Cosa ci facevi lì?

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Cosa stavi pensando di preciso? Avevi le cuffiette ficcate nelle orecchie, la coda di cavallo che oscillava ad ogni tuo movimento e il top che ogni tanto si alzava di poco, colpa degli addominali che stavi facendo alla sbarra.
Non l'avevo mai vista una ragazza in palestra, sai? Beh almeno non in questa. La sala non era enorme, ma fidati neanche piccola, e quando era piena c'erano solo maschi. Tanti ammassi di muscoli e tatuaggi che giravano per la sala con i pesi in mano. E tu?
Tu che ci facevi lì?
Qualche mese prima sei arrivasti calma, rilassata e senza dar conto a tutti quei fischi che ti lanciavano dietro. Anzi, a volte rispondevi pure, ironicamente, con un occhiolino.
Inutile dire che per le prime settimane fu tutto un insieme di "Oh, guarda che figa quella" "Hai visto che culo?" "Oh, sì, ma credo proprio che non durerà. Fidati, tempo qualche giorno e se ne andrà in un posto più per signorine come lei".
Invece passarono giorni, settimane, mesi. E tu eri ancora là.
Rimanevi sempre fino a sera tardi, quando non c'era più nessuno. Come quella sera, solo che ero rimasto io. Rimanevamo sempre, noi due.
Volevo parlarti, di nuovo. Di nuovo perché ero sicuro che non avevi dimenticato le altre sere, quando la barriera di indifferenza si abbassava e venivi da me.

"Allora?" ho chiesto, prendendoti le cosce e tirandoti verso il basso "vuoi restare lassù per quanto tempo ancora?"

"Miseria, mi hai fatto prendere un infarto"

Sei scesa giù, guardandomi con quegli occhioni grigi che solo tu puoi avere.

E poi, dopo poco, ci ritrovammo come sempre più vicini, le mie mani sulla tua vita e le tue sul mio petto.

Me lo chiedo ancora adesso, sai? Cosa ci facevi lì?

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