37. APPESA AD UN FILO

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YAGO

Il mondo sembrava essersi fermato in quel momento. Gli spari rimbombarono nella mia testa facendomi sconcentrare senza notare cosa era realmente successo. Non sentivo alcun dolore e questo voleva dire che non ero stato colpito. La realtà però mi colpì come un'ascia alla testa. Avevo notato Isabella muoversi verso di me prima degli spari, ma mai avrei pensato a ciò che aveva appena fatto. Lei giaceva a terra ai miei piedi con delle pallottole conficcate nel suo corpo minuto mentre il sangue iniziava a fuoriuscire. Mi sentii mancare l'aria. Mi sentii improvvisamente il cuore raggelare. Mi accasciai su di lei prendendo il suo piccolo viso tra le mani.

'Isabella! Isabella! Rispondimi! Isabella! Oddio cosa hai fatto!! Sei stata una sciocca! Ti prego rispondimi!' Cercai di scuoterla, ma sembrava non avere vita in lei. 'MALEDIZIONE!!!' Urlai con tutto il fiato che avevo in gola. Volevo trasportarla in ospedale, ma temevo di procurarle ferite interne. Le testai il battito con le dita e il suo cuore batteva così lentamente come se si stesse quasi spegnendo. Chiamai un'ambulanza mentre quegli uomini rimasero lì immobili senza sapere cosa fare. A loro avrei pensato a breve.

Spiegai al pronto soccorso ciò che era accaduto e promisero di essere lì entro cinque minuti. Se non lo fossero stati avrei pensato anche a loro.

Nel momento in cui staccai la chiamata e baciai Isabella sulla fronte promettendole che sarebbe andato tutto bene, mi alzai guardando gli uomini negli occhi uno ad uno.

'Commando 22! Avete eseguito gli ordini?' La voce di Ramirez risuonò da uno dei ricevitori.

Nessuno rispose. Non ne avevano il coraggio.

'Commando 22, mi sentite?'

E in un solo movimento, mi lanciai contro il primo uomo togliendogli l'arma, spingendolo con forza contro altri due di loro facendoli sbilanciare e cadere a terra. Gli altri due cercarono di reagire, ma non furono abbastanza veloci. Li colpii entrambi con una ferocia che mai avevo avuto prima. Avevano quasi ammazzato la mia piccolina e avrebbero pagato con la loro stessa vita. Una volta in terra e liberati dalle loro armi, sparai un colpo in ciascuna delle loro gambe, proprio lì dove Isabella aveva anch'ella un colpo.

'Facciamo questo gioco. Mi restano due minuti e l'ambulanza arriverà...' Dissi loro sadicamente.

'La colpa non è nostra se la ragazza si è lanciata!' Disse pateticamente uno di loro. Lo ignorai.

'Un colpo in ogni posto dove avete colpito Isabella...' Dissi prima di premere il grilletto e sparare un altro colpo nella loro spalla, una ad una. Sentii le loro urla di dolore.

Intanto qualcuno si avvicinò alla porta. Era il receptionist.

'Signor Garcìa, gli ospiti dell'hotel hanno...sentito...dei...' E quando vide cosa stava succedendo, spalancò gli occhi.

'Tu,' gli dissi, 'prova a chiamare la polizia e ti ammazzo.'

'Io...io...'

'Hanno quasi ammazzato la mia donna. Vorrebbe che li lasciassi andare?' Gli chiesi.

'No...no...assolutamente...con permesso...' Disse andando via.

'Tornando a voi...' dissi e nello stesso momento sentii il rumore della sirena dell'ambulanza. 'Dobbiamo sbrigarci...allora, ci resta un braccio...' E sparai loro lì, 'Poi l'addome...e l'ultimo colpo lo scelgo io...'

'Pietà!!' Disse uno di loro.

'Voi non avete nessuna pietà, quindi non so come pretendiate che ce l'abbia io.' E con l'ultimo colpo, colpii loro uno ad uno dritto al cuore. Per lei avrei fatto di tutto, persino ammazzare.

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