"Che Dio mi sia testimone!, se non imparerai a stare al tuo posto, ti puniro' io con le mie stesse mani Jaqueline!"
Questa è una delle tante frasi che mio padre da un tempo ormai interminabile mi rivolge, è arrabbiato, sconvolto e impaurito, non c'è stato bisogno che mia madre gli raccontasse dell'accaduto, qui in paese le voci viaggiano in fretta e non appena è ritornato a casa ad accoglierlo non ha trovato il comitato di ben venuto, ma mia madre intenta a finire di mettermi le ultime bende nel braccio e nella gamba aiutata da Amandine.
"Non volevo credere alle voci che echeggiavano in giro....sai che si dice?", urla sbattendo le mani sul tavolo, "Che una stupida ragazzina dai capelli ramati ha sfidato il Marchese....ovviamente io mi ripetevo tra me e me che non si poteva trattare della mia bambina, perché l'ho allevata infondendogli intelligenza ed educazione, ma invece tornato a casa mi appare dinnanzi agli occhi tutto questo!", esclama indicando le mie fasciature, "Dimmi ora ti senti meglio?, credi di aver agito con furbizia?....no tutt'altro!, adesso lui ti ha sott'occhio ragazzina!"
Ogni sua frase è una pugnalata al petto, di certo, posso dire, che non ho pensato molto prima di agire, l'ho fatto e basta, non mi aspettavo di certo applausi o ovazioni da parte di nessuno, volevo solo fare la differenza, volevo solo infondere un po' di fiducia a tutti i presenti.
Adesso a mente fredda capisco anche il discorso di mio padre, ho provato con le mie stesse mani la cattiveria di cui è dotato il Marchese, e capisco i timori di mio padre, di certo non è un uomo che dimentica o che si accontenta di poco.Questo di oggi è stato il nostro primo incontro e non credo che sarà l'ultimo, la sua immagine fredda, dura e soddisfatta nel vedermi inerme a terra mi fa venire i brividi, ma così come lui, con la sua stazza bassa, grossa e pomposa, è rimasto impresso nella mia mente, sono al quanto sicura che io ho suscitato lo stesso in lui.
"Jaqueline!", urla per l'ennesima volta mio padre, "Mi stai ascoltando?"
"Si padre!", rispondo sospirando con il capo chino, ormai stanca delle sue prediche.
"Bene, da oggi, fino a quando non mi riterro' soddisfatto, rimarrai rinchiusa in casa a svolgere le manzioni domestiche!"
"Che cosa??", chiedo alzandomi in piedi di scatto.
Non può rinchiudermi in casa, sono già stata punita abbastanza per la mia imprudenza, non può anche obbligarmi a rimanere qui per chissà quanto tempo.
"Sei una donna se non erro, così imparerai una volta per tutte cosa vuol dire esserlo e in oltre così facendo eviterai di recarci altri guai!"
"Ma padre...."
"Il mio è un ordine, donna!"
Quest'ultima frase è peggio di qualsiasi schiaffo, qualsiasi punizione corporale, persino peggio dell'umiliazione inflittami oggi dal Marchese.
Essere etichettata da mio padre, l'uomo che mi ha messa al mondo e che mi ha sempre amata e rispettata, come una donna qualunque, come l'essere più inutile e disprezzato della terra, mi rattrista e mi svuota dentro.
Per sedici anni sono stata vista come una bambina da proteggere e preservare come il più prezioso dei tesori e adesso è bastata una stupida reazione per passare ad essere un peso, uno sbaglio, una stramaledetta donna senza arte e né parte.
Tutto questo da lui non lo accetto.Con il viso rigato da copiose lacrime di dolore e di dispiacere, in silenzio, come un corpo senza anima mi diriggo verso la porta, sotto gli occhi e le parole che mio padre ancora continua a rivolgermi.
"Dove credi di andare?....Jaqueline torna immediatamente qui!"
Una volta fuori corro, corro senza mai voltarmi, consapevole del fatto di avere lo sguardo di mio padre addosso, mentre l'eco della sua voce invoca il mio nome, ma in questo momento sono altre le cose di cui ho bisogno, del vento freddo che mi avvolge e che nonostante il fastidioso dolore causato dalle ferite alla gamba, riesco ugualmente a correre, perché nonostante tutto e tutti io sono anche questa, testarda, cocciuta, orgogliosa, e vogliosa di vevere liberamente le mie emozioni, anche se vorrà dire che mi caccero' ancora nei guai poco importa, meglio esprimere se stessi e farsi amare per quello che realmente si è anziché tapparsi le ali reprimendo la propria volontà.
Mi inoltro nella boscaglia, conosco questi luoghi come il palmo della mia mano, non c'è sentiero o albero che io non conosca, davanti a me, come un faro pronto ad illuminarmi la via vi è la luna, grande e piena. Mi è sempre piaciuto osservarla, e adesso vederla da qui, su questa altura nella quale mi sono appena fermata per riprendere fiato, sembra quasi che io possa toccarla, è uno spettacolo che mi trasmette quiete la dove poco prima viggeva solo rabbia e frustrazione.
Possibile che io sia sbagliata?.
Questo pensiero si fa strada nella mia mente, un pensiero che ho sempre avuto e che sempre mi accompagna. Se penso a mia madre, vedo una donna che ha fatto e che fa sacrifici pur di tenere salda la famiglia, nonostante all'apparenza possa sembrare che sia debole so per certezza che è lei la colonna portante della famiglia, sempre cauta, con la frase giusta al momento giusto, sempre pronta ad incoraggiare e a confortare, l'ho sempre ammirata per questo, ma per quanto io mi sforzi non riesco ad essere impassiva, non riesco a farmi scivolare addosso tutto e a temporeggiare, sono come un fiume in piena difficile da contenere e con la capacità di devastare ogni cosa incontra. Inevitabilmente un velo di tristezza mi avvolge, forse devo cambiare se voglio essere presa in considerazione.Sospiro e osservo il paese che è stupendo visto da qui, tutto in torno tace, mi fa strano vederlo così, abituata come sono a viverlo di giorno gremito di gente e carri in continuo movimento, mentre adesso vige la calma e la tranquillità, se non fosse per una nuvola di fumo che proviene poco più distante dal luogo abitato, là dove si trovano altre quattro dimore isolate, e senza neanche pensare inizio a scendere a valle con la speranza che non si sia fatto male nessuno.
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Il Cavaliere Misterioso
RomanceNel Medioevo la vita non è facile soprattutto per chi come Jaqueline che fa parte di una famiglia di contadini, i quali, per potersi permettere un tetto sopra la testa e dei viveri sono costretti a pagare dei tributi al Signore della terra in cui vi...