CAPITOLO 13

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Sabrina osservava lo schermo del cellulare, pensierosa.

Aveva chiesto a Allyson di darle qualche minuto in più per prepararsi, ma in realtà voleva solo passare in camera a dare un'occhiata al telefono. Era dispiaciuta che Maria non l'avesse chiamata per chiederle come stava, ma preferiva così. Sarebbe stato difficile spiegarle il motivo per cui aveva deciso di restare a casa di sconosciuti piuttosto che tornare al B&B.

Fece un profondo respiro e si diresse al piano inferiore.

Le scale terminavano in una grande sala su cui si affacciavano diverse porte chiuse e una aperta, da cui proveniva il chiacchiericcio di Allyson e Hayden. Che Clay avesse rinunciato alla cena? Non se ne sarebbe meravigliata dopo come l'aveva trattata il giorno del suo arrivo. Se fosse dipeso da lui l'avrebbe lasciata sul freddo pavimento della cucina, febbricitante e bagnata fradicia.

Le sue speranze svanirono non appena oltrepassò la soglia: Clay era di spalle, seduto su una poltrona davanti al camino. 

«Eccoti finalmente, stavamo per venire a chiamarti!» esclamò Allyson felice

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«Eccoti finalmente, stavamo per venire a chiamarti!» esclamò Allyson felice.

«Io avrei fatto volentieri a meno della sua compagnia sinceramente» commentò Clay senza neanche voltarsi.

«Non fare il cafone e alzati a salutare la tua ospite» ordinò Hayden.

Sabrina pensava che Clay avrebbe ribattuto acidamente anche questa volta, ma non fu così. Il ragazzo si alzò e si diresse nella sua direzione. Si avvicinò più di quanto la buona educazione richiedesse e le poggiò le mani sulle spalle, stringendo la presa.

Sabrina restò in silenzio, sopportando il dolore. Non gli avrebbe dato la soddisfazione di implorare pietà.

«Ben trovata, è un piacere vedere che stai bene. Almeno adesso potrai toglierti dai piedi» le disse Clay all'orecchio, fingendo di chinarsi a darle un bacio sulla guancia.

Sabrina rimase senza parole davanti a tutta quella rabbia a stento contenuta. Si guardò intorno, ma capì che nessuno aveva seguito la scena. Hayden e Allyson erano occupati a imbastire la tavola e non avevano notato il breve, ma intenso, scambio di battute.

«Grazie di avermi ospitata» rispose Sabrina odorando il lieve profumo di ciliegia e cannella proveniente dalla pelle del ragazzo.

«Non che tu mi abbia lasciato scelta» disse lui, tagliente.

Sabrina lo vide allontanarsi e prendere posto a capotavola.

Sarebbe stata una cena lunga e spiacevole.

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