Silenziosa

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Tutti ammassati, tutti che urlavano a ritmo con la musica. Tutti con il respiro affannato e gli occhi lucidi per il troppo alcool presente in corpo. Tutti che si muovevano e si agitavano nel mezzo della folla, chi continuava a bere, chi cercava qualcuno che ci stesse.

In tutto quel caos, la luce bassa, la musica troppo alta, l'aria pesante, poco spazio libero, c'eri tu seduta in un angolo del piano superiore, dove erano ammassati i giubbotti e sul divanetto sporco rimaneva poco spazio. C'eri tu, nascosta lì, attenta a non farti notare, attenta a nascondere il tuo piccolo angolino per evitare che la folla lo invadesse.

Ti vidi da lontano, con la coda dell'occhio, mentre con lo sguardo vagavo per cercare il bagno. Arrivai lì curioso, non perché ti conoscessi, solo perché mi incuriosivi. Ecco, forse per quello. O forse la presi come una scusa per sedermi su alcuni cappotti caduti a terra, con la schiena appoggiata al muro. Sul divanetto c'era troppo poco spazio, ti avrei sicuramente imbarazzata.

Ma quando ti vidi, sembravi tutto fuorché imbarazzata.

"Che ci fai qui?" ti chiesi con un sorrisetto.

Mi guardasti confusa, senza dire nulla.

Perché non rispondevi?

"Uhmm, okay" dissi piano, senza sapere cosa dire.

Mi dedicasti un'occhiata veloce, prima di ritirare fuori il libro che avevi nascosto sotto una giacchetta rossa. Leggevi? Sì, stavi proprio leggendo, nel mezzo di una festa.

"Non ti piacciono le discoteche, vedo"

Scuotesti il capo, continuando a leggere. Con quale luce poi? La situazione faceva abbastanza ridere, sai?

"E allora perché sei qui?"

Ancora nulla, questa volta non mi facesti neanche un cenno. Che ci facevo là, a parlare da solo non lo sapevo neanche io. Dovevo dire qualcosa, non potevo starmene zitto e sembrare un pedofilo che ti guardava e basta.

"Che libro è?" mi inventai sul momento, cercando di farmi sentire nonostante la musica proveniente di sotto. Almeno lì era meno forte, la presi come scusa per rimanere ancora un po'.

Mi mostrasti il libro, tenendo l'indice tra le pagine per non perdere il segno.

Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde, lessi sulla copertina, mentre tu studiavi il mio volto.

"Bellissimo" dissi forte, facendo un sorriso "è davvero un bel libro, non trovi?"

Tu aggrottasti le sopracciglia, con uno sguardo divertito per il mio tono forse troppo entusiasta. Sembravi ribadirmi il mio aspetto, sembravi volermi far notare che non sembravo proprio il tipo più acculturato del mondo, con i miei jeans strappati e i capelli che andavano da tutte le parti. Tu invece, con quella lunga coda sfatta e la felpa fin troppo abbondante per il tuo fisico minuto, parevi la personificazione della bellezza di chi non vuole farsi notare, di chi si apparta tra gli scaffali di una vecchia biblioteca pur di non essere al centro dell'attenzione.

"Cioè la trama" cercai di rimediare "La trama è molto avvincente" mi schiarii la voce "I personaggi sono" gesticolai cercando il tuo sguardo "Capisci cosa intendo, no? L'ambiente della casa di Jack la la cucina(?) poi" mi guardasti stranita "No, non la cucina, il bagno. La camera da letto?" mi passai la mano tra i capelli, cercando qualcosa che accumunasse tutti i libri. Ma poi, che forma aveva un libro? "No, intendo che il suo amico Iris" com'è che si chiamava? "Hi... Ai cioè lui è un buon" mi passai la mano sulla bocca "lui... sì, un buon amico. Sono proprio una bella coppia, non trovi?"

Annuisti con aria divertita, sapendo benissimo che non sapevo assolutamente di cosa stessi parlando. Con sguardo furbo e interrogativo mi indicasti una figura sulla copertina, un'uomo basso e con i vestiti larghi.

"Cosa ne penso di lui?" mi bagnai le labbra "Lui è..." gesticolai con la mano facendo un gesto simile a quello che facevano gli italiani "Basso" guardai meglio l'immagine "e magro. Cioè sì, davvero un bel personaggio, sì"

Alzasti le sopracciglia, con uno sguardo che chiedeva 'Davvero? Sul serio?'

"Senti vabbè" ammisi lasciandomi ricadere sulla montagna di giubbotti "Non ho la minima idea di cosa parli quel libro"

Non sentii nulla, ma dopo alcuni secondi la tua risata riempì l'aria intorno a noi. E sorrisi anche io, ma cercai di non farlo notare. Avrei provato a farti ridere ancora, quel suono mi faceva sentire bene. Troppo bene.

Girai la testa e ti sorrisi, al che tu diventasti tutta rossa, e riuscii a notarlo anche al buio.

Lentiggini e occhi neri Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora