Capitolo 35

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Buongiorno mie care,

scrivo due righe per chiedervi scusa, so che aspettate da un po' gli aggiornamenti, ma purtroppo nelle ultime settimane ho dovuto reagire alla perdita più brutta della mia vita, quella di mio padre. Tornare alla normalità non è facile, ma necessario per rimettere in sesto i cocci. Quindi, dopo un periodo di assestamento, che poi è un tira e molla tra ricordi nostalgici e malinconia cronica, spero di rimettermi in pari con la storia.

Buona lettura


FLAVIO

Un giradischi vintage, acquistato in una bancarella al Greenwich Market, diffonde nella stanza How deep is your love dei Bee Gees. Sono disteso nel mio letto, Chloe è accanto a me che guarda il soffitto, la pelle liscia della sua gamba sfiora la mia. Abbiamo fatto l'amore e mi sento stordito e appagato allo stesso tempo. Il corpo di Chloe è un santuario attraverso il quale riesco ad azzerare qualsiasi altro pensiero, raggiungendo la distensione mentale di cui ho un angosciante bisogno e tutte le volte ho la percezione di potercela fare di nuovo, di riuscire a lasciarmi andare ancora, nonostante tutto.

Resto a contemplare anche io il soffitto bianco e l'intonaco lievemente scrostato nell'angolo accanto alla finestra. Poi, proprio mentre la testa è lì per fare il maledetto salto pindarico verso ricordi nostalgici, Chloe mi anticipa.

«Perché non torni da lei?» chiede con disinvoltura.

Smetto di respirare per qualche secondo. La testa rimane incollata sul cuscino, gli occhi fermi a guardare un punto imprecisato davanti a me.

«Di cosa parli?» sussurro mascherando la consapevolezza di capire a cosa lei si sta riferendo.

«Non fingere con me, Flavio. Sai benissimo a cosa mi sto riferendo. Parlo della donna che ami e che non sono io.» Gira su un lato, scivola sopra il mio corpo e sposta appena il lenzuolo per baciarmi sul petto. Nel punto lambito dalle sue labbra, Chloe poggia il viso, strusciando la guancia all'altezza dello sterno. Vedo la sua testa salire e scendere seguendo il ritmo del mio respiro e così, in una silenziosa contemplazione, resta ad aspettare la mia risposta.

«Non amo nessuna donna» mormoro incolore.

«Non dire stronzate.»

Mi sposto di colpo costringendola a cambiare posizione, dal mio volto traspare una naturale ostilità a parlare di certi argomenti.

Chloe si alza, raccoglie i panni a terra e si riveste velocemente.

«Dove vai?»

«A casa.» Nel parlare non mi degna neppure di uno sguardo.

«Ci sei rimasta male?» continuo a incalzarla ignorando la possibilità che lei mi mandi al diavolo.

«Va' al diavolo, Flavio.»

Appunto.

Me ne vado in cucina a versarmi dell'acqua in un bicchiere. Di certo non la pregherò di restare, Chloe sa benissimo che questo è il massimo che posso concederle e non perché non meriti di più, ma perché non riesco a fare altro.

«Te l'avevo detto che con me non avresti avuto la storia che ti aspettavi.»

Chloe afferra il giubbotto posato sul divano, mi guarda truce, poi dice: «Non recriminare. Non ti sto chiedendo di darmi ciò che non puoi, ma la tua aridità di sentimenti è legata a qualcuno e parlarne con me non ti spedirà all'inferno. Si capisce a occhi chiusi che sei legato a un'altra persona, anche se lo rinneghi con tutte le tue forze».

Mi poggio di schiena contro il frigorifero, incrocio le gambe e bevo, un lungo sorso di acqua che mi aiuterà a ingoiare il rospo appeso in gola.

«Allora perché perdi il tuo tempo dietro a un uomo che pensa a un'altra?» sputo subito dopo.

Chloe tira su la zip, mette la borsa a tracolla e resta a guardarmi arresa.

«Perché ti amo.»

Poi se ne va.

La casa precipita nel silenzio. Mi trascino di nuovo sul letto, spengo la luce e immerso nel buio pesto della stanza penso al fatto che no, non è vero, io non penso a Giuditta. Io non l'amo. Semplicemente il suo ricordo sopraggiunge nei momenti di buco. Così, a tradimento, nei minuti in cui attendo che Chloe finisca di prepararsi prima di uscire, ad esempio; o durante i titoli di coda di un film al cinema, quando tutti aspettano immobili che vengano riaccese le luci per abbandonare la sala. Penso a Giuditta mentre sono al ristorante, negli attimi in cui Chloe va alla toilette e io resto da solo, oppure quando faccio la fila in banca o al supermercato. Penso a Giuditta dopo aver fatto l'amore con Chloe, nell'istante in cui nessuno dei due ha voglia di parlare. Ecco, sì, lo ammetto, penso ancora a lei, a Giuditta. Ma solo qualche volta.

Questa sera mi rendoconto di aver superato un'altra fase del mio lutto d'amore. Dopo la negazione,la rabbia e la negoziazione, sto vivendo il mio attimo di depressione. Untransitorio disturbo dell'umore che mi fa vivere dondolate emotiveassolutamente necessarie per riabilitare me stesso.    

Ridammi indietro il cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora