Mia madre mi diceva sempre che non sono mai stata una bambina facile, sempre con la testa piena di idee e fantasie varie, lei sapeva bene come io mi sentissi estranea a questo mondo. Non ho mai capito il perché di tanto sforzo umano per accaparrarsi un pezzo di terra in più, oppure, il motivo per il quale l'essere visto prevalesse sull'essere veramente, peccando anche io in questo, o del perché una donna non può semplicemente amare e vivere liberamente senza che qualcun altro interferisca, ma soprattutto, non ho mai capito perché ci chiamano uomini liberi, quando invece di libero non abbiamo nulla. Mia madre ha sempre cercato di istruirmi e di indirizzarmi verso la retta via, via che tutti a questo mondo reputano sia quella giusta, ma malgrado i suoi sforzi la mia ostinazione ogni tanto mi portava a ribellarmi, fino a quando lei comprese che non è tanto il modo in cui vedi le cose che fa di te la persona che sei, ma il modo in cui le vivi che ci rende quello che realmente siamo, esseri umani, persone dotate di cuore e mente, di sentimenti e di ragione con la facoltà di sbagliare e rimediare là dove si può, perché solo dopo essersi rialzati da terra tante volte a furia di cadere puoi davvero dire di aver veramente vissuto la tua vita, altrimenti hai solo vissuto quella che qualcun altro voleva per te.
Ragion per cui mi trovo ancora qui, impaurita, si, ma pronta a lottare con le unghie e con i denti per la mia libertà. Sono arrivata fin qui inciampando ripetutamente sui miei passi, questo è vero, però ci sono arrivata da sola, e solo per mio volere, trovandomi più di una volta a guardarmi dentro e a pormi delle domande, domande che mi hanno aiutato a capire me stessa e a conoscere i miei limiti e i miei sbagli, superandoli. E se ora mi guardo indietro non vedo più la ragazzina cocciuta e ostinata che voleva solo essere riconosciuta come una donna ma vedo una ragazza che muove i primi passi da donna, perché l'importante non è volerlo, ma esserlo.
Con questi pensieri in testa mi accingo a bloccare con delle stoffe la fuoriuscita di sangue dal braccio di Dominique. La ferita è grave e necessita di cure tempestive, cure che io qui e in questo momento non posso dargli. Nascosti in una delle stanze dell'ala ovest, possiamo solo sperare di non essere trovati e di recuperare tempo necessario per pensare ad un modo per uscire senza essere visti. Missione ardua se consideriamo il piano alto in cui ci troviamo e le condizioni in cui riversa Dominique, che a stento riesce a reggersi in piedi e per lo più, adesso, ho anche il pensiero di mia sorella, che devo trovare a tutti i costi o chissà cosa le farà quell'essere immondo.
Agitata cammino per la stanza sotto gli occhi stanchi e straziati del duca, il quale si limita a respirare pesantemente senza emettere alcun suono dalla bocca. Posso solo immaginare quanto stia soffrendo in questo momento, immaginario che viene interrotto bruscamente da urla, schiamazzi e dagli zoccoli di cavalli in avvicinamento. Mi avvicino alla finestra e vedo una miriade di uomini a cavallo e non, correre verso il castello, con a capo, davanti a tutti Stèphane che ne dirige l'avanzata.
"Dominique vostro fratello è qui, è vivo!", dico più a me stessa che a lui in verità.
Lo aiuto ad alzarsi e insieme guardiamo la loro marcia. Muniti, tutti, di armi si lanciano verso le guardie del Marchese, affiancate da Hector. La loro minaccia, ha portato quasi tutti ad uscire dal castello per affrontarli, lasciando così a noi la possibilità di uscire e correre a cercare mia sorella e con lei il modo di raggiungere il paese. Così con Dominique aggrappato a me percorriamo i lunghi e angusti corridoi.
"Jacqueline lasciatemi qui e andate avanti voi, così io vi rallento!", esclama dolorante
"Non vi abbandonerò qui, che sia chiaro", rispondo perentoria, fermandomi un attimo per recuperare fiato e forze.
Lui mi guarda in un modo che non so descrivere, non so se è gratitudine la sua, oppure di più, so solo che il suo sguardo mi mette soggezione, così come anche il sorriso che mi regala sarebbe in grado di far innamorare chiunque al mio posto, ed in fine, il suo fare attento e premuroso lo porta ad accarezzarmi il viso. Attimi, questi, in cui è difficile fare una scelta, è difficile usare la ragione, ma ancora una volta il mio cuore mi porta a scegliere qualcuno che non è lui.
"So cosa state pensando e non vi biasimo, sono io quello che davanti all'evidenza invece di lasciar perdere persevera, perdonatemi, forse il tempo sarà mio amico presto o tardi", dice con un sorriso amaro guardandomi negli occhi.
Io non faccio neanche in tempo a rispondere che una guardia ci sorprende e ci corre in contro, scagliando e conficcando la spada contro la porta alle nostre spalle, e nel mentre è occupato a recuperare l'arma noi ci affrettiamo a scappare, ma poco dura il nostro vantaggio che subito ce lo troviamo alle spalle.
"Dominique dobbiamo dividerci!", dico attirando la sua attenzione, "Dividendoci sarà costretto a seguire uno di noi e sicuramente se esegue gli ordini del suo Signore, seguirà me!"
"Proprio per questo motivo dissento!", esclama risoluto
"Non capite, così facendo saremo costretti a scappare arrivando ad una fine certa, con il rimorso di non aver salvato mia sorella. Se invece voi imboccate la via mancina arriverete alle scale che vi porteranno alle celle del castello. Lei è li!"
"Non vi lascio sola!", ripete ancora
"Dovete!, ve ne prego, fatelo per me, salvate mia sorella e ve ne sarò riconoscente a vita...", dico, interrompendomi per guardare dietro, alle mie spalle, ".... Una volta fuori andate dalle vedove del paese, penseranno loro a voi e adesso correte!", concludo staccandomi da lui prendendo il corridoio opposto.
E come ben immaginavo quell'uomo corre verso la mia direzione, lasciando Dominique per terra stranito.
Capirà, so per certo che capirà!, ripeto nella mia mente per cacciare via il senso di colpa che mi attanaglia, ma dovevo farlo, altrimenti lui non avrebbe avuto scampo, la ferita inizia ad infettarsi e senza acqua e bende pulite non posso aiutarlo, in oltre qui con me non vedrebbe salvezza, invece una volta arrivato alle celle possono percorrere la via che abbiamo preso giorni fa arrivando alla grotta, uscendo indisturbati.
Ho fatto la cosa giusta!, mi ripeto cercando di convincermi e quietare il mio stato d'animo.Convinta e concentrata corro più veloce che posso, svoltando ovunque il mio istinto mi guida, con quell'uomo sempre più vicino, anche troppo. Io ormai affaticata inizio a sentir meno le forze, mentre lui dietro di me non sembra darsi pena. Ho perso anche l'orientamento, non so in che parte del castello mi trovo, ovunque io mi volti non riesco a distinguere un luogo dall'altro, nella mia mente tutto è uguale, con la sensazione di girare sempre nello stesso punto da ore ormai. Ma è proprio quando pensi di aver toccato il fondo che ti rendi conto che l peggio non c'è mai fine.
Davanti a me vi è solo una parete in pietra e nulla più, nessuna porta, finestra o nessun'altra via di fuga.
Sono in trappola!
Mi volto e il mio aguzzino è lì, fermo davanti a me, pronto a gustarsi la vittoria. Non mi resta nulla da fare se non pregare per me, per Stèphane e per Dominique, che riesca nell'intento di portare in salvo mia sorella.
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Il Cavaliere Misterioso
RomanceNel Medioevo la vita non è facile soprattutto per chi come Jaqueline che fa parte di una famiglia di contadini, i quali, per potersi permettere un tetto sopra la testa e dei viveri sono costretti a pagare dei tributi al Signore della terra in cui vi...