Capitolo 4

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La notte ha lasciato posto al giorno e io non ho chiuso occhio, avevo ancora la sua immagine impressa nella mente, non lo conosco e non so se sentirmi in colpa per la morte di quell'essere, o semplicemente ringraziarlo perché probabilmente se non fosse intervenuto avrei fatto la stessa fine che lui impavidamente ha fatto fare a quel farabutto.

Mentre mi crogiolo in cucina sento i passi di mio padre che si appresta ad uscire di casa seguito da mia madre che gli dedica tutte le sue premure, cosciente che lo rivedrà non prima del calar del sole, ed è in quel preciso momento che realizzo che in una cosa non mi sento in colpa, l'aver taciuto su tutto ieri con i miei genitori non mi crea alcun scompiglio, anzi sono convinta e sicura di aver fatto la cosa giusta, se solo sapessero cosa in realtà è successo ad un paio di passi da casa chissà che cosa sarebbero capaci di fare, e per il momento sono altre le preoccupazioni a cui devono dare voce, di certo non gli giova avere altri pensieri.

Così come mio padre, anche noi ci avviamo a svolgere le nostre manzioni e come ogni giorno ci diriggiamo in paese, all'apparenza sembra una giornata come le altre, ma solo per poco, una carrozza ci sbarra la strada, e una strana sensazione mi avvolge facendomi accelerare il passo in modo da poter capire cosa sta per succedere.
Non appena raggiungiamo la folla che si è appena radunata davanti la carrozza, vediamo immediatamente scendere due uomini, uno spicca più dell'altro sia per il suo atteggiamento autoritario e freddo, sia per gli abiti che indossa di ottima fattura, il tutto fa presagire che si tratta indubbiamente di un nobile, la sua barba lunga accompagnata da baffi curati gli danno un'aria importante, si guarda intorno osservandoci con disgusto mentre la folla che prima era in subbuglio alla sua vista si è ammutolita all'istante, tant'è che mi sembra d'aver capito chi, io, abbia davanti.

L'uomo che lo affianca inizia a srotolare una pergamena e si appresta a leggere:
"Dinnanzi a voi, il Marchese Basile II della Provenza, nonché Signore di questa terra!", fa una pausa per guardarci tutti e poi continua, "Sua signoria è venuto a conoscenza di fatti incresciosi, dovuti alla vostra ostinazione nel cospirare contro colui che non ha peccato, se non per il solo fatto di essere stato troppo indulgente e magnanimo nei vostri riguardi!".

Fa ancora un'altra pausa, questa volta per gustarsi gli sguardi dubbiosi e impauriti di tutti noi, che stiamo assistendo ad una serie di eresie ma che impotenti non possiamo far altro che starcene zitti e buoni a subire, mentre dentro di me la rabbia cresce, odio il fatto di dover stare qui ad ascoltare una condanna per qualcosa che non abbiamo fatto se non perché è lui stesso che ci costringe a fare, odio vedere gli sguardi sottomessi di chi già sa che non potrà fare altro che accettare qualunque capriccio egli vorrà imporci, ma nonostante tutto stringo i pugni e a capo chino continuo ad ascoltare.

"Alla luce di ciò, ma con rammarico, verranno indetti nuovi tributi in modo da ripristinare il giusto ordine scoraggiando una qual si voglia rappresaglia...."

Inevitabilmente il mal contento si espande, anche se nessuno osa opporsi, il vociare è incontenibile, persino mia madre si scambia bisbigli con Violet che le è accanto, mentre io, stringo più forte la mano di Amandine impaurita e incoscia di quello che potrebbe accadere, ma con lo sguardo rivolto verso il Marchese, il quale è visibilmente divertito, gode nel vedere il terrore e la disperazione, ha organizzato tutto questo per farci capire ancora una volta che lui è più forte e che noi non possiamo far altro che abbandonarci all'idea che lui è il padrone e noi solo degli inutili schiavi, tutto ciò che noi potremmo pensare di fare sarà inutile, lui è pur sempre un nobile e noi solo degli esseri umani qualunque lasciati al loro destino.

"Silenzio!", urla il suo tirapiedi, ristabilendo il silenzio, "Mi accingo ad elencare: Dovrete un tributo legnatico ogni qualvolta abbiate la necessità di tagliare e raccogliere la legna degli arbusti appartenenti a questo territorio;
Un tributo pedatico ogni qualvolta attraverserete i pontili all'interno del feudo;
Un tributo polveratico tassa dovuta al danno recato dalle polveri sollevate dal passaggio dei vostri carri.
Ciò che è stato appena detto è legge!"

Non appena termina di parlare lo sguardo del Marchese è pungente, di sfida, e nessuno osa fiatare, il mio sguardo si sposta da lui a tutti i presenti ma soprattutto su quello di mia madre, affranto e distrutto, sicuramente starà pensando al modo di raccontare il tutto a mio padre cercando di trovare frasi confortanti, compito davvero arduo data la velata minaccia che ci è appena stata inflitta.
Possibile che siamo soli, possibile che non ci sia nessuno che voglia aiutarci?, ed ecco che mi torna in mente lui, l'uomo incappucciato, lui non si è tirato indietro, poteva farlo, ma ha scelto di lottare per salvarmi, il suo coraggio può essere solo di ispirazione per me, che in questo momento sento il dovere di dire e fare qualcosa e poco importa quali saranno per me le conseguenze, ma sento che se non faccio qualcosa subito me ne pentiro' finendo per tormentarmi a vita.

Con inquietante tranquillità sotto gli occhi di tutti, faccio un passo avanti e nonostante i tentativi di mia madre che prontamente cerca di bloccarmi, continuo il mio avanzare giungendo al centro della piazza davanti al Marchese guardandolo dritto negli occhi.

"Sua signoria potrà essere anche il Signore di questa terra, ma noi siamo uomini liberi e non servi, e come tali meritiamo il giusto rispetto!"

Il suo sguardo muta, da spavaldo a furioso, i suoi occhi piccoli e stretti puntano i miei, ma io cerco di non farmi intimorire sostenendo lo sguardo, mentre dietro di me sento mille sussurri e mille sguardi addosso, ma ciò nonostante vado fino in fondo, ho finito di essere l'eterna bambina è arrivato il momento di uscire da questo ideale anche se ciò comporta abbracciare grosse conseguenze.

"Tu! Stolta di una donna, come osi rivolgerti a me!", tuona la sua voce che echeggia nel vento amplificandone la durezza, "Hector!, cosa facciamo a chi è indisponente?", chiede con un sorriso malizioso.

"Siamo soliti a dare una punizione mio signore!", risponde il suo scagnozzo.

"Bene!, ma facciamo in modo che sia plateale e di esempio per tutti!"

Se prima di oggi credevo che tutto quello che si diceva in giro del Marchese era una montatura usata solo per spaventarci, adesso non ho più dubbio alcuno, è il demonio in terra.
Sotto gli occhi dei presenti compresi quelli straziati di mia madre e della mia sorellina, ordina di legarmi i polsi con una corda attaccata ad un carro dal quale Hector si appresta a far partire e io di conseguenza, se non voglio cadere e farmi davvero male, sono costretta a seguire muovendo le gambe come non ho mai fatto in tutta la mia vita, ma la situazione diventa molto difficoltosa sia per via della polvere che alzandosi limita la mia vista e il mio respiro facendomi tossire ripetutamente e sia per il fatto che il Marchese ordina al suo braccio destro di aumentare sempre più la velocità del carro, tant'è che ormai stanca e soffocata dalle polveri cado a terra finendo con l'essere trascinata per un paio di metri, causandomi una serie di escoriazioni lungo il braccio e su tutta la gamba sinistra.

"Prima che mi diriggo al mio castello c'è qualcun'altro che vuole esprimere il proprio pensiero?", chiede il Marchese, il quale non ricevendo risposta alcuna si apre in un sorriso saccente, "Come pensavo....andiamo Hector, ne ho abbastanza di questa feccia!"

Lo guardo salire sulla carrozza e avviarsi verso la sua dimora, mentre a me non resta altro che cercare di mettermi seduta e soffrire in silenzio per via delle ferite inflittemi dalla sua crudeltà.

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