CAPITOLO 49

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«Proprio non vuoi portarmi in braccio, eh?» chiese Sabrina incespicando lungo il sentiero sconnesso. Era già difficile percorrere quella strada alla luce del sole, figuriamoci adesso che riusciva a malapena a scorgere la sagoma di Clay davanti a sé.

«No che non lo farò, non sono il tuo facchino.»

«Hai la super forza, a qualcosa deve per servire.»

«Smettila, altrimenti ti lascio qui.»

«Non lo faresti mai» ridacchiò Sabrina.

Clay corse in avanti, lasciandola sola.

Sabrina continuò ad avanzare, certa che il suo ragazzo la stesse osservando. Le fece strano sentirsi chiamarlo così, ma ormai non c'erano più dubbi sulla piega che aveva preso il loro rapporto: erano una coppia, sotto ogni punto di vista.

Passò davanti a uno dei musei che avevano visto strada facendo e venne attirata da un rumore.

«Adesso ti metti a fare stupidi giochini?» domandò Sabrina avvicinandosi alla costruzione. Di Clay non c'era traccia.

«Insomma la vuoi smettere?» urlò. «È tardi e sono stanca. Tu sarai pure indistruttibile, ma io non lo sono.»

Sentì un fruscio provenire da un cespuglio lì vicino. «Esci fuori, ci manca solo che io debba passare le prossime ore a sfilarti di dosso le spine di qualche cactus.»

Non rispose nessuno e Sabrina cominciò a provare un senso di inquietudine.

Il suo istinto si era improvvisamente risvegliato.

Attinse alla magia e le chiese di materializzare sul palmo della sua mano una sfera di luce dorata, per illuminare la via.

Quando si avvicinò al punto da cui aveva sentito provenire il rumore, tre ombre sbucarono dal nulla e le urtarono le caviglie, facendola cadere. Basita, vide dei cuccioli di cinghiale annusare le sue scarpe, in cerca di qualcosa da mangiare.

 Basita, vide dei cuccioli di cinghiale annusare le sue scarpe, in cerca di qualcosa da mangiare

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Rise nervosamente.

Si alzò in piedi e si girò di scatto.

«Ehi Clay, vieni a vedere che ho...»

Andò a sbattere contro qualcuno e la sfera di luce cadde a terra, frantumandosi in mille pezzi. Gli occhi gialli di Axel la fissavano feroci.

«Pensavi di potermi sfuggire?» disse l'uomo sibilando.

«Axel, finalmente ci rincontriamo. Allontanati subito da lei.»

«Clay. Come al solito ti piace circondarti di razze diverse dalla nostra. Non ti è bastato quello che hai fatto a Stephen?»

Quando sentì pronunciare il nome dell'amico, Clay si scagliò contro Axel, ma un momento prima dell'impatto l'uomo saltò lontano da loro.

«Cosa vuoi?» chiese Clay nascondendo Sabrina dietro le sue spalle.

«Non voglio nulla. In realtà non dovrei neanche essere qui.»

«Non capisco» disse Clay confuso.

«Certo che non capisci, come potresti? La persona di cui ti sei fidato tutto questo tempo ti ha tradito.»

«Cosa?»

«La tua bella streghetta con gli occhi color smeraldo non ha saputo tenere la bocca chiusa. Sappiamo del tuo piccolo giardino segreto e della casa che vi è nascosta dietro.»

Clay si voltò, sul viso un'espressione delusa. «Perché hai detto a Axel del giardino?»

«Non l'ho fatto, te lo giuro.»

«Confessa» urlò Clay scuotendola per le spalle.

Sabrina sentiva il collo farle male per la foga con la quale Clay la stava strattonando.

«Lasciami! È la verità! Me ne ricorderei se ne avessi parlato con Axel, ho solo...»

Improvvisamente tutto le fu chiaro: Edward. Potevano averlo saputo solo da lui.

«Hai solo cosa?» chiese Clay.

«Indovina, Clay. Qualcosa mi dice che non sei l'unico stallone in lizza per la stessa puledra» ridacchiò Axel.

Sabrina alzò un braccio e sbalzò l'uomo a diversi metri di distanza da loro.

«Dimmi che non è vero, che non hai rivelato a Edward il mio segreto» la scongiurò Clay, ignorando la presenza dell'altro vampiro.

«Gli ho solo detto che passavo il tempo a casa di un'amica, niente di più.»

Clay mollò la presa e indietreggiò. «Tu non ti rendi conto di quello che hai fatto.»

«Spiegamelo allora!» urlò Sabrina.

Ma Clay era già sparito, inghiottito dalla notte.     

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