Capitolo 17

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"È viva?"

"Si, mio Signore, glielo assicuro!"

Sento delle voci in lontananza e dei passi che rimbombano, man mano divenendo sempre più vicini.
Ho un mal di testa tremendo. Sento freddo e aprendo gli occhi riesco solo a vedere la penombra che mi circonda. Vedo ovunque mura di pietra, sento puzza di umido e di marcio.
Dove mi trovo?

"Dove l'hai messa?"

"In una delle celle mio Signore!"

Mi volto ancora e vedo un cancello in ferro con una serratura, illuminato da una torcia poco lontana.
Sono in trappola!
Cerco di alzarmi immediatamente, ma il repentino sbalzo amplifica ancor di più il dolore alla testa, mi passo la mano sulla fronte e le dita immediatamente si tingono di rosso.
Sangue, il mio sangue.
Con la mente cerco di ricordare ma purtroppo non ho memoria di cosa mi sia successo, di sicuro sono stata colpita,
Ma da chi, è perché?
Nel frattempo i passi e le voci si fanno sempre più vicine, fino a quando:

"Ah, eccola!, ed è anche sveglia!"

Mi volto e vedo Hector, seguito dal Marchese ed è lì che ricordo, quel farabutto mi ha colpita e portata qui,
Si, ma qui dove?

"Benissimo! Ottimo lavoro Hector!", dice compiaciuto il Marchese al suo tirapiedi.

"Dovere!", risponde questo con un inchino.

Scena che fa venire il voltastomaco, tra loro non esiste il rispetto ma il solo compiacimento e il vile scopo di ingraziarsi qualcuno.

"Dove mi trovo?", urlo.

"Ahahahahaha!", ride il nobile, "Siete nella mia dimora, o meglio nelle segrete"

"Che ci faccio qui?, cosa volete da me?", chiedo rifugiandomi nell'angolo più distante e buio.

"Voglio voi!"

Basta quella semplice frase per farmi gelare il sangue.

"Da quando vi ho vista per la prima volta non faccio che pensarvi...", dice avvicinandosi alle sbarre e guardandomi con occhi bramosi, "Voi con il vostro sguardo fiero, cocciuto e ribelle non avete fatto altro che imprimere in me la voglia di avervi e di sottomettervi!"

"Mai!", urlo ancora, "Voi non mi avrete mai!", dico piangendo disgustata.

"Ne siete sicura?", dice maligno, "Io credo che dopo che avrete sentito la mia proposta non opporrete più resistenza!"

"Scordatevelo!"

Tremo, ma stavolta non per il freddo ma per la mia sorte, è un uomo alla quale non si può dire di no perché potrebbe essere capace di ogni cosa pur di ottenere ciò che vuole e io ho tanto da perdere.
La mia famiglia, la mia libertà, la mia virtù, tutto.
Sono una preda facile da soggiogare per lui se messa alle strette.
Per questo temo per il mio destino.

"Hector!, portala in una delle stanze dell'ala ovest, li non la sentirà nessuno!", ordina poco prima di voltarsi e andare via.

Lasciandomi sola con Hector, che si appresta ad aprire la cella ed entrare.

"Avete sentito?, siete fortunata ad essere stata scelta come donna da compagnia del Marchese, ahahahahaha!"

La sua risata mi contorce dentro, creandomi un fiotto dallo stomaco, buttando fuori anche l'anima.
In ginocchio e piegata dai crampi allo stomaco riesco quasi a stento anche a respirare e lui, vile e senza onore, all'impiedi ad osservare la scena con disgusto e superiorità.

Vedendo che la mia intenzione non è di certo quella di assecondare ne' lui né il suo Signore, si piega alla mia altezza tirandomi per i capelli e costringendomi ad alzare il viso.

"Ringraziate il Marchese, perché se non scalfisco la vostra bellezza è solo perché lui vi vuole intatta!", mi sussurra con tono sinistro, per poi lasciarmi, spingendomi lievemente e facendomi perdere l'equilibrio.
"Alzatevi ora!", urla.

Non ho più lacrime, non ho più fiato né la forza di reagire.
Vuota e con sguardo spento mi alzo e seguo Hector fino alla mia nuova sistemazione, attendendo la mia condanna.

Saliamo le scale delle segrete e percorriamo corridoi fino a raggiungere la stanza designata.
Una volta dentro mi viene chiusa la porta a chiave, mi guardo in torno, sono sola per fortuna!

La stanza è grande, buia, fredda e impolverata, con un letto a baldacchino, un camino logoro e mobili di pregio e di raffinata fattura nonostante le condizioni in cui si trovano.
In ogni dove si percepisce la sensazione che non sia stata vissuta da anni, ragnatele ovunque, tendaggi rovinati e aria stantia la rendono lugubre e inquietante.

Mi guardo intorno, apro l'armadio e vi trovo abiti vecchi e dismessi che un tempo dovevano appartenere ad una donna, forse la moglie di colui che è da sempre considerato dal popolo il vero e unico Signore di questo feudo.
Abiti sontuosi, raffinati e per ogni occasione lasciati all'abbandono ma pur sempre intatti, gli anni sembrano non essere passati per questi abiti, impolverati si, ma sgualciti non si direbbe.
Passo in rassegna ogni singolo vestito, rovisto ovunque, in cerca di qualsiasi cosa mi conduca a lei.
Mia madre mi ha sempre narrato la sua elaganza e gentilezza, all'epoca lei era piccola proprio come mio padre ma ricorda benissimo la loro umanità e il loro modo di governare. Erano amati e rispettati a differenza del Marchese.

Niente, qui non c'è nulla!
Mi è rimasto da controllare solo un vecchio baule disposto ai piedi del letto. Senza molte aspettative lo apro, trovandovi altri indumenti, rovisto ancora con meno enfasi di prima, ma con mia sorpresa trovo un libro, dalla copertina semplice, ma consumata, incuriosita giro le pagine velocemente, facendo cade per terra una busta. La raccolgo ma non faccio in tempo ad aprirla che sento dei passi in avvicinamento, rapidamente nascondo tutto dentro il baule e mi allontano da esso.

La porta si apre.
"Eccovi!", esclama il Marchese entrando, "Vi piace la nuova sistemazione?", continua avanzando verso la mia direzione, "Domani manderò qualcuno per farla sgomberare da questi mobili vecchi e lerci!"

"No!", mi affretto subito a dire, alche' lui mi osserva stranito, "Il fatto è che avere mobili così vecchi e mal tenuti mi fa sentire come a casa!", invento lì per lì.

Non voglio assolutamente che vengano toccati, né tantomeno insospettire lui, cosa che credo mi sia riuscita, dato che lo vedo visibilmente più disteso.

"Come desiderate....", riprende, "Ma ditemi avete considerato la mia proposta?"

"Q-quale proposta?", rispondo agitata, a furia di cercare un pretesto per distrarmi, quello stesso pretesto è finito davvero col farmi dimenticare la mia attuale situazione.

"Fate la preziosa, non è così?", il suo tono cambia, adesso è minaccioso, così come anche il suo aspetto.

Si avvicina sempre più, mentre io indietreggio fino a toccare il muro. Sono in trappola!, ancora!
Alto più di me e grosso il doppio di certo non sarà facile uscirne indenne.
Con un balzo improvviso mi prende a forza le braccia obbligandomi a stare ferma e dritta davanti a lui.

"Io vi voglio e voi sarete mia!", dice nell'attimo prima di baciarmi.

Il Cavaliere Misterioso Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora