Capitolo 32

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Irama's pov.

Sono in vasca, avvolto da una nuvola di fumo. Sto fumando come un turco ultimamente, sono nervoso e mi consola soltanto ascoltare della buona musica. Non riesco a capire se sto male perché mi manca Carmen o perché la vicenda di Ada mi ha toccato così tanto da aver passato il tragitto in auto piangendo, pensando a quando non ero nessuno e mia madre mi aveva in pugno. La mamma, già, da quanto non la vedo! Avrei quasi voglia di intrufolarmi in casa con le chiavi che conservo come ricordo. Se ci fosse lei però non so come potrebbe andare a finire. La mia sola presenza la turba e il fatto che abbia lasciato Nicole misto a tante scelte prese di testa mia senza consultarla l'hanno mandata in bestia. Quando Ada mi ha raccontato quegli aneddoti i miei fantasmi del passato sono tornati a galla. È come se una parte di me volesse farci pace, con l'Irama dell'anno scorso. Il successo mi ha stravolto e reso diverso. A volte non mi riconosco. Mi guardo nello specchio e non sono più lo stesso. Non sono quello che guidava ubriaco o frequentava i bar di zona, in una Milano notturna che rinasceva appena calava la mezzanotte. Non sono quello che incontrava una ragazza e la baciava in bocca, spudoratamente. Ero uno sicuro di me, tutt'ora lo sono, ma a maggior ragione alcuni atteggiamenti li ho dovuti accantonare. Mi ripetono in continuazione che devo tutelare la mia immagine, si ma quale?
Quella che vogliono loro o quella che mi appartiene? Mi verrebbe da dire la prima. A nessuno importa di me, di come sto dentro. Mi alzo, avvolgo l'asciugamano sulla vita. Spegno la sigaretta nel posacenere. Mi passo una mano tra i capelli bagnati. Una notifica sul telefono. Chi sarà mai?
Lo accendo. Ma che cazzo sta facendo?

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