t w e n t y f i v e

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No relationships

-allora, com'è andata ieri sera?- chiese Sofia quando Elena tornó a casa dopo una giornata all'università.

La sua testa non toccava il cuscino da circa ventisette ore ed aveva un disperato bisogno di dormire.

-bene, Samantha ha toccato il coma etilico, ma almeno abbiamo passato una bella serata e ci siamo divertite- appoggió la borsa sul divano accanto ad Andrea che giocava a Fifa sulla Play Station.
-nient'altro?-
-ho conosciuto un tipo, si chiamava Joshua o qualcosa del genere. Mi ha proposto di posare qualche suo scatto-
Forse era Josh, ma non era importante.
-e...-
-e mi sono divertita un po', un bel po', con lui e con il suo amichetto- alzó le spalle.

-tu cosa?!- Andrea intervenne nella conversazione e poi lanció il joystick a terra.
-cioè, hai fatto sesso con uno sconosciuto preso a caso?- sbottó girandosi e mostrando un ematoma violaceo sullo zigomo.

Immaginó fosse dovuto a qualche ubriaco incontrato ieri sera mentre era ad una festa per rifornirla di divertimento.

-non era poi così a caso, abbiamo parlato prima e poi perché ti dovrebbe interessare?-
-lo dico per te-
-non sei mio padre, posso fare quel che voglio- rispose piccata.
Lui alzó gli occhi al cielo e salì in bagno sbattendo con forza la porta che rimbombó per tutta la casa.
Si sentì il rumore dell'acqua che scorreva.

-chissá cosa gli è preso...- commentó.
-come se non lo sapessi- rispose Sofia con lo stesso tono di voce.
-in realtà non lo so, non ne ho proprio idea- alzó le mani in segno di resa.

Quella parte di Sofia, rinominata da tutti Lily, come il personaggio di How I Met Your Mother, stava uscendo. La parte da mamma che riesce sempre a trovare il pelo nell'uovo ed è sempre pronta a dirti che stai sbagliando.

-è geloso, fottutamente geloso. Come cavolo fai a non notarlo?- abbassó la voce per evitare che lui sentisse, cosa impossibile visto che era sotto la doccia.
-cosa? No!- esclamó scioccata con la bocca spalancata.

La sua amica ne aveva sparate, di cazzate, durante la sua vita. Ma questa le batteva tutte quante.
-beh pensaci: in Italia ti è sempre stato vicino, in ogni senso, e inevitabilmente vi siete legati-
-è stato lui a dirmi che quello tra di noi sarebbe stato solo sesso, niente legami o conseguenze-
-fidati, vi state avvicinando sempre di più. Vi ho visto ieri nel terrazzo mentre fumavate e sembrate tutto tranne che scopamici. Io non stavo così appicciata a Filippo in quarta-

Ricordó quel ragazzo a cui la sua amica andava dietro alle superiori, che si accorse di lei solo nel penultimo anno e diventarono amici di letto, prima che Sofia si capisse che quel tipo di relazione non faceva per lei.

-tu?-
-io?- domandó ancora più confusa.
-tu cosa provi?- precisó appoggiando entrambe le mani sulla tavola rettangolare della sala da pranzo.
-non lo so. Davvero- sbuffó.
-come ti fa sentire?-
-questa domanda è ancora più difficile. Adoro quando mi dà attenzioni, come quando eravamo a Milano. Amo il sesso, dio, quella è la parte migliore. Quando mi tocca, quando ci baciamo mi fa provare qualcosa che non ho mai sentito. Non sopporto il fatto che lui esca a spacciare tutte le notti, mi viene l'ansia per lui perché ho paura che succeda qualcosa, mi viene l'ansia a pensarlo con altre ragazza alle feste e mi viene l'ansia quando a volte torna con i lividi per le risse e odio le sue sfuriate, per qualsiasi cosa e il suo carattere bipolare perché mi tratta male e poi pensa che con qualche bacetto io possa tornare ad aprire le gambe solo per lui, ma io non sono una di quelle troiette che si porta a casa-

Per la prima volta dopo davvero troppo tempo parlava di come Andrea la faceva sentire, di come l'umore del ragazzo condizionasse anche il suo.

-ne sei totalmente innamorata, ragazza- sorrise.
-che cazzo dici?- sbuffó.
-ne sono sicurissima-
Sofia ci aveva sempre azzeccato in fatto di uomini che avevano a che fare con il cuore di Elena e per questo si fidava di lei, ma non questa volta. Sapeva quando lei si innamorava e dava tutta se stessa per l'altra persona, ma non era innamorata questa volta.

Semplicemente Andrea era un dio del sesso ed Elena non poteva farne a meno.

-tra quattro mesi devo partire. Non ho proprio il tempo di una relazione e lui non ne vuole una, è così- si passó una mano sulla fronte, aveva bisogno di dormire.
-perché non provate a godervi il tempo come state facendo adesso, senza pensare ai legami?-
-non lo so, dobbiamo parlarne a quattrocchi. Sembrava davvero incazzato-
-sarebbe meglio- guardó l'orologio.
-devo andare o mi ammazzano- scattó in piedi e in cinque secondi indossó le scarpe ed il bomber.

Le diede un bacio sulla guancia e dopo essersi raccomandata uscì di fretta dall'appartamento.

Salì nella sua camera per riposarsi almeno un po', poi avrebbe parlato con Andrea.
Solo che il destino aveva in mente qualcos'altro, infatti si incrociarono per il corridoio.
Indossava solo un asciugamano avvolto attorno ai fianchi, il che metteva in risalto vari ematomi bluastri sugli addominali pronunciati e ben definiti. Inoltre erano visibili dei succhiotti sul collo, segno che ieri nemmeno lui era andato in bianco quella notte.
Disgustoso.

-ti hanno usato come sacco da boxe?- domandó piccata alla vista dei segni evidenti di una scopata.
-vaffanculo, stronza- borbottó.
-scusa come mi hai chiamata?- disse arrabbiata.
-stronza, sei pure sorda adesso?-
-si può sapere qual è il tuo problema?-
Si trovó immobilizzata tra il muro ed il corpo possente di Andrea, aveva le braccia muscolose del ragazzo ai lati della testa.

-sei tu il mio problema, lentiggine- sussurró con il viso a due centimentri da quello della ragazza.
Potevano respirare la stessa aria, se soltanto Elena non avesse trattenuto il respiro per l'ansia.
-cosa?-
-davvero non riesci a capire l'effetto che fai sulle persone. Stai diventando come una fottuta droga. Cioè, il tuo corpo mi fa ubriacare e non ne ho mai abbastanza, il tuo profumo che credevo fosse insopportabile mi rende incredibilmente felice quando torno a casa e dormire con te non mi fa avere gli incubi, ma scopare non mi basta più, io...io voglio conoscerti meglio, sapere tutto di te, sapere quello che ti passa per la mente. So che mi pentiró di quello che sto per dire, ma mi piaci, fottutamente tanto- disse con una lentezza abominevole guardandola dritta negli occhi con uno sguardo carico di malizia.
Aveva ancora una traccia di rabbia nella voce, che risultó decisa e stranamente calma. 

Si fissarono a lungo, Elena non sapeva proprio che dire, era caduta dalle nuvole con quella confessione.
-il gatto ti ha mangiato la lingua?-
Lei gli lanció un'occhiataccia.

-fanculo, sapevo che me ne sarei pentito. Dimentica quel che ho detto- la rabbia nella sua voce ritornó prepotente, mentre si allontanava per entrare in camera sua e sbattere violentemente la porta.

Lasció Elena da sola, in preda ai suoi pensieri, confusioni e preoccupazioni.

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when love knocks on your doorDove le storie prendono vita. Scoprilo ora