Capitolo 34

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CHLOE

Mi sono innamorata?

Sì, sono sconsideratamente, disperatamente, miseramente innamorata e lo ammetto a me stessa un pomeriggio, quando Flavio, dinanzi a una tazza di tè in una rinomata caffetteria londinese, con la voce degli Skunk Anansie di Hedonism in sottofondo, mi spiazza con un'affermazione a dir poco destabilizzante.

«Chloe, mi fai stare bene, davvero...» esordisce prima di avvicinare la tazza alla bocca.

«Ma?» lo incalzo io assolutamente impreparata a qualsiasi tipo di confessione, e, a dire il vero, quella che sta per avvenire ha tutta l'aria di essere una confessione piuttosto tormentata.

Flavio si passa la mano tra i capelli e alza la testa verso il soffitto. Allora capisco che la sua imminente dichiarazione sarà stata ben più che tormentata.

«Ma... Io non voglio impegnarmi. È bene che tu sappia che da me non puoi aspettarti nessuna storia d'amore» dice. Si allenta il nodo della cravatta e sposta lo sguardo da un'altra parte per evitare il mio.

Strabuzzo gli occhi e devo sforzarmi di non scoppiare in una fragorosa risata isterica.

«Non ti facevo amante dei Beatles... e neppure delle relazioni aperte» è l'unica frase che riesco a pronunciare.

Lui beve ancora e afferra un biscotto dal piattino. «Non mi piacciono le "storie aperte", semplicemente non amo prendere in giro le ragazze. Non sono il genere di uomo con il quale fare progetti a lungo termine.»

«Se per questo neppure io, puoi chiedere referenze alle mie vecchie fiamme» commento con una certa ironia.

Flavio accenna un sorriso che non riesco a interpretare, sembra sollevato dalla mia affermazione, eppure si instilla in me il dubbio che la sua smorfia lievemente ilare esprima solo il tentativo di dissimulare la sorpresa.

«Non voglio sensi di colpa se tra noi dovesse finire, un giorno o l'altro.»

«Dai per scontato che sarai tu a troncare tutto, sei piuttosto arrogante, dottor Flavio Solina. Devi sapere che non sono solo gli uomini a comandare certe relazioni. E anche se può sembrarti assurdo, l'emancipazione femminile ha dato alle donne il potere di scegliere liberamente in qualsiasi campo della vita, anche quella affettiva. Ora, se il tuo sermone sul destino dei "trombamici" è finito, io me ne torno al lavoro. Ho alcune cose da terminare.»

Mi alzo, gli lancio un bacio al volo e lascio la caffetteria. A caldo non rifletto sul discorso affrontato, a freddo, invece, mi stupisco del fatto che l'approccio di Flavio nei confronti della nostra relazione mi irrita. E l'irritazione è giustificata da una sola ragione: la certezza di essermene innamorata sul serio.


***


Le settimane trascorrono con una routine alla quale mi sto abituando in maniera inattesa. Sapere che la sera io e Flavio ci vedremo, mi dà un'energia spropositata. Non mi importa nulla del fatto che questa nostra strampalata storia possa finire da un giorno all'altro, anzi, la paura che ogni giorno potrebbe essere l'ultimo, non fa altro che ingigantire il desiderio di passare del tempo con lui. Più i giorni trascorrono, più mi rendo conto che certi benefici dell'innamoramento io non li ho mai provati. Quel costante, leggero senso di nausea, l'improvviso balzo del cuore quando Flavio telefona senza che io me l'aspetti e la perpetua consapevolezza di "avere la testa da un'altra parte" mi anestetizzano le giornate. Tutto intorno mi arriva ovattato, anche le notizie sgradevoli riescono a raggiungermi smorzate. Mi rendo conto che neppure la presenza di mia madre ha più il potere di destabilizzarmi come un tempo e quando ne parlo al dottor Prince, lui mi fa capire che non è solo merito del "risveglio dell'amore", ma che è l'intero contesto della mia vita a essersi capovolto e con esso la percezione di ogni aspetto della mia esistenza.

Eppure, un tassello non riesce proprio a incastrarsi nel complicato puzzle che ho in testa, si tratta dei repentini cambiamenti di umore di Flavio. Lui è convinto che io non me ne accorga, invece ai miei occhi è lampante il fatto che spesso, nei momenti meno prevedibili, si estranei completamente da ciò che sta vivendo. Io divento invisibile e lui viene inghiottito in una dimensione a me del tutto ignota.

Facciamo l'amore a ogni incontro e quella fusione di corpi è come una dose massiccia di Prozac per entrambi. Ci riconciliamo col mondo e con noi stessi, ai baci seguono le tenerezze e la meravigliosa sensazione che soppianta il piacere fisico e che regala istanti di sconfinata felicità.

Una notte faccio il sogno di sempre, quello della chiave, della porta e del serpente, ma questa volta è tutto diverso.

Riesco ad aprire il portone di casa senza problemi, e una volta dentro mi accorgo che è il mio appartamento, non più quello dei miei genitori. C'è ancora il serpente dalla pelle traslucida aggrovigliato in un angolo del pavimento, la sua lingua rossa entra e esce dalla bocca come sempre, ma io non sento la paralisi impadronirsi di me e della mia volontà. Cammino dritta verso l'essere viscido e inquietante, mi accovaccio e lo afferro. Stringo forte ma non troppo, non voglio ucciderlo, solo dominarlo, fargli capire che la sua vita è nella mia mano e che non sarà più in grado di condizionarmi. Alzo gli occhi e scorgo una teca poco più in là, la apro e lo chiudo dentro.

Ridammi indietro il cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora