, vi basti sapere che siamo dalla stessa parte!"
"Stessa parte?, da quale parte?, sforzatevi Duca, potete fare di meglio!", dico risoluta.
Lui mi volta le spalle scuotendo la testa, con passo lento va verso la finestra, apre quel che resta dei tendaggi e fa entrare l'alba.
Tale luce rivela cose che l'oscurità cela, mal nascosto, dietro l'armadio vi è un dipinto, prendendolo vedo quattro figure, un uomo, una donna e due bambini.Guardo quel dipinto come in preda ad un incantesimo, osservo, la loro espressione di vera felicità, dai loro abiti si capisce subito che si parla del Signore e della sua amata consorte che mio padre e mia madre sempre rimembrano con nostalgia e dolore, ma non sapevo che avessero dei figli.
La prima sensazione che mi invade è la tristezza, penso subito ad una tragedia, il fuoco e le fiamme mi inducono a pensare che le voci che da sempre girano in paese siano vere, qui si è svolto un martirio.Ma dei particolari mi saltano agli occhi, un bambino dai capelli biondi e occhi verdi, colori identici a quelli della madre, e l'altro, poco più piccolo, dai colori identici al padre, capelli neri e due occhi scuri e profondi.
Il tutto è troppo familiare, più li guardo e più ciò che la mia mente mi induceva a pensare si fa più insistente."Sei tu, il bambino biondo sei tu, non è vero?", chiedo con un velo di tristezza.
"Esatto!", si limita a dire.
E capisco che nessun'altra parola uscirà dalla sua bocca, ma so che la risposta è davanti ai miei occhi.
Osservo ancora quel bambino dipinto accanto a lui, e nonostante siano passati gli anni, nei suoi occhi vedo un'espressione a me familiare, occhi grandi e scuri dal potere di imprigionarti e farti perdere tra i meandri della loro oscurità. Oscurità a cui ti abbandoni pur di carpirne ogni sfumatura. Oscurità in cui io stessa mi sono persa e lasciata travolgere volutamente tempo fa. Oscurità che appartiene a lui."Siete fratelli!", dico senza fiato.
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Il Cavaliere Misterioso
RomanceNel Medioevo la vita non è facile soprattutto per chi come Jaqueline che fa parte di una famiglia di contadini, i quali, per potersi permettere un tetto sopra la testa e dei viveri sono costretti a pagare dei tributi al Signore della terra in cui vi...