"Resterete qui buona buona, fino all'arrivo del Marchese!", esclama spingendomi dentro la cella, con un sorriso goliardico, che muta bruscamente quando il suo sguardo si volta verso la cella accanto alla mia.
Lo vedo spostarsi con aria cupa, "Nooo!", lo sento urlare poco dopo.
Io cerco di schiacciarmi il più possibile tra le sbarre, ma non riesco a vedere nulla, solo lui che ritorna velocemente da me, e adirato scaglia un pugno contro le sbarre della mia cella.
"Quel farabutto di un Duca é fuggito con vostra sorella...", dice agitato, "Ha ucciso la guardia e sono scappati e io adesso cosa racconto ad Hector...", si scaglia ancora una volta contro le sbarre grugnendo, "Mi ucciderà se scopre che per seguire voi l'ho lasciato scappare!"
E mentre lui si dispera io tiro un sospiro di sollievo, mia sorella è salva, l'unica notizia positiva in mezzo a tutto questo.
"Va bene....", dice sospirando tra se e se per riottenere la calma, per poi alzare lo sguardo verso di me, "Io adesso mi allontano per un attimo, ma voi, badate bene a non fare la furba. Tornerò presto!", mi rivolge in fine con aria minacciosa, per poi correre chissà dove, lasciandomi sola.
Lo scontro, intanto, tra entrambi gli schieramenti continua. La corte del castello è sotto assedio con sangue e corpi sparsi ovunque, ma nonostante ciò nessuno da segno di voler porre fine a tutto questo, nessuno vuole perdere, perché in gioco vi è molto più di una vendetta personale, e questo lo si nota dallo scendere in campo di contadini, schiavi e persone prive di ogni identità a causa del Marchese. Tutti lottano insieme per la liberazione dalla tirannia, tutti lottano per la libertà dell'intero popolo.
Alla fine le masquè ha scatenato qualcosa nell'animo di tutti noi, come ben speravo, era lui colui che avevamo bisogno per uscire dal nostro torpore e prendere finalmente in mano le redini del nostro destino.
Certo è che la guerra lascia sempre dietro di sé dei caduti, e quella di oggi non è da meno. Volti spenti, senza vita, volti che io conosco bene, volti di persone con il quale ho condiviso il mio vissuto, volti che hanno un nome e oltre a lasciare questo echeggiare nell'aria, lasciano anche una famiglia. Mogli, figli e madri che attenderanno il loro ritorno invano, amici e compagni di vita a cui resterà solo il ricordo dei momenti vissuti insieme.
Scorro con gli occhi uno per uno i loro volti, ricordando per ognuno episodi e particolari che custodirò gelosamente dentro di me, perché se riusciamo nell'intento sarà solo per merito loro, sarà stato per il loro coraggio e per il loro amore se domani noi potremmo voltarci ad una nuova realtà.Assisto a tutto questo solo grazie ad una piccola finestrella rettangolare, risultante attaccata al terreno e chiusa con delle sbarre di ferro. Questa posizione mi regala una visuale simile a quella di chi è in campo. Riesco a percepire i loro respiri, i loro timori e la loro voglia di riscatto quasi come se mi trovassi nel campo di battaglia con loro. Gli leggo la paura negli occhi, la loro insicurezza e il loro tentennare nei movimenti, situazione tipica di chi è stato addestrato a svolgere un altro compito nella vita che si discosta totalmente da tutto questo. Uomini nati per servire e non per lottare, uomini educati alla sottomissione e non ad emergere, uomini che oggi si sono dati coraggio dando fiducia alla loro guida nella battaglia, il quale lotta con coraggio e sicurezza, annientando ogni nemico gli si para davanti. Con sguardo serio punta dritto al suo obiettivo, Hector, e subito in me scatta il panico, non voglio assistere, non posso e non voglio vederlo morire da qui, senza avere la possibilità di fare qualcosa per lui, come ho fatto tempo addietro.
Non voglio starmene con le mani in mano, quindi mi guardo intorno, ma vedo ben poco che mi possa tornare utile, è una cella dopotutto, creata per non dare nessun agio, ma per lenire ogni forma di ribellione.
Ma io non sono nuova a questo luogo e in un modo o nell'altro ne uscirò.Armata di buona volontà cerco di pensare ad un piano.
Tornerà ha detto, e io mi farò trovate pronta. Difronte a me c'è una branda, che ho usato come sostegno per raggiungere la finestrella, mentre in un angolo, abbandonato, vi è un secchio. Poche, pochissime cose, ma me le devo far bastare, il tempo che mi rimane è poco, Stèphane sta per raggiungere Hector e io sono ancora qui.
Schiacciata dal timore inizio a togliere le coperte dalla branda, la spoglio e trovo solo assi di legno, più o meno marce, mi basta un calcio per romperne qualcuna, ferendomi tra l'altro alla gamba, ma, non tutti i mali vengono per nuocere, di fatti mi viene un'idea.Rannicchiata in un angolo aspetto quell'uomo, che non tarda ad arrivare.
"Che fate li?", chiede ancora nervoso.
"Mi sono ferita", rispondo.
Ma lui mi guarda di sottecchi, con aria sospettosa. Allora decido di mostrargli la ferita e la mia mano insanguinata.
"Stupida ragazzina!", sbotta, "Non basta la posizione scomoda in cui mi avete messo, ci vuole pure che mi morite dissanguata!", esclama armeggiando con le chiavi, "Stupida, stupida, stupida!", dice entrando.
Si avvicina e controlla guardingo la mia gamba, poi sbuffando si guarda in torno, per poi avvicinarsi alla branda, che avevo poc'anzi risistemato in modo da non destare sospetti. "Come avete fatto a ferirvi?", chiede mentre con i denti strappa dei pezzi di stoffa, ed è lì che io mi alzo di scatto colpendolo con il secchio in testa, e una volta a terra, prendo la sua spada e corro fuori dalla cella, salendo le scale più veloce che posso.
Nel frattempo nella corte, la battaglia prosegue lenta e a stenti, uomini e guardie sono ridotti al limite, barcollando cercano di colpirsi a vicenda, alla bene e meglio, e mentre tutt'intorno si respira la voglia di porre fine allo scontro, Hector e Stèphane avanzano l'uno verso l'altro. Il Cavaliere punta i suoi occhi sul suo avversario come se fossero lame, sa che è solo lui l'unico ostacolo che gli resta per arrivare al Marchese e porre fine alla sua vendetta, l'altro, si aspettava già un'imminente scontro con lui e di certo non ha la benché minima voglia di farselo sfuggire come è già successo.
"Non ci sarà una seconda possibilità per voi, Cavaliere!", esclama impugnando la spada e correndo verso di lui.
"Parlate per voi, io, oggi otterrò quello per il quale sono venuto!", risponde correndo verso il suo avversario.
L'unico suono che si sente tutt'intorno è quello delle loro lame che si scontrano, scontro che a tutti i presenti lascia a bocca aperta, mai hanno assistito a un duello di questa portata, entrambi schivano e colpiscono con estrema precisione, si guardano, si studiano e pensano alla mossa successiva. Il primo ad attaccare, stavolta, è Stèphane, il quale scaglia un fendente che coglie di sorpresa Hector, ferendolo al fianco sinistro, ma quest'ultimo non si perde d'animo e contrattacca, feroce e più veloce di prima, riuscendo a ferirlo al braccio. Entrambi feriti ed entrambi motivati ad uscirne vittoriosi continuano ancora a lottare, ma ancora una volta ha la meglio il Cavaliere, che con una mossa astuta riesce a disarmare l'avversario, che cade per terra dolorante ma ancora agguerrito. Mentre lui si avvicina con la spada intento a infliggergli il colpo di grazia, Hector prontamente gli lancia contro gli occhi un pugno di terra, portandolo così a mettersi le mani sul viso per recuperare la vista, ma lui si alza di scatto e inveisce contro di lui, facendogli cadere la spada poco lontano da loro, buttandolo a terra e picchiandolo con tutta la forza bruta che possiede. Stèphane cerca di reagire ma Hector lo sovrasta senza dargli modo di respirare, i suoi colpi sono forti e ripetitivi, veloci e dolorosi, e nessuno ha il coraggio di intervenire, nessuno, neanche gli uomini che lo hanno seguito in questa impresa osano muovere un passo verso di lui.
Io svolto l'angolo e mi trovo questa scena orribile davanti. Lui steso a terra in una pozza di sangue, quasi esanime che tenta nonostante tutto di rispondere ai colpi subiti, ma ciò che mi lascia con il fiato sospeso e la prossima mossa di Hector, il quale si gira per recuperare la spada, pronto a colpirlo...
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Il Cavaliere Misterioso
RomanceNel Medioevo la vita non è facile soprattutto per chi come Jaqueline che fa parte di una famiglia di contadini, i quali, per potersi permettere un tetto sopra la testa e dei viveri sono costretti a pagare dei tributi al Signore della terra in cui vi...