t w e n t y e i g h t

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A perfect date
with a horrible beginning

Alle otto in punto Andrea era in piedi davanti alle scale, vestito con una giacca nera e una camicia bianca, aspettava che Elena scendesse.

Appena la vide perse un battito. Indossava un vestito grigio aderente, fin troppo aderente, con i collant neri e un paio di tacchi.
Avrebbe dovuto e soprattutto voluto piantare una pallottola nei coglioni degli uomini che la guardavano.

-per quanto tempo vuoi rimanere lì impalato?- alzó un sopracciglio mentre indossava il giacchino di jeans.
Era ancora arrabbiata con lui e si notava da come lo guardava, nonostante si impegnasse per non farlo notare.
-uhm, sì andiamo-

Rimasero in silenzio per tutto il tragitto dall'appartamento fino al ristorante, che si trovava di fronte al Big Ben e dava direttamente sul Tamigi.
L'interno era tutto decorato con una pittura su parete che assomigliava alla Cappella Sistina.
Era davvero fantastico, ma Elena doveva mantenere la parte dell'"incazzata" quindi rimase zitta.

-spero che il tavolo sia di vostro gradimento, torneró quando sarete pronti per ordinare- disse la cameriera lanciando fin troppe occhiatine ad Andrea, il quale fu beccato un paio di volte a sorriderle malizioso.

La bionda scosse impercettibilmente la testa, non sarebbe mai cambiato.
Doveva ammettere che era proprio mozzafiato vestito in quel modo.

-che cosa gradite?- chiese la stessa cameriera, tornata un paio di minuti dopo come promesso.
-un risotto al nero di seppia- ammiccó nella sua direzione.
A quel punto Elena non ci vide più dalla rabbia.
-io invece gradirei che tu la smettessi di fissare il mio fidanzato e un filetto di coniglio, grazie- sorrise come una stronza e chiuse il libro del menù in malo modo.

La cameriera se ne andó via offesa e sconsolato, con la coda tra le gambe.
-per fortuna che non sei gelosa- disse Andrea con un vago fare malizioso, come se la frase avesse avuto un secondo senso.
-è divertente metterti i bastoni fra le ruote mentre cerchi di concludere con la prima puttanella che passa- gli fece l'occhiolino e bevve un sorso di vino.

-sei la migliore di tutte, Marcatton- sorrise e a sua volta bevve un po' di quel liquido rosso.
-siamo passati ai cognomi, Sacchi?- domandó piegando la testa di lato.
Arrivarono i loro piatti, portati da una persona diversa, un uomo. Forse quella di prima ha preso paura vedendo la "fidanzata pscicopatica" di Andrea.

Quando il biondo notó il cameriere, lanció uno sguardo divertito alla ragazza che gli stava di fronte e che ricambió.
Era proprio bella mentre sorrideva.
-non lo so, sei ancora arrabbiata con me?- riprese il discorso di prima e si appoggió allo schienale della sedia.
-sono sempre arrabbiata con te, per un motivo o per un altro. È la prassi-

-a me non sembra, di solito l'incazzatura ti passa dopo pochi minuti- ghignó divertito.
-quanto si vede che non conosci affatto, io perdono ma non dimentico e quando meno te lo aspetti, ovvero quando litigheremo pesantemente, saró lì per rinfacciarti tutto. Sono o non sono una futura avvocatessa?- alzó un angolo della bocca.

-ricordami di non litigare con te dopo la laurea-  sorrise appena.
-quanto sei incazzata da uno a dieci, in questo momento?-
-non hai ancora visto nulla e comunque tra il quattro ed il cinque-

Lui alzó un sopracciglio sorpreso e divertito, pensava davvero molto peggio.

Il resto del tempo rimasero in silenzio, ognuno immerso nei propri pensieri.
Uscirono dal ristorante ed Andrea decise di prenderla per mano ed incrociare le loro dita.

-dove mi porti adesso?-
-proprio lì- indicó la ruota panoramica più caratteristica di Londra, il suo occhio.
Ci erano praticamente sotto, infatti si avvicinarono al luogo dove fare i biglietti.
-ma il London Eye non è chiuso a quest'ora?- alzó un sopracciglio confusa.

-conosco il tizio che ci lavora e mi deve un bel po' di favori...vero Markus?- sorrise sghembo al ragazzo dall'aria annoiata che gli doveva i soldi.
-sfortunatamente sì, bella la tua pollastra- lanció uno sguardo malizioso ad Elena.
Lei alzó il dito medio con tanto di Resting Bitch Face.

-non un'altra parola o giuro che, come ti ho tolto il debito, te lo raddoppio- gli disse con fare duro e la mascella contratta.
Il ragazzo si scusó varie volte e poi porse i biglietti alla coppia che entró in una delle cabine.
-comunque la mia pollastra è più stronza di me!- urló Andrea prima che le porte si chiudessero.

Elena scoppió a ridere a quella frase.
-sei matto da legare- sospiró appena terminate le risa.

-visto che ora stiamo parlando, posso dirti quanto sei bella stasera- la prese per il polso costringendola a sedersi sulle sue cosce.
-stavamo parlando anche prima- sussurro lei appena Andrea appoggió le mani alla base della sua schiena.
-prima eri incazzata- rispose ovvio e le sistemó i capelli portandoli dietro alle spalle.
Lei scosse la testa per poi ridacchiare.

-me lo dai un bacio? Sento la mancanza delle tue labbra da stamattina- sorrise malizioso e divertito.
-di quali labbra stai parlando?- inarcó un sopracciglio lei.
-mi conosci troppo bene, lentiggine-

Le loro labbra si scontrarono varie volte e poi iniziarono a muoversi in sintonia l'una contro l'altra. Elena si aggrappó al collo del ragazzo per non cadere e giocó con i capelli corti della sua nuca.
In poco tempo le lingue entrarono in contatto instaurando una danza tutta loro.

Si ritrovarono distesi ed avvinghiati sul sedile della cabina.
Il vestito della bionda si era alzato e Andrea si trovava posizionato tra le gambe di lei.

-Sacchi, non possiamo farlo su una cabina della London Eye- disse lei allarmata quando la mano del suo coinquilino finì sul suo seno.

-mi stai facendo impazzire così- sussurró Andrea senza fiato indicando con gli occhi il cavallo dei pantaloni visibilmente teso.

Ricominciarono a baciarsi, rimanendo a debita distanza l'uno dall'altra per non peggiorare la situazione.

Erano arrivati a terra così uscirono dalla cabina, diretti ovviamente a casa per terminare quello che avevano iniziato.

-ci prendiamo un kebab?- domandó Elena passando davanti ad una bancarella che lo vendeva.
-cioè io ho appena speso un patrimonio per cenare in quel ristorante e tu mi dici che hai ancora fame?- esclamó ridendo, ma la ragazza era già lontana che ordinava lo spuntino di mezzanotte, come segnava il Big Ben.

Scosse la testa e raggiunse la bionda che aveva già in mano un cartoccio di carta argentata.

-se non fossi così insopportabile ti avrei già sposato- commentó quando la vide addentare di gusto il kebab.
-ce ne sono a centinaia di ragazze come me, di sicuro ne troverai una che soddisfa le tue aspettative...non ti batto la mano sulla spalla perché è sporca di maionese- alzó le spalle nella seconda parte della frase e parló con la bocca piena.
-sei la prima ragazza che vedo mangiare con così tanto appetito, o meglio, divorare- sorrise vagamente divertito.

Lei non rispose e continuó ad assaporare quel pasto, anche perché erano praticamente arrivati a casa.

-vado fuori a fumare- disse lei e buttó la carta d'alluminio nel cestino sotto al lavabo della cucina.
-vengo anch'io-
-complimenti per l'accendino- sorrise lei ironica appena il ragazzo si accese la canna.
-grazie, credo che me lo abbia regalato una ragazza bellissima, anche se con un carattere di merda- le prese il mento tra il pollice e l'indice e la bació lentamente.
-non è una bella cosa da dire al primo appuntamento- commentó mordendosi il labbro.
-siamo a casa, il nostro primo appuntamento è finito e devo dire che è andato alla grande-
-umh sì, non male- sorrise sardonica sbuffando il fumo.

-hai il sapore del kebab, stronzetta- fece un tiro e poi la bació.

when love knocks on your doorDove le storie prendono vita. Scoprilo ora