s e v e n

1.8K 53 3
                                    

I would rather die than spend
another hour with you

"oggi è il grande giorno" pensò bevendo un bicchiere d'acqua dopo il pranzo.
Erano mesi che non li vedeva, entrambi avevano problemi a spostarsi a causa della scuola o degli esami e poi a Federico non piaceva troppo viaggare.

-chi mi presta la macchina per andare a prendere i miei fratelli all'aeroporto?- sbattè le ciglia in modo persuasivo.
-ripetimi perché te l'hanno portata via?- domandò Andrea dal divano mentre guardava la televisione.
-divieto di sosta...ma non è questo il problema, te la riporterò intatt...-
-tu non toccherai nemmeno una ruota della mia piccolina, ti accompagno fino ad Heathrow così eviti di fare danni anche se preferirei morire che passare dell'altro tempo insieme- interruppe la bionda tornando con lo sguardo sul televisore al plasma.

Lei guardò Alessandro e Sofia in cerca di aiuto,  avrebbe ucciso Andrea in quei quarantacinque minuti di viaggio.
I suoi amici alzarono le spalle, perché effettivamente non potevano farci nulla.
-non guardarmi così, io non ce l'ho nemmeno la macchina- rispose Sofia alzando le mani in segno di resa.

Elena si sedette sul divano, ben lontana dal biondo e notò che stava guardando una partita di calcio.
Arsenal contro Chelsea.
Le era sempre piaciuto quello sport.

-ma ci capisci qualcosa?- chiese lo studente di architettura.
-sono cresciuta con due fratelli, ho dovuto imparare- lei alzò le spalle continuando a fissare i giocatori che correvano per il campo verde.
-wow, sei la ragazza più strana che io abbia mai conosciuto-
Lei sorrise nella maniera più stronza possibile.

-ne fumo una e poi andiamo- si alzò dal divano appena l'arbitro fischiò la fine del match.
-vengo anche io- il biondino prese il pacchetto e seguì a ruota la ragazza.
Elena lo osservò accendere la paglia con il suo accendino rosa e constatò che non lo aveva ancora perso.

Ad un tratto suonò il telefono della ragazza e lei fu costretta ad interrompere quel silenzio per rispondere. Era suo fratello Federico.
-Hallo, meine kleine Schwester-
(Ciao piccoletta)
-nicht so kleine, warum hast du mich angerufen?-
(Non più tanto piccola, perché mi hai chiamato?)
-weil gleich los fahren, es gab dreißig Minuten Verspätung-
(Stiamo per partire, c'era ritardo di mezz'ora)
-wir sind da in zwei Stunden- si sentì da lontano, era il suo fratellino
(Arriviamo tra due ore)
-Scheisse, halt die Klappe- borbottò Federico, forse sbracciandosi pur di allontanarlo.
(Merda, chiudi quella bocca)
-Hallo Gabriele- rise mentre si immaginava la scena dei due fratelli.
(Ciao Gabriele)
-so, komme ich mit meinen neuen Mitbewohner...er lässt mich den Auto nicht-
(Umh, vengo con il mio nuovo coinquilino...non mi lascia la macchina)
-oder ihren neuen Freund- questa volta parlò il minore, sempre urlando.
(O il suo nuovo fidanzato)
-oh verpiss dich Gabriele, wenn du hier kommst, verpasse ich dir eine Tracht Prügel- rise.
(Vaffanculo Gabriele, quando arrivi ti gonfio di botte)
-gut, jetzt haben wir Verbindung aufgenommen, sollen wir gehen- si immaginò il fratello sorridere.
(Bene, ora che abbiamo riallacciato i rapporti, dovremmo andare)
-Tschüß-
(Ciao)

Intanto aveva consumato la sua sigaretta e la gettò oltre la balaustra.
-era mio fratello, c'è stato un ritardo di mezz'ora, quindi tra un po' dovrebbero arrivare- spiegò al suo coinquilino.
-non te l'ho chiesto- sbuffò il fumo.
-pensavo ti interessasse. Comunque parlo in tedesco con loro perché nostra madre è tedesca e ce lo ha insegnato-
-non ti ho chiesto neanche questo- sorrise sardonico e spense la sigaretta nel posacenere.
-bene, allora possiamo andare-
-ma hai appena detto che erano in ritardo di mezz'ora- disse lui con una voce fin troppo acuta.
-prima andiamo e prima passa il supplizio di dover trascorrere un'ora in macchina sola con te- disse tornando dentro.

"Quella stronzetta mi farà impazzire", pensò Andrea mentre sorrise amaro per essere stato appena spento dalla ragazzina.

Il viaggio fu davvero pesante per i primi venti minuti, solo la musica interrompeva il silenzio.
Elena sbuffando appoggiò i piedi sul cruscotto distendendo le gambe e non le passò inosservato il movimento che il biondino compì per accarezzare le sue cosce con lo sguardo.
Per un attimo si pentì per non essersi cambiata, ma quell'argomento passò subito in secondo piano.

-potresti togliere i piedi dalla mia macchina?-
-che palle che sei!-
-senti, se non fai quello che ti dico ti faccio scendere qui e puoi dire tanti saluti ai tuoi fratellini-
-costringimi- incrociò le braccia al petto continuando a guardare avanti.
-non avresti dovuto dirmelo, ragazzina- sorrise lui malizioso.
-fattelo dire: fai schifo- lo guardò con gli occhi sbarrati per lo stupore di aver sentito una tale idiozia.

Fece un respiro profondo. L'auto odorava di erba, perché qualsiasi cosa che apparteneva ad Andrea puzzava di marijuana?

-mai come lo fa te, mon amour-
-fottiti- alzò gli occhi al cielo.
-per caso hai detto fottimi? Noi mi pare il caso di fare sesso nel mezzo dell'autostrada-

Lo guardò con la bocca spalancata dalla rabbia, che cazzo gli prendeva? Da dove saltavano fuori quelle cose.

-sei incredibile!- esclamò sconcertata.
-sì, hai ragione, è quel che dicono tutte-

Dio, non lo sopportava proprio.

-ah povera Cheryl...anzi quando me la fai conoscere?- cambiò discorso.
-spero mai, altrimenti me la fai scappare dalla paura-
-che tesoro- sorrise lei falsa.
-verrà al pranzo a casa, porti anche il tuo cagnolino da passeggio?- chiese guardando la strada. Ormai i cartelli segnavano la distanza di sole due miglia dall'aeroporto di Heathrow.

Ci mise un po' per capire a chi si riferisse e quando lo comprese non poté fare a meno di guardarlo indignata.

-Logan non è il mio cagnolino!- esclamò con una voce fin troppo acuta.
-sarà...ma da quando avete fatto pace lo tieni al guizaglio-
Recepì un doppio senso.
-sei davvero senza speranze, Babbo Natale ti porterà solo carbone se continui di questo passo-
-tu che mi hai regalato?-
-non te lo dico, sennò ti levo la sorpresa e che Natale sarebbe senza-

In realtà doveva ancora andare a prendere i regali, era tradizione fare lo shopping natalizio il ventitré dicembre con Sofia, quindi domani avrebbe preso comprato tutti i doni.

-ti aspetto qui- le disse Andrea fermandosi al bar per prendere una bottiglietta d'acqua.
Osservò Elena andare via in quel minuscolo vestito nero, non riusciva a credere come le permettessero di fare la babysitter a dei bambini con quello addosso, non avrebbe voluto essere il padre dei pargoli e dover sottostare alla punizione di veder tutto quel ben di dio e non poterlo avere.

Si immaginò come fossero i fratelli, Sofia gli aveva mostrato la foto del minore, Gabriele, ed aveva potuto constatare che erano quasi identici.

Ed aveva ragione, quando li vide tutti e tre', capì che la loro madre (che aveva scoperto essere tedesca) era una  vera e propria fotocopiatrice

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.


Ed aveva ragione, quando li vide tutti e tre', capì che la loro madre (che aveva scoperto essere tedesca) era una  vera e propria fotocopiatrice.

-Andrea, loro sono i miei fratelli Federico e Gabriele- Elena li introdusse al coinquilino.

when love knocks on your doorDove le storie prendono vita. Scoprilo ora