Capitolo 2

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Non sento più lo scoppiettio del camino, ma in compenso la cucina si riempie dei primi raggi del sole, l'alba è appena giunta e già sento i passi di mio padre che si appresta ad uscire di casa per diriggersi nuovamente nei campi, mentre a noi non resta che provvedere alla casa e agli animali e solo dopo tutto questo come ogni giorno è consuetudine fare ci diriggiamo in paese per comperare frutta e verdura e per cercare di vendere le nostre creazioni di tessitura, la quale, nostra madre ci impartiva lezioni fin da piccole e adesso ci possiamo ritenere quasi alla pari con lei, tutti i pomeriggi prima di preparare la cena ci dedichiamo al cucito e al ricamo per creare tendaggi, camicie, tovaglie e tutto quello che potrebbe fare gola alle nobili del luogo.
Grazie alla bravura delle donne del paese questa terra è rinomata per questo tipo di creazioni come anche per i gioielli, ogni giorno i nobili si spostano dai paesi confinanti per raggiungere il luogo della vendita per poter acquistare opere uniche e rare da poter sfoggiare ad ogni evento mondano e per tutti quelli che non riescono a giungere fino a qui è nostro uso preparare carri colmi di merce richiesta e portarla nei paesi più lontani, così facendo noi ne traiamo profitto per poter pagare i tributi che ogni giorno il Signore del feudo ci richiede.

"Jaqueline sei pronta?"

"Si madre!"

"Bene, speriamo che oggi sia una giornata benedetta!"

"Qualcosa mi dice che oggi avremo molte nobili da soddisfare", dico dedicandole il mio miglior sorriso in modo da infonderle forza.

Armate dunque di buoni propositi noi tre donne affiancate dal nostro fedele ciuchino ci diriggiamo verso il paese, dove una volta arrivate mia madre viene affiancata dalla moglie di Gilbert, Violet.

"Hai saputo Bèrènice?", le chiede a braccetto e sottovoce

"Mio marito mi ha accennato qualcosa!", risponde mia madre con distacco, quasi come se volesse tagliare corto.

Questo suo modo di ptoteggerci tenendoci allo scuro di tutto le fa onore ma a me infastidisce molto questo suo atteggiamento, ormai non sono più una bambina, Amandine lo è, io se solo volessi con l'età che ho potrei sposarmi e crearmi anche una famiglia tutta mia, quindi non vedo il motivo di tutto questo.

"Gilbert ha sparso un po' la voce nei villaggi vicini, mi auguro solo che la divina provvidenza ci assista....non so per quanto potremo continuare così!", continua Violet facendosi prendere dall'emozione, scoppiando in lacrime, "Le tasse aumentano di giorno in giorno e di questo passo rischieremo di perdere anche le nostre case....le nostre case ti rendi conto?, il luogo in cui abbiamo cresciuto i nostri figli!"

Lo sconforto prende il sopravvento tant'è che mia madre la stringe in un abbraccio per confortarla, "Farsi prendere dal panico non aiuta, amica cara, sono tempi duri e noi donne dobbiamo essere forti per noi, per i nostri figli e soprattutto per i nostri uomini!"

Attimi di silenzio intercorrono fino a quando Violet asciuga le sue lacrime mascherando nuovamente ogni emozione come se nulla fosse successo ritornando alle sue manzioni proprio come ci affrettiamo a fare anche noi.
Dopo aver steso e sistemato ogni singola stoffa, non dobbiamo attendere molto per l'arrivo delle prime dame che tentano di accaparrarsi per prime il capo che più le aggrada e a me non resta altro che ingoiare il nodo che inevitabilmente mi si è creato in gola dopo lo sfogo inatteso di Violet, ci sono molte cose che non so e questa è una cosa che non mi va giù, ma adesso devo solo essere cortese e servizievole se voglio mostrarmi utile e forte per la mia famiglia.

"Madre che succede?", chiedo in un attimo di silenzio e di quiete.

"Nulla piccola mia!", mi risponde con disinvoltura.

"Davvero madre, ve ne prego, non trattatemi come una bambina perché non lo sono più!", dico con un tono duro ma sincero.

Lei rimane a guardarmi per pochi attimi con occhi semi lucidi, e lì capisco che è dura anche per lei, avere il peso di tutto sempre addosso, sentire gli sfoghi di tutti ed avere la forza per rassicurarli mentre a lei non resta altro che soffocare tutto dentro di sé, ma io sono qui pronta a farle capire che su di me può contare e che sono disposta a tutto pur di salvare la nostra casa e la nostra famiglia, lei non è sola.

"Lo so bambina mia è solo che la vita avvolte è più dura del previsto e non mi sembra il caso di dartene ulteriore prova"

"Io sono e sarò sempre qui accanto a voi a sostenervi, non mi lascerò scoraggiare, quindi ditemi madre"

"Il Marchese Basile ci ha dato un ultimatum, se non gli diamo i franchi che ci ha imposto entro tre giorni si terrà autorizzato a schiavizzare gli uomini del luogo fino a quando non riterrà ogni debito ripagato"

Tutto ciò ha dell'insano, è un tiranno, non può farci questo, quell'uomo non si riterrà mai soddisfatto, di sicuro la sua mente escogitera' altri sotterfugi in modo da sottometterci tutti.
Che ignobile stolto è a noi che deve tutte le sue ricchezze e la fama che echeggia tra i villaggi, senza di noi lui sarebbe nulla.

"È un essere immondo, non possiamo permettergli tutto questo, non ne ha il diritto!", sbotto.

"È il signore di questa terra è quindi ne ha tutto il diritto, a noi resta solo pazientare e aspettare che rinsavisca e cambi idea"

"E se così non fosse? Non possiamo stare...."

"Non possiamo cosa Jaqueline? vuoi essere trattata come una donna?, comportatici allora, così facendo stai spaventando tua sorella!"

Parole dure ma veritiere, il mio viso si posa su Amandine che per tutto il tragitto di ritorno a casa ci ha ascoltate in silenzio e con il capo chino, devo imparare a misurare i miei istinti e a placare le mie emozioni.
Arrivati a casa ci mettiamo a lavoro io e mia madre ci mettiamo a cucire mentre Amandine tagliuzza le verdure comperate oggi per la cena, dentro di me covo ancora tanta rabbia, è possibile che non ci sia nessuno in grado di aiutarci?!
I miei pensieri vengono interrotti dal belare delle pecore ed è in quel momento che mia madre mi degna nuavamente della sua parola.

"Jaqueline va a controllare se il recinto è chiuso bene!"

Senza fiatare mi copro con uno scialle ed esco andando verso il recinto, notando che è chiuso e che tutte le bestie sono lì piuttosto agitate, mi guardo in torno ma non vedo nulla, stanca e infreddolita mi incammino verso casa ma un rumore mi arresta, mi volto verso la direzione di quel suono ed è allora che lo vedo, un uomo che mi corre in contro, a quel punto mi volto e inizio a correre ma aime' mi raggiunge atterrandomi e tenendomi ferma con il peso del suo corpo, urlo e mi dimeno, ma tempestivamente mi tappa la bocca con la sua mano sudicia, avvicina il suo viso al mio e la puzza di vino e di sporcizia mi investe immediatamente, disgustata cerco di reprimere un conato di vomito mentre lui mi sorride mostrandomi la dentatura storta e ingrigita, in quel momento realizzo di essere spacciata per quanto mi sforzi quest'uomo è il doppio di me e la paura inizia a paralizzare ogni mio movimento, cosa vorrà farmi?, sto davvero succedendo?

Il Cavaliere Misterioso Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora