Capitolo 6

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Appena giungo in prossimità dell'incendio, vedo parecchia gente darsi da fare per spegnerlo, questa zona è sempre stata una randa desolata, apparte le poche case costruite nel luogo abitate da coloro che preferiscono la solitudine e la tranquillità, e invece adesso c'è una marea di gente che fa avanti e indietro con i secchi pieni di acqua, bambini che piangono impauriti e le donne che cercano di salvare il salvabile, ma è tutto inutile, è bruciato un intero carro pieno di beni di prima necessità e dubito che si possa essere salvato qualcosa.

"Siamo rovinati!, un intero raccolto andato in rovina!", esclama un uomo mentre con un fazzoletto cerca di togliere la furigine dal viso.

"Come faremo adesso?", gli va incontro una donna.

"Non lo so proprio", risponde questo sconsolato.

Ovunque io mi giri sento parole di sconforto, gente che si dispera e volti stanchi che nonostante la fatica di tutti i giorni devono rimboccarsi le maniche per sistemare questo inferno, il fumo si è propagato fino in paese e da lì giungono altri uomini intenti a voler dare un contributo.

"Se non fosse stato per quell'uomo chissà cosa ci sarebbe successo!", sento poco più distante.

Udendo questa frase mi volto e vedo un'anziana signora seduta per terra con aria persa nel vuoto, la raggiungo immediatamente.

"Signora si sente bene?", le chiedo mettendomi in ginocchio cingendole le spalle.

Lei alza il viso, "Se quell'uomo non fosse venuto in nostro aiuto il mio nipotino ora non sarebbe vivo!", parla indicandomi un bambino poco più in là tra le braccia della madre.

"C-cosa è successo?", chiedo

"Due furfanti, o meglio si spacciavano come tali ma io li ho riconosciuti...", dice risoluta, "Erano i tirapiedi del Marchese!"

"Del Marchese?", sono stupita, "Che ci facevano qui?"

"Tsk!, stamani sono venuti a riscuotere ma li abbiamo dovuti rimandare indietro con solo in mano pochi franchi e qualche oro, non avevamo tutta la somma richiesta e quindi hanno pensato bene di tornare...."

"Che vigliacchi!", dico disgustata

Poco importava che potevano finirci di mezzo anziani e bambini, il loro unico scopo era seminare il panico, mi chiedo dove andremo a finire!

"Per fortuna un uomo ha tratto in salvo il bambino portandolo alla madre, me lo avevano strappato dalle mani...", dice piangendo, "Cosa volevano fargli?, è solo un bambino!", dice disperata con voce rotta dal pianto.

"Si calmi....va tutto bene!", le dico stringendola in un abbraccio, "L'uomo di cui parla aveva un cappuccio e il volto coperto?"

"Si!"

Capisco subito che stiamo parlando dello stesso uomo, "Ha visto in quale direzione è andato?", chiedo speranzosa

"Si!, è andato dietro a quei furfanti seguendoli nel bosco"

"La ringrazio!", le dico poco prima di lasciarla dirigendomi nella vegetazione.

Non so nemmeno io perché lo sto facendo, di certo ancora non sono pronta per tornare a casa, mio padre sarà ancora più adirato con me per via della mia fuga nel cuore della notte, e inoltre voglio proprio scoprire chi si nasconde sotto quel cappuccio.
Sto camminando ormai da tempo immemore e l'oscurità si fa sempre più intensa man mano mi inoltro nel bosco, gli alberi si fanno sempre più fitti tanto da non far passare la luce della luna. Stanca e delusa decido di tornare indietro prima che perda del tutto l'orientamento rischiando di passare tutta la notte qui pregando di non incombere in un animale feroce.
Mi volto e torno indietro ma dopo un paio di passi, un rumore di un ramo spezzato mi fa gelare immediatamente, qualcuno mi segue, aumento il passo, ma sento ancora una presenza dietro di me, quindi inizio a correre maledicendomi per un'altra decisione impulsiva presa, quest'oggi è l'ennesima volta che mi trovo a correre per avere salva la vita e tutto questo per colpa mia, mi chiedo perché non possa essere come tutte le altre ragazze del paese!

Mentre la mia mente si tiene occupata per non rischiare di impazzire i miei piedi si muovono meglio che possono ma vengono arrestati da una radice che mi fa inciampare, con la testa sbatto al suolo, stordita mi volto cercando di alzarmi ma quei passi sono ormai vicini e mi preparo al peggio.
Con la paura nel cuore mi appresto a voler guardare in faccia la persona che mi ha seguita, altri pochi passi e lo vedo sbucare da dietro un albero, adesso è davanti a me, il cavaliere misterioso, che mi osserva così come io osservo lui, stesso mantello, stesso cappuccio, il viso coperto lasciando solo intravedere gli occhi che per via della scarsa luce non riesco a definire, il suo abbigliamento è classico, tipico per un cavaliere, pantalone, casacca e cintura in vita dove pende la sua fidata spada, con ai piedi un paio di stivali anch'essi scuri.

"Che ci fate voi qui?", chiede con voce ovattata per via delle bende in viso.

Sono senza parole, vederlo davanti a me è inaspettato, sono partita con l'intento di trovarlo senza pensare poi tanto a cosa avrei fatto una volta che lo avrei avuto davanti e adesso sono in balia delle emozioni, averlo così vicino mi mette in suggestione, tutta la mia spavalderia che mi ha trascinata fino a qui è come sparita ritrovandomi a boccheggiare davanti a lui.

"Non è un luogo sicuro per voi", continua, non spostando il suo sguardo dal mio.

"Ho saputo che avete salvato la vita ad altri abitanti oggi!", decido di dar voce ai miei pensieri alzandomi e mettendomi davanti a lui, "Chi siete e perché lo fate?"

Lui mi guarda senza rispondere, sento il suo respiro calmo e regolare a differenza del mio che è corto e pesante.

"Cosa avete fatto al braccio?", dice indicando la mia fasciatura ponendo fine a quel silenzio opprimente.

"Storia lunga.....", svio, sono venuta qui per un motivo preciso che non è di certo quello di conversare, "Chi siete?", insisto

"Un cavaliere"

"Non prendetevi gioco di me....questo è alquanto evidente!"

"Vi basta sapere questo", dice voltandosi, "Ora andate!", lo vedo incamminarsi dalla parte opposta

"Aspettate!", urlo.
Lo vedo fermarsi dandomi le spalle, "State dalla parte del popolo o vi dobbiamo temere?", chiedo sperando in una risposta.

"Sto dove la giustizia mi porta!", con agilità lo vedo scomparire tra i boschi.

L'oscurità lo avvolge perfettamente, la scelta del colore nero non è una casualità ma una cosa voluta, è un essere sfuggente, sicuro di sé e almeno da quello che mi ha appena rivelato non è un nemico, quest'ultima cosa mi rincuora e lo rende ancora più interessante ai miei occhi, così nonostante non abbia risposto a tutte le mie domande con il sorriso sulle labbra imbocco il sentiero di casa con la convinzione che avremo modo di rivederci.






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