CAPITOLO 7

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Era sdraiata a letto, al buio. Un uomo la sovrastava, impedendole di muoversi. «Dov'è? Dov'è?» le chiedeva in continuazione, ma Sabrina non sapeva di cosa stesse parlando e lo pregava di non ucciderla. Il suo aggressore si avvicinò. Poteva sentire il suo respiro sul viso. In quel momento, vide i suoi occhi accendersi come un faro nella notte: erano gialli e feroci come quelli di un animale. Sabrina iniziò a dimenarsi, inutilmente, e quando percepì delle labbra fredde sfiorarle il collo urlò con tutto il fiato che aveva in gola.

«Sabrina? Stai bene? Sto per entrare.»

Sabrina scattò a sedere nell'esatto momento in cui Maria irruppe in camera.

Aveva avuto un incubo, il più brutto e reale della sua vita. Era in un bagno di sudore, i capelli appiccicati sulla fronte e il corpo accaldato nonostante la coprisse solo un asciugamano.

«Maria, che ore sono?» chiese confusa.

«Sono le nove del mattino, ieri ti sei addormentata prima di cena e non ho voluto disturbarti. Non immaginavo che non ti saresti neanche svegliata per metterti il pigiama. Dovevi essere davvero molto stanca. Stai bene?»

Aveva dormito più di dodici ore, senza nessuna interruzione e si sentiva tutt'altro che riposata. Un forte mal di testa le pulsava dietro gli occhi, costringendola a socchiuderli, e una debolezza ingiustificata si era impossessata del suo corpo.

«Edward è passato a vedere come ti sentissi, si è preoccupato non vedendoti a cena» continuò Maria.

«Edward! Avevamo appuntamento per le otto! Chissà quanto mi ha aspettata prima di venire a cercarmi. Mi dispiace tantissimo. Questa mattina passerà a fare colazione?»

«È già andato via. Ha detto di lasciarti questo» disse Maria porgendogli un pezzo di carta accuratamente piegato.

Sabrina afferrò il bigliettino e lo poggiò sul comodino. Non aveva la forza di leggerlo ora, né voleva che Maria la vedesse arrossire davanti a eventuali carinerie da parte del ragazzo.

«Hai qualcosa per il mal di testa?» chiese cambiando discorso.

«Certo, ma sei sicura che sia solo questo il problema? Mi sembri pallida e accaldata, misurerei la febbre se fossi in te.»

Febbre? No, non poteva ammalarsi proprio ora che si stava rimettendo in pari col lavoro.

«Nella borsa ho un termometro» mentì.

«Allora ti aspetto giù. Ah, devo dirti una cosa» disse Maria prima di andarsene. Aveva abbassato il tono, come se non volesse farsi sentire. «Abbiamo un ospite. Doveva arrivare sabato, ma ha telefonato per anticipare il suo arrivo.»

«E questo ti preoccupa?» domandò Sabrina non sapendo interpretare lo sguardo della donna.

«No... cioè sì, non so. È strano, taciturno. Credo che il termine giusto sia: inquietante. Non spaventarti se lo incontro per il corridoio.»

«Grazie, farò attenzione» disse Sabrina grata per l'avvertimento.

Maria sorrise e uscì dalla camera. 

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