CAPITOLO 48

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«Che c'è?» domandò Sabrina per l'ennesima volta.

«Niente, ti guardavo.»

«È almeno mezz'ora che non fai altro che fissarmi.»

Clay rimase in silenzio e Sabrina si chiese se non fosse stata troppo cattiva.

Erano sdraiati l'uno accanto all'altro e guardavano le stelle brillare nel firmamento. Sabrina aveva permesso alle nubi di disperdersi nel cielo e questo era tornato a essere chiaro e limpido, come si conveniva a una calda notte d'estate.

Preoccupata dal mutismo di Clay, gli si avvicinò, poggiando il peso su un gomito. «Allora? Vuoi dirmi cosa c'è che non va?» riprovò, stavolta con maggior delicatezza.

Clay spostò lo sguardo sull'incavo del suo collo, dove due piccoli fori risaltavano chiari. «Ti fanno male?» chiese sfiorandoli con un dito.

«Dovresti saperlo, non è la prima volta che lo fai.»

Clay si ritrasse, ferito.

«Non volevo dire che...»

«Lascia stare, hai ragione. Ai tuoi occhi non sono altro che un mostro che va in giro a mordere le persone.»

«Ti prego, non litighiamo ora, sai cosa intendo. Quanto anni hai? Centinaia? Migliaia? Mi è difficile credere che questa sia la prima volta che mordi qualcuno.»

L'espressione dura di Clay si ammorbidì. «Hai ragione, ma di solito non permettiamo alle vittime di ricordare cos'è accaduto. Le ordiniamo di coprire le ferite, dimenticandosi di averle.»

«Pensi che la congregazione avrà da ridire su quello che è successo?»

«Ti riferisci al sesso o...»

«A tutto.»

«La legge vieta di mordere un'umana e lasciarla libera di ricordare, ma tu sei una strega. E per il sesso, non ci sono limitazioni che io sappia, siamo liberi di farlo con chi vogliamo. Ancora non hai risposto alla mia domanda però, ti fa male?»

Sabrina sfiorò la ferita. «No. È come se quella zona fosse sotto anestesia, è insensibile.»

«Meglio così, mi sarebbe dispiaciuto causarti dolore.»

«Ne sarebbe valsa la pena, è stato bellissimo.»

Clay le prese la mano e la portò alle labbra, baciandola.

Non ebbe bisogno di ulteriori conferme, Sabrina sapeva che anche lui aveva provato le sue stesse emozioni. Era stato eccitante, travolgente, passionale, selvaggio. Tutto allo stesso tempo. Un mix di magia e sangue che li aveva lasciati senza fiato.

Sarebbe stato sempre così?

«Come ci comporteremo con Hayden e Ally? Saranno preoccupati non avendoci visto rientrare, cosa gli diremo una volta tornati a casa?»

«Sono abbastanza adulti da capire da soli la situazione, ti stai facendo troppi problemi» disse Clay. «Adesso dammi un ultimo bacio, è ora di tornare indietro.»

Sabrina si lasciò baciare, ma le mani di Clay sul suo corpo riaccesero la vampa di desiderio da poco assopita. Si spostò sopra al ragazzo, sentendo che anche lui non era rimasto indifferente al loro contatto.

Clay tentò di farla distendere al suo fianco, ma Sabrina lo bloccò.

«Lascia fare a me» disse spostando il bacino su quello di Clay, gli occhi chiusi per la nuova ondata di piacere.

Questa volta fu diverso: niente sangue e magia, soltanto i loro corpi, i loro respiri, l'odore della loro pelle. Clay la lasciò libera di scandire il ritmo, assecondandola in ogni movimento, fissando il suo viso accaldato e accarezzandola dolcemente per tutto il tempo. Sabrina non l'avrebbe mai creduto capace di tanta tenerezza, soprattutto dopo ciò che era successo tra loro poche ore prima.

Fu in quel momento che capì: lo amava disperatamente.

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