Chapter forty-two

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" What is it i'm feeling?

'cause i can't let it go

if seeing is believing

i already know "























Il riposo di Ron fu tormentato e straziante. Le palpebre avevano un disperato bisogno di chiudersi ed il cervello di spegnersi, nel vano tentativo di alleviare il dolore persistente alle tempie e lenire quello strano macigno che si era depositato all'altezza del suo stomaco.

Se da una parte c'era la contentezza di aver vicino a se Max, dall'altra vi era la dolorosa lontananza di Tae-Min.

Chiuse gli occhi, e le sue ciglia crearono delle mezzelune sulla pelle. Sospirò.

Dal momento in cui informò Tae-Min della sua scelta, il contatto si interruppe in modo brusco. E fin lì tutto bene, ma col passare dei minuti, delle ore, il suo corpo diede dei segnali d'allarme. Si rimproverò malamente, cercò di incassare profondi respiri consapevole che avrebbe dovuto fare i salti di gioia, che finalmente aveva ottenuto ciò che desiderava da tempo, la libertà.

Doveva sentirsi soddisfatta e sollevata di aver riottenuto la sua intimità. Allora perché si sentiva spoglia, vuota? perché avvertiva la pesantezza dell'abbandono?

Era quello a mandare il suo sonno a puttane.

Era notte fonda, e di solito i ragazzi non erano a casa. Max invece aveva esplicitamente detto di non voler rimanere in quel posto, ed il modo in cui buttò fuori le parole e la strana ansia palesata in viso le fecero capire che ancora una volta le stava nascondendo qualcosa. O per essere più precisi, non le aveva raccontato tutto.

La casa era immersa nel silenzio; la luna fluttuava nel vasto cielo di Seoul, catturava tutta la luce di quel posto rigettandola poi in carichi lampi di luce bianca contro il vetro della sua camera da letto.

Era anche quello a darle sui nervi.

Per qualche motivo, gli eventi di quel giorno mutarono in una massa sconnessa e indistinta nel cervello già disordinato di Ron. I suoi occhi erano rimasti fissi sul soffitto per un lasso tempo che pareva infinito. Si sentiva così tremendamente sciocca.

D'altro canto non si era mai sentita così sola, così vuota e così priva di calore che nemmeno le sue braccia avvolte attorno alle sue gambe le davano conforto.

Perchè la sua vita non poteva semplicemente riprendere il suo normale scorrimento?
Si mise in piedi, camminava su e giù per la stanza. Accese la luce, sperando che quella luce l'aiutasse a far chiarezza ma nel suo cervello regnava ancora il delirio. Scosse la testa, e le dita tamburellavano nervose sopra le braccia. Cosa fare?

Aveva provato di tutto, stare al telefono, provare ad andare in bagno, persino seguire bizzarri tutorial su come addormentarsi in due minuti, finendo poi col vedere dei delfini che ridono, castori che costruiscono dighe ed alcuni gameplay. Insomma, tutto nella norma.

Nonostante ciò tornava a punto e a capo, fossilizzandosi sul problema principale: cosa fare con Tae-Min? Non poteva assolutamente negare di sentire delle forti emozioni nei suoi confronti, ma che genere di emozioni? Tutto il suo corpo le urlava di andarsene, il buonsenso le diceva che quel posto era pericoloso per una comune mortale, di sparire dalla vita di quei cinque ragazzi e magari anche dalla vita di Max. Insomma, quelle creature si cibavano di sangue!

Diciamo che la tranquillità non era assicurata, ecco.
Aveva la possibilità di tornarsene in Italia, perché c'era sempre qualcuno ad aspettarla, anche se la sua stabilità economica era pari a zero. Ma era pronta a tutto, si sarebbe rimboccata le maniche ed avrebbe aiutato i suoi a rimettere in sesto le cose.

𝐕𝐀𝐌𝐏𝐈𝐑𝐄'𝐒 𝐁𝐀𝐂𝐊Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora