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Il vento muoveva i rami degli alberi che, uniti al suono dei cespugli e delle foglie secche
cadute sul terreno, creavano un atmosfera agghiacciante, secondo Jimin, che era in piedi, al centro di uno spiazzo d'erba, terrorizzato da quel bosco scuro.
Si era reso conto troppo tardi che la strada per tornare a casa da quel maledetto posto non la conosceva.
Cominciò quasi a pentirsi di aver lasciato la piccola clinica di Seokjin, almeno lì si sentiva al sicuro.

"Stupido, stupido, stupido!" borbottò camminando avanti ed indietro, calpestando le foglie gialle ed ambrata che facevano da tappeto al verde dell'erba autunnale.

"Allora—" prese un respiro profondo cercando di calmarsi. "—i boy-scout dicono che quando ci si perde in un bosco bisogna rimanere fermi dove si è ed aspettare i— chi c'è?" sbottò il biondo voltandosi di scatto verso un rumore simile a quello di un rametto spezzato.

"C-c'è qualcuno..?" mormorò poi.

Il suo cuore cominciò ad accelerare, martellando prepotentemente contro la cassa toracica.
Aveva paura, tanta.
Non voleva morire, non in quel modo... non in quel momento, aveva ancora tante cose da fare e da provare.
Nessuno l'aveva ancora amato e lui non aveva ancora amato nessuno.
Non poteva morire così.

"S-seok-seokjin? sei t-tu?" mormorò sentendo i passi sempre più vicini a lui.
Le gambe erano completamente immobili, ancorate al terreno e non accennavano a muoversi.

"Y-yoongi? Y-yoongi, se questo è un t-tuo scherzo, s-sappi che-che non è di-divertente!" piagnucolò Jimin.

Il rumore era sempre più forte e il biondo cominciò a tremare come una foglia.
Sarebbe morto.
Lo sapeva.
E la cosa peggiore è che l'avrebbe fatto da solo, senza aver detto addio alle persone a lui care.

Poi una mano si appoggiò sulla sua spalla e Jimin, di riflesso, cacciò un urlo sbarrando gli occhi.
La mano slittò, poi, sulla sua bocca, ovattando le sue grida.

"Jimin, calmati, non ti faccio niente!"

Nel sentire quella voce, il biondo aprì gli occhi, ora colmi di grossi lacrimoni salati, e li puntò sulla figura davanti a lui.
Quasi non svenne dalla felicità nel riconoscere quel volto.

"N-namjoon..." mormorò lui e la mano del grigio si riappoggiò sulla sua spalla. "Oh Namjoon! Sei qui! M-mi sono perso! Credevo s-sarei mor-morto!" pianse il più basso buttandosi fra le braccia dell'altro.

"Hey calmati ora, sono qui" lo rassicurò Namjoon. "Credevo sarebbe venuto Yoongi, ma si sta prendendo una bella strigliata da Jin" sorrise l'altro facendo ridacchiare il ragazzino ancora stretto al suo petto.
Probabilmente, una volta a casa, sarebbe stato travolto anche lui dall'ira del maggiore, ma fortunatamente sapeva perfettamente come comportarsi e cosa dire per farlo calmare in un battito di ciglia.

"Però ora andiamocene da qui... non è una zona sicura per te" disse Namjoon prendendo la mano di Jimin per portarlo via da quel punto del bosco.

Jimin annuì asciugandosi, con la manica della felpa le guance ancora umide, lasciando che il grigio lo portasse con sé.

Namjoon alzò lo sguardo verso un albero prima di emettere un ringhio gutturale, subito i rami si mossero e uno cadde a terra spezzato.

"Cos'è stato?" chiese Jimin voltandosi verso il pezzo di ramo al suolo.

ᴏᴍᴇɢᴀ || Wattys 2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora