Nevicava

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Nevicava.
Quel giorno nevicava.
Eravamo tutti ammassati in pullman, due o tre classi di ritorno dal teatro, così infreddoliti che quasi eravamo felici di essere stretti gli uni agli altri.

L'aria era pesante, ma sicuramente meglio di quella gelida che tirava fuori.
Io, personalmente, amavo la neve. Mi piaceva vederla scendere dal cielo e bagnare i vestiti di chi camminava senza un ombrello o un tetto a ptoteggerlo.

Tu invece eri seduta su un seggiolino del bus, appoggiata con la testa al finestrino, e sembravi odiarla. Guardavi con noia e fastidio tutti i piccoli fiocchi che volteggiavano fino ad attecchire al suolo, come zucchero a velo. Avevi le sopracciglia corrucciate, le labbra leggermente pressate tra loro.

E perché ti piaceva così poco, la neve? Non so, non parlavi.
Eravamo poco distanti, ma per tutto il tempo del tragitto ti ho solo osservata, senza parlarti.

Cos'altro c'è da dire?
Beh, solo che con i tuoi occhi neri scrutavi quella distesa bianca con la mesta pigrizia di chi odia il freddo, senza curarti di nascondere questo a chi ti guardava. Avevi gli occhi scuri, le labbra rosse, i capelli biondi.
E le lentiggini, tante piccole lentiggini che sembravano neve nera sulla tua pelle lattea.

Il prof affermò che stavamo per scendere. Tu ti girasti, mi vedesti, ma non dicesti nulla. Io invece venni da te e, senza dire una parola, ti alzai il cappuccio sulla testa.

Alzai le spalle: "Se non ti piace quando cade la neve, allora non credo che ti piaccia neanche avercela in testa"

Lentiggini e occhi neri Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora