Capitolo 28

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Mi sveglio che è ancora buio, con le mani vado in cerca di lui, ma con rammarico non lo trovo al mio fianco. Mi alzo dal letto avvolta dalla coperta, guardandomi in giro con la speranza di trovarlo da qualche parte in casa, notando, invece, con mia sorpresa, che il fuoco non si è spento, anzi è più vivo di quando ci siamo addormentati, e qui, nella mia mente tornano le immagini di quella notte, facendomi tornare il sorriso. Sento ancora i suoi baci su di me, le sue mani calde sul mio corpo, pensando, soprattutto, all'audacia che ho avuto nel denudarmi davanti a lui e il ricordo del suo corpo nudo dinnanzi ai miei occhi, fiero, sicuro, per nulla a disagio, ma, anzi famelico. Con i suoi occhi osservava tutto di me e anche quando, il pudore prese il sopravvento, cercai in ogni modo di coprirmi, ma lui prontamente mi bloccò, sussurrandomi di non farlo e prima che io potessi dire altro mi baciò adagiandomi sul letto dove consumammo la nostra passione. 

Con lo sguardo mi volto verso il letto disfatto, e mi tornano in mente i brividi di piacere che percuotevano in ogni parte il mio corpo, la mia schiena inarcata sempre di più verso di lui, i gemiti che uscivano dalla mia bocca accompagnati dai suoi e le mie mani che stringevano e graffiavano le sue carni, mai ho avuto cotanto trasporto. Con le mani mi copro il viso dalla vergogna, i miei pensieri stanno prendendo un sentiero ben lontano dall'educazione che mi hanno imposto, ma, mai e poi mai avrei immaginato che un atto decantato tanto peccaminoso potesse rivelarsi invece come il più puro e il più bello dei momenti passati, che il Signore Dio perdoni la mia povera anima, se penso che concedermi a lui è stato come varcare i cancelli del Paradiso, cotanta era la gioia e la felicità che non sentivo il fuoco degli Inferi ardere e bruciare la mia pelle, ma il canto degli angeli che mi donavano la beatitudine.

Con questi pensieri in testa il mio corpo non sente più il freddo della notte, al che mi tolgo la coperta, e rimanendo in sottoveste mi volto per riposarla sul letto, ma nel girare lo sguardo un luccichio mi incuriosisce ed abbandonato in un angolo vedo uno specchio, al quale mi avvicino, e con mia sorpresa l'immagine che riflette stento a riconoscerla. I miei capelli sono un groviglio; la mia pelle in alcuni punti è arrossata, punti dove lui mi ha toccata o baciata, dolce e bella sensazione; le mie labbra sono rosse e gonfie, con le dita ne traccio il contorno, le sento calde e pulsanti, ma sorrido al solo ricordo e nonostante il dolore alle gambe e al basso ventre, mi vedo bella e radiosa, le mie guance hanno preso un colore acceso e naturale, il mio viso è disteso e rilassato, nonostante sia in fuga dal Marchese mi sento bene, tanto da sorridere come una stupida davanti allo specchio. Al tempo stesso la porta dietro di me si apre e lui fa il suo ingresso, con in mano altra legna. 

I suoi occhi sorpresi di trovarmi sveglia si posano su di me, "State bene?", mi chiede in tono distaccato.

Ma stranamente la sua reazione non mi ferisce, anzi sorridendo mi avvicino a lui, "Mai stata meglio!"

Lui mi guarda attonito, togliendo quel velo di severità in viso e addolcendo lo sguardo su di me, "Lusingato!", dice in tono arrogante, simulando un mezzo inchino.

Scena che mi fa sorridere, "Non vantatevi troppo anche io ho fatto la mia parte", dico in modo teatrale, scoppiando entrambi in una risata.

Risata che lui interrompe bruscamente diventando serio in volto, mentre con lo sguardo indugia sul mio corpo, "Sapevate che la vostra veste non lascia nulla all'immaginazione?", mi chiede con voce roca, avvicinandosi lentamente.

I miei occhi lo puntano, la mia bocca si asciuga, le mie labbra diventano secche e il mio basso ventre inizia a pulsare. Possibile basti un suo sguardo per far di me ciò che vuole?

Si avvicina sempre più, "O devo iniziare a pensare che volete sedurre un pover uomo!"

"Sedurvi, io?, e come potrei, in fondo sono solo una ragazzina, l'avete detto anche voi dopotutto!", rispondo piccata, celando in realtà la mia voglia di abbandonarmi a lui.

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