t h i r t y o n e

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I think I just broke my thumb

Il mattino seguente si era svegliata in maniera pessima, probabilmente aveva passato una delle notti peggiori di tutta la sua vita.
Harry l'aveva accompagnata a casa, l'aveva messa a letto e l'aveva consolata un bel po'.

Verso le sei di mattina si era alzata ed aveva ammirato l'alba dalla terrazza del piano inferiore con una tazza di latte caldo, il suo libro preferito ovvero Il Ritratto di Dorian Gray ed una sigaretta tra le dita.

Non era concentrata sulla lettura, non era concentrata su niente in particolare, infatti quasi si brució il ginocchio con la cenere della Camel.

Aveva ancora le guance umide per le lacrime e il latte stava facendo il suo compito infatti sentiva le palpebre abbastanza pesanti e per questo tornó a dormire.

Quando si risveglió fu a causa di qualcuno che urlava al piano di sotto.
Al secondo grido capì che era Andrea, arrabbiato a morte con Alessandro perché aveva barato a Fortnite.

Non aveva per niente voglia di vederlo, ma stava morendo di fame quindi scese le scale in punta di piedi ed andó in cucina, mentre Andrea inveiva contro Adam e Scott.
C'era anche Harry che le fece l'occhiolino quando la vide passare dietro di loro.

Appena si trovó davanti al frigorifero emise un sospiro di sollievo. Chissà per quanto tempo sarebbe andata avanti questa evitarsi? Sicuramente fino a quando lui non avesse chiesto scusa.

-posso aggiungere la silenziosità di un gatto tra le tue doti?- si giró con la seconda tazza di latte della giornata in mano e vide Harry.
Aveva un occhio nero e un taglio profondo sul labbro. Lei capì il perché e non fece a meno di non sentirsi in colpa.
-mi dispiace, non avrei voluto metterti in mezzo-
-tranquilla, non è la prima volta che faccio a pugni con Andrea e di sicuro non sarà nemmeno l'ultima- alzó le spalle mentre Elena si sedeva con i gomiti appoggiati sull'isola della cucina e una gamba piegata sotto al corpo.

Inzuppó un paio di biscotti nel latte caldo, quello era il suo pranzo, la sua colazione e forse anche la sua merenda.
Non aveva molta fame, il suo stomaco sigillato.
-tu, invece, come stai?- le rubó una Gocciola dal sacchetto, che veniva direttamente dall'Italia.

-abbastanza di merda e prevedo che ci staró per un bel pezzo visto che non ho voglia nè di parlargli nè di vederlo- disse tra un sorso e l'altro.
-non dire così. Sono sicuro che si risolverà tutto. Due persone come voi non sono fatte per stare distanti-

Harry la abbracció la dietro ed appoggió la guancia contro la sua.
Aveva proprio bisogno di calore e soprattutto di quello dei suoi amici.
-mi dai un altro biscotto- le sussurró.
-certo, piccolino- inzuppó la Gocciola nel latte e la alzó affinchè il riccio potesse sgranocchiarla.

-non chiamarmi così lentiggine, non è mascolino- rise avvolgendo meglio le braccia attonrno alla vita sottile.
Percepiva benissimo il suo odore, muschio. Lui era l'unico degli amici di Andrea che non fumava.

-sai, da questa angolazione ho una visuale fantastica delle tue tette-
Elena sgranó gli occhi e gli tiró una gomitata nelle costole, tanto da farlo indietreggiare.

-stronzetta, adesso me la paghi!- lei saltó giù dallo sgabello ed inizió a correre per tutta la cucina con Goeffry dietro che tentava di raggiungerla.

Avevano entrambi il fiatone quando lui ci riuscì e la circondó con le braccia lunghissima per farle il sollettico.

Nella stanza entró Andrea con uno sguardo freddo e distaccato, tant'è che i due amici si fermarono subito e i loro sorrisi sparirono nel nulla.
-no, ma tranquilli, continuate pure con quel che stavate facendo-

Elena notó come stringeva forte la mano attorno alla maniglia del frigo ovvero fino a far diventare le nocche bianche.
Serrava la mascella e guardava fisso l'interno del refrigeratore per evitare di possre lo sguardo sulla bionda.

-Harry, puoi lasciarci un attimo da soli? Grazie-
Il riccio uscì dalla stanza, appena arrivó sullo stipite si voltó ed alzó i pollici verso la ragazza. Servivano per farle coraggio, tanto Andrea non poteva vederlo, ma nemmeno Goeffry vide che il biondo stava scimmiottando la maniera in cui parlava lei accentuando l'accento milanese.

-intanto il verso, non me lo fai. Quindi parliamo da persone civili, capito?- Elena aveva già perso la pazienza a causa di quell'unica azione.
-oh ma vaffanculo!- lui roteó gli occhi e si aprì una birra.
-vaffanculo io? Vaffanculo te!- esclamó lei offesa. Forse in maniera troppo acuta, forse l'aveva sentita tutto l'appartamento.

Non aveva intenzione di continuare a mandarsi a quel paese a vicenda, proprio per niente.

-sai, ho visto quanto sei incazzata con me tanto da gettarti tra le braccia del primo che passa!-
-stai forse insinuando qualcosa, Sacchi?-
-no, ma ti pare- rispose sarcastico allargando le braccia e facendole cadere rumorosamente sui fianchi.

-bene, perché non ti permetto di parlare di me, non dopo quello che mi hai fatto!-
-senti, ma si può sapere che cazzo vuoi? Non sei la mia fidanzata, non ci siamo fatte promesse di alcun tipo!-

Lui si trovó con le spalle al muro, non sapeva come ribattere.

-il caso vuole che l'unica cosa che mi avevi giurato era che non saresti andato a letto con nessun'altra. Ecco non sei riuscito a rispettare nemmeno la più banale!-
-tu non sei nessuno per dirmi cosa fare-

Si rese conto dopo delle lacrime che scorrevano sulle guance della bionda. L'aveva ferita di nuovo. Non bastava il casino fatto la sera prima, stava girando il coltello nella piaga.
Gli fece male vederla tremante, piccola ed indifesa.

-hai ragione, non sono nessuno e così nemmeno tu sei qualcuno per me. Da adesso siamo come sconosciuti- disse tra le lacrime andandosene.

Andrea riuscì ad afferrarla in tempo per un braccio.
Non ci pensó molto e la bació, poi insinuó la lingua tra le labbra della bionda che si muoveva ferocemente per staccarsi da lui.

Le loro lingue lottarono frenetiche l'una contro l'altra ed Elena sembrava aver smesso di opporre resistenza.

Ad un tratto Andrea sentì un dolore lancinante alla guancia e poi un rantolo strozzato.
Realizzò che lei gli aveva appena tirato un pugno sullo zigomo.
Aprì gli occhi e vide la bionda che si teneva una mano con l'altra mentre era piegata in due con le lacrime agli occhi.

Aveva fatto la cazzata più grande che avesse potuto fare.

-penso di essermi rotta il pollice- disse tra i singhiozzi.

when love knocks on your doorDove le storie prendono vita. Scoprilo ora