Capitolo 30

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CHLOE

Sono sdraiata sul letto, le gambe poggiate sulla parete e la girandola stretta in mano. L'atmosfera è una di quelle che, se sei in una stanza con un uomo, le possibilità sono due: affrontare un discorso filosofico-esistenziale, oppure fare altro. Qualcosa di romanticamente fisico, intendo.

Fisso il soffitto e le ombre che l'abatjour proietta sul muro, la grandine picchia con una certa veemenza sul vetro della finestra.

La domanda mi esce di bocca spontaneamente: «Cosa ti ha fatto per trasformarti così?»

In realtà è da un po' che questa curiosità mi frulla in testa, ma ogni occasione passata non mi sembrava adatta ad affrontare un simile argomento. Insomma, si vede lontano un miglio che Flavio è uscito da qualche relazione complicata, il che giustificherebbe, in parte - solo in parte -, certi atteggiamenti avuti con me.

«Cosa?» risponde lui, ma il suono della sua voce lo tradisce.

Ha capito bene, ma non sa cosa rispondere, evidentemente. O forse, non ha voglia di parlarne, e trattandosi di un uomo - estremamente orgoglioso, peraltro - non è poi una cosa troppo strana.

Mi metto a sedere sul letto, poso la girandola sul comodino e gattono sopra il materasso fino a raggiungere il bordo, Flavio è seduto su una poltroncina accanto al letto.

L'osservo da vicino e mi accorgo che i suoi splendidi occhi blu sono accigliati.

«Parlo della donna che ha avuto su di te un pessimo influsso, se posso permettermi.»

Flavio inspira a fondo, le narici si allargano e le labbra non si muovono di un millimetro. Non è in vena di parole. Mi alzo dal letto e cammino verso la porta. «Vado a farmi una doccia. Ceniamo insieme?»

Lui annuisce senza spiccicare parola.

«Proposte alimentari?» domando tornando indietro e avvicinandomi alla sua schiena. Poggio il mento sulla sua spalla in attesa di una risposta.

«Cucino io, ti va?» propone inaspettatamente.

«Certo che sì.»


***


Dopo essermi docciata, asciugata e vestita, mi presento in cucina, Flavio si volta non appena avverte la mia presenza, tenendo in mano una paletta di legno. La cipolla inizia a sfrigolare nell'olio liberando nella stanza un profumino davvero invitante.

«Sei un uomo pieno di risorse» sussurro avvicinandomi.

«Non ti ci abituare...» mi canzona lui accennando un sorriso. Apre un cassetto del mobile e prende un tagliere.

«Hai parecchi utensili per essere una che non cucina mai.»

«Diciamo che sono previdente, ogni giorno potrebbe essere buono per iniziare a sperimentare qualche ricetta.»

Si posiziona sul tavolo e inizia a tagliare del bacon a strisce sottili.

Mi siedo di fronte a lui e resto a guardarlo soffermandomi a pensare che ogni istante in più trascorso con Flavio, mi obbliga a volerne ancora. Ancora ore, ancora giorni. Una sorta di droga verso la quale comincio a mostrare i primi inevitabili segni di dipendenza. Il che mi turba non poco, dal momento che i rapporti platonici, tipo quello che sto testando con il Doc, non sono propriamente il genere di relazione al quale sono abituata.

È forse questo "l'amore" a cui si riferiva il dottor Prince qualche mese fa?

«Dopo l'incidente ti sei interessato a me per placare il senso di colpa?» chiedo di colpo assecondando la curiosità della mia coscienza.

Flavio affetta l'ultimo pezzo di bacon, posa il coltello e alza gli occhi. Li incolla ai miei e io non riesco più a slacciarmi dal suo sguardo.

«Anche» risponde incolore.

«Ma?»

«Che vuoi sapere, Chloe?»

«Niente in particolare, vorrei solamente conoscere meglio l'uomo del quale mi sto innamorando» sputo di colpo.

Il tempo sembra congelarsi, ho l'impressione che il colorito di Flavio sbianchi di colpo. Restiamo a fissarci senza proferire parola, in cuor mio spero che queste parole siano in grado di scatenare una qualche reazione. Ciò che avviene, invece, è semplicemente causato dalla consapevolezza che l'olio nella padella sta bruciando.

«Accidenti, l'olio!» pronuncia lui dandomi le spalle e precipitandosi a spostare la padella dal fornello.

«Possiamo rifarlo» mormoro. «Il soffritto, intendo.»

«Ah, sì, certo.»

Ci resto male, però, quando mi accorgo che Flavio ha colto al volo il pretesto dell'olio bruciato per svignarsela dalla mia domanda, è palese che non ha intenzione di continuare questa conversazione, nè di dare il giusto peso alla mia romantica confessione. Gli ho appena suggerito un dettaglio importante che mi riguarda, gli ho detto che mi sto innamorando di lui e lui sta deliberatamente eludendo l'argomento.

Solo dopo, mentre siamo a tavola a mangiare, mi dice: «Non innamorarti di me, Chloe. Credimi, ti farei solo del male».

Queste parole mi fano schizzare il cuore in gola. Mi sta snobbando, anzi, per essere precisi, sta snobbando i miei sentimenti, seppur allo stato embrionale, per lui.

Non gli rispondo nemmeno, cerco di trovare, piuttosto, una valida motivazione che giustifichi la sua affermazione. Non la colgo subito, ma solo dopo, quando rimango nella solitudine della mia stanza da letto a riflettere. Ama un'altra donna, questo è l'unica spiegazione che mi sfiora la mente prima di addormentarmi.


Ridammi indietro il cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora