Capitolo 46

319 12 0
                                    

Carmen's pov.

Oggi è il giorno del matrimonio di Einar, sono un po'agitata. So che ci sta anche Irama e la faccenda mi turba. Da un lato ho una voglia matta di vederlo, dall'altro di lanciargli il tacco dritto in fronte e fargli un bel bernoccolo. Se lo meriterebbe proprio, mi ha rovinato la vita. Perché doveva disturbare me? Io non ho fatto mai nulla di male! Sempre stata una ragazza modello, ottimi voti a scuola, buon comportamento, non ho mai portato ragazzi diversi a casa perché volevo una sola relazione ma seria. Pensavo fosse quello giusto. Che alla prima avevo fatto centro e invece il centro l'ho sfiorato solo a quanto pare. Era un sogno ad occhi aperti.
Faccio una giravolta sul posto. Ho un bel vestitino rosso con le spalline, è di raso, scende morbido lungo i fianchi, mette in risalto le mie forme. Ultimamente ho messo su qualche chilo, non me ne vergogno minimamente, però posso dire che si nota. Do volume ai miei capelli con una bella lacca. Sono ricci e corposi. Non ho avuto tempo di chiamare il parrucchiere, ho fatto tutto sola. Il vestito è della mia festa di diciotto anni, e il resto già ce l'avevo. Gli accessori fanno la differenza, per questo ho deciso di indossare una collanina con un bel rubino e un braccialetto di oro bianco finissimo. I tacchi aperti che mettono in risalto la spaccatura del vestito. La mia coscia sarà nettamente visibile ma poco importa. Non devo dare conto a nessuno. Lo stesso si può dire del mio seno poco prosperoso, ma lo stesso non mi importa. Mi piaccio come sono. Sospiro lasciando la stanza a soqquadro. Non ho voglia di riordinare e poi sono in ritardo. Il pullman dovrebbe partire a breve, finirò per perderlo...

Irama's pov.
Guardo la cravatta che mamma mi ha messo sul letto e scuoto la testa. È impazzita forse? Io non tocco mai le sue cose! L'anno scorso mi avrebbe tagliato a pezzi tutte le dita se solo avessi provato a toccarle e adesso, vuole a forza che le indossi. Ha insistito parecchio, ad Arturo non sarebbe dispiaciuto affatto ma a me si. Indossare la cravatta della sua laurea, forse è esagerato. Non lo merito. Io non ho la sua intelligenza, non ho il suo stile. Sono più il fratello bruto. Lui era l'angioletto. A me ci voleva più qualcosa di aperto, così mi sento troppo Arturo, lo sto copiando. Finisco di vestirmi e avviso mia madre. Appena entra ha quasi un colpo al cuore. Sono senza piume e vestito così non ho il coraggio di specchiarmi.
-Sei identico a lui, Filippo, Dio mio- dice con le lacrime agli occhi. Immaginavo già che sarebbe successo. Forse ha insistito per questo motivo. Voleva rivedere Arturo in me.
-Non lo merito-
-Si invece, questo vestito stava in armadio a prendere polvere, lo sai? È l'occasione giusta. Avrà la sua rivincita!- esclama soddisfatta.
-E sia, lo faccio per te, mamma- le do una carezza, si perde in essa. Sembra una bambina, mi fa tenerezza. La abbraccio. Si appoggia al mio petto e giuro che le posso sentire i battiti del cuore. Sono forti come rulli di tamburi. Mia mamma mi ha sempre voluto bene, non mi odiava affatto. Sono stato uno sciocco a pensarlo. Voleva solo che le stessi più vicino, non l'ho fatto, io mi sono sempre allontanato. Ero un ribelle vagabondo, la mia vita era la strada, a casa c'ero poco, vivevo più nei locali. La colpa è stata mia, ripensandoci, le ho addossato colpe pesanti. Aveva perso due figli, ma adesso ne ha ritrovato uno che da lei non si staccherà più.

𝑶𝑹𝑨 𝑽𝑶𝑮𝑳𝑰𝑶 𝑺𝑶𝑳𝑶 𝑻𝑬! Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora