CAPITOLO 45

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Il giorno stabilito per la loro uscita, Sabrina trovò Clay in attesa al centro della grande sala.

«Paura?» gli chiese abbracciandolo da dietro.

«Abbastanza» rispose il ragazzo. «Se qualcosa va storto...»

«Andrà tutto bene, vedrai.»

Sabrina si avvicinò ai battenti della porta principale e sfiorò con una mano il legno pregiato. Invocò il suo potere e iniziò a formulare nella mente la richiesta che avrebbe permesso a Clay di uscire alla luce del giorno. 

Dall'interno, non poterono vedere ciò che stava accadendo sopra le loro teste: ammassi di nubi si materializzarono dal nulla, assumendo man mano che passavano i minuti una tonalità sempre più scura, fino a diventare quasi nere. Chiunque avesse visto il cielo in quel momento si sarebbe chiuso in casa, timoroso di incorrere nel diluvio che sembrava si stesse preparando a spazzare via Scopello.

Sabrina non ebbe bisogno di guardare fuori, il suo istinto le diceva che tutto era andato secondo i piani. Strinse la mano di Clay e spalancò la porta.

Clay si ritrasse istintivamente e portò un braccio al volto, cercando di coprirsi, ma non ce ne fu bisogno. Nuvole scure aleggiavano sopra tutti loro, avvolgendoli nell'oscurità.

«Non ci posso credere» disse il ragazzo uscendo lentamente all'aria aperta.

Sembrava fosse calata sulla cittadina una notte eterna, affascinante e inquietante allo stesso tempo.

«Pensi possa bastare?» domandò Sabrina, fiera di sè.

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