Chapter twenty-seven

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" They point fingers at me

but I don't care at all

whatever the reason for your criticism is

i know what I am

i know what I want

i never gon' change

i never gon' trade "






























Poteva andare peggio di così?

Affermativo.

Impalata al centro del lungo corridoio, faceva guizzare i suoi occhi da una parte all'altra in quella scuola fin troppo grande, per i suoi gusti.

Decise quindi di muovere i suoi piedi producendo così un rumore sordo ed echggiante, scostandosi alcune volte delle ciocche di capelli da davanti al viso.

«Oh, dannazione! E' così diverso da Roma.» Sussurrò esasperata, alludendo alla sua chiassosissima scuola a Roma.

Beh, la differenza era palpabile.

Appoggiò la sua schiena contro uno dei tanti pilastri sparsi lungo i corridoi, quasi rassegnata di seguire la sua prima ora nella SOPA.

Ricontrollò ancora una volta la sua scheda oraria, alzando poi il capo per ispezionare nuovamente ciò che la circondava riabbassando lo sguardo, sconvolta.

Li avrebbe ammazzati o meglio, lo avrebbe ammazzato.

Sì, perchè era stato lui a convincerla a seguire le lezioni presso la SOPA e sempre lui ad iscriverla in quella scuola, e quindi ad iscriverla anche nei dipartimenti in cui si volesse specializzare.

Dipartimento di musica andava più che bene, certo, sennò perchè avrebbe dovuto scegliere quella scuola? Che poi nemmeno quella situazione la convinceva, tutto troppo strano, andiamo, l'avevano presa senza nemmeno fare un test d'ingresso.

Come pensava, tutto molto strano.

La cosa che la mandava più in bestia era leggere, sulla scheda oraria, che oltre al dipartimento di musica avrebbe dovuto seguire anche i corsi del dipartimento di danza pratica.

Semplicemente lo avrebbe prima steso con un sonoro cazzotto sul naso, farlo diventare pelato era uno dei suoi più ambiziosi desideri, staccandogli i testicoli per poi infilarglieli su per il deretano.

Il suo prezioso sogno nel cassetto, quello era.

Altro che diventare principesse o astronauti.

«Ma che diamine, pezzo di stronzo!» Gridò rabbiosa, sputando offese e possibili torture da fargli una volta tornata a casa.

E come un miraggio, un'illuminazione divina, un segno del destino, o una semplice botta di culo, passò davanti a lei un ragazzo con addosso la sua fottuta divisa color senape perfetta.

«Scusa, hey tu!» Richiamò la sua attenzione quando vide che si stava allontanado, cercando al tempo stesso di ridurre la distanza che li separava.

Quando però capì che il ragazzo dai capelli castani non era affatto intenzionato a fermarsi o quantomeno a liquidarla con una semplice scusa, per poco non uscì del fumo dalle sue orecchie.

Lo raggiunse con lunghe falcate, superando la sua alta figura, parandosi successivamente difronte al ragazzo.

«Hey gioia, quando si viene chiamati si ha la decenza di rispondere, almeno dalle mie parti funziona così!» Esclamò venendo investita nuovamente dalla rabbia, spintonando la spalla del più alto con l'indice.

𝐕𝐀𝐌𝐏𝐈𝐑𝐄'𝐒 𝐁𝐀𝐂𝐊Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora