I nostri passati sono cosi simili. Sovrapposti le loro linee combaciano perfettamente e c'è musica dentro perfetti primi piani sfocati da persone ferite dalla nascita durante un concerto berlinese di David Bowie a volume d'inferno //Isabella Santacroce
La volta in cui l'ippogrifo di Hagrid aveva ferito Draco, Morgana era caduta a terra perché le gambe avevano smesso di reggerla.
Appena quell'uccellaccio l'aveva colpito e Draco aveva gridato, lei si era bloccata. Credeva l'avrebbe ucciso.
Non era riuscita a muovere un muscolo, a lanciare un incantesimo. Niente.
Goyle, vedendola praticamente sotto shock l'aveva presa in braccio e aveva seguito Hagrid in infermeria.
Morgana da quel giorno aveva rivalutato i due tirapiedi del fratello, aveva sentito un moto di gratitudine per la gentilezza di Goyle, dopo che lei non era mai stata particolarmente amichevole né con lui, né con Tiger.
Poi intervenne Lucius, fuori di sé per le ferite di Draco e per il trauma di Morgana.
Avrebbe voluto scagliare un Ardemonio sull'ippogrifo, su Hagrid e su Hogwarts tutta. Ma si era dovuto calmare e accontentarsi di agire per vie legali.
Chissà perché Morgana ci stava pensando proprio in quel momento.
Dannata Amortentia.
Poi c'era stata quella volta, il secondo anno, in cui Allock aveva fondato il Club dei Duellanti e come al solito Potter ne aveva combinata una delle sue, parlando in serpentese.
Per distrarre la classe da quello che sembrava un tentativo di aggressione a un ragazzo di Tassorosso, il professore aveva pensato bene di mettere sul ring l'uno contro l'altro due persone che avrebbero attirato l'attenzione, e chi meglio di due fratellastri simbiotici?
Al momento dell'inchino si erano guardati smarriti, insicuri sul da farsi.
Era solo una dimostrazione, ma nessuno dei due voleva fare del male all'altro, nemmeno per sbaglio. Camminarono, si voltarono, e nell'attimo di attaccare vacillarono entrambi, restando fermi, in posizione d'attacco a guardarsi incerti.
Per un attimo videro Snape cupo, restare col fiato sospeso, mentre Allock li incitava, dicendo chissà quale cosa stupida.
Draco dopo qualche secondo prese in mano la situazione, facendo un cenno a Morgana con la mano libera dalla bacchetta come a voler dire piano.
E poi, sempre accennando il movimento, in modo che fosse impercettibile agli occhi del professore, con le dita iniziò a contare.
Uno, due... e tre.
"Expelliarmus".
Entrambi, contemporaneamente.
Avevano fatto piano, il problema era che gli incantesimi erano arrivati a scontrarsi, provocando un effetto di rimbalzo molto forte ed entrambi erano stati sbalzati fuori dalla pedana.
Quello che successe subito dopo Morgana non sapeva dirlo. Si ricordava solo che si chiamavano da una parte all'altra della stanza, per sincerarsi che l'altro stesse bene.
"Tea. Tea..." Se lo ricordava bene, questo. La voce di Draco preoccupata e dolorante allo stesso tempo.
"Dray... stai bene...?" Intanto qualcuno la sollevava.
Continuavano a chiamarsi, Allock blaterava in sottofondo e Snape, con l'aria furiosa e preoccupata, aveva preso Draco in braccio, aveva sollevato anche Morgana e li aveva portati in infermeria.
Un fiume di pensieri che non riusciva ad arginare.
Maledetta Amortentia.
Morgana era fuggita con una scusa banale a cui Lumacorno sicuramente non aveva creduto.
Non era più riuscita a restare in quella stanza dopo aver allungato il naso su quel calderone da cui il fumo usciva a spirale.
Fiori d'arancio. Draco, simbiosi, anima, amore della vita.
Mandorle amare. Lucius, porto sicuro, casa, amore inconfessabile.
E poi quell'odore speziato.
Anni prima aveva letto un'opera babbana, la Divina Commedia. In quanti pezzi si può dividere il proprio cuore prima di finire all'inferno nel girone dei lussuriosi?
Questo si chiedeva, mentre la nostalgia per Lucius la divorava, la distanza che aveva messo Draco fra loro la distruggeva e... quell'odore speziato sembrava ancora nelle sue narici.
"Morgana..."
"Ah! Sev... Professor Snape!" Quell'uomo si muoveva davvero come un silenzioso pipistrello gigante.
"Dovresti essere in classe."
"Mi sono sentita poco bene." Farfugliò con poca convinzione e la voce tremante.
Il profumo speziato... non era la mia immaginazione!
"E allora dovresti essere in infermeria."
"No, io... adesso va meglio. Davvero."
"Morgana... Seguimi, andiamo nel mio ufficio."
***
Barattoli allineati, contrasti cromatici non indifferenti, viscidume non identificato conservato sottovuoto.
Vorrei una collana di cuori di colibrì.
"Guardami. Non c'è niente su quegli scaffali che tu non conosca già."
Snape sedeva su una delle poltrone, in attesa di capire cosa fosse successo di tanto sconvolgente durante la lezione di Pozioni.
La giovane appoggiò una pila di libri sulla scrivania dell'uomo, poi lo raggiunse, sulla poltrona di fronte. Accavallando le gambe.
Una collana di cuori di colibrì infilati in un crine d'unicorno...
"Allora, cosa accade?"
"Non mi piace pozioni senza di lei."
"Non è una buona ragione per non frequentare le lezioni. E poi Lumacorno è stato anche il mio insegnante, non è male."
"Ma non è lei."
Snape alzò il labbro in quel mezzo ghigno che era il suo sorriso e sembrò riflettere un attimo prima di proseguire la conversazione.
"Che pozione stavate studiando?"
Alcune, avrebbe voluto rispondere. Però, se aveva imparato qualcosa su Severus Snape in quegli anni, era che protrarre il succo della conversazione poteva solo peggiorare le cose.
"Amortentia."
"Non hai sentito quello che ti aspettavi?"
"Ho sentito fin troppo, signore."
La punta di ansia nella sua voce fu percepita chiaramente dall'uomo, che decise fosse meglio non approfondire l'argomento.
Morgana si mosse, con l'intenzione di invertire la gamba accavallata. Poi cambiò idea e lasciò che le sue cosce si aprissero leggermente. Cosa che a Snape non sfuggì.
L'uomo distolse lo sguardo. Iniziava a far caldo in quel sotterraneo.
Una collana di cuori di colibrì infilati in un crine d'unicorno con un ago d'argento...
"Zio Lucius mi manca. Anche Draco mi manca."
"Ma Draco è qui..."
"No. Draco non c'è. Non da quando hanno arrestato nostro padre. Non da quando il Signore Oscuro l'ha marchiato. Non da quando Bellatrix ha iniziato ad addestrarlo."
Morgana parlava con tono licenzioso e amareggiato contemporaneamente.
"Ricorda quel giorno? Il giorno in cui sono arrivati i risultati dei G.U.F.O.. Quell'urlo me lo sogno ancora la notte. Bellatrix ha festeggiato la prima Cruciatus di suo nipote su un elfo innocente. Che zia premurosa, vero?"
Un sorriso amaro le si dipinse sul volto mentre giocherellava con un ciuffo di capelli.
"Morgana... Draco ha un compito da svolgere. Lo sta facendo anche per te."
"Non mi metterò a discutere sul fatto che non ce la farà, perché credo che lei lo sappia fin troppo bene. Vero signore?"
Severus Snape alzò un sopracciglio, ma la sua espressione sembrava quasi dispiaciuta, rassegnata, più che irritata o infastidita.
Morgana divaricò ancora le gambe ancora un po'. Snape assottigliò gli occhi e deglutì, sperando che la ragazza non notasse che aveva iniziato a sudare.
Una collana di cuori di colibrì infilati in un crine d'unicorno con un ago d'argento che trafigga...
"E' un pezzo che non so più cosa combina." Morgana proseguì, ormai incapace ad arginare le parole.
"Non parla più con me. Lo sa che sul treno ha rotto il naso a Potter? Già, proprio così. Se lo meritava, forse, ma mi ha mandata avanti, ha fatto tutto da solo."
Snape assottigliò ancora di più lo sguardo, continuando ad ascoltare.
"Per non parlare di quel collier. Ma andiamo! Che idea è uccidere qualcuno con un collier maledetto?!"
Snape non replicò, distolse lo sguardo da una situazione che si stava facendo ipnotica. Come sempre, quando si trattava di quei due ragazzi.
"Ultimamente Draco sta spesso via con Tiger e Goyle. L'ha sempre fatto, ma stavolta c'è qualcosa sotto. Ovviamente io non ne so niente, perché da un lato mi vuole proteggere, e dall'altro mi vuole punire."
Snape riportò lo sguardo sulla ragazza, cercando di fissarla negli occhi e non dove lei stava cercando di attirare l'attenzione.
Dove, nonostante gli sforzi del Potion Master - sollevando leggermente le gambe dalla poltrona, puntellandosi sui piedi - era riuscita benissimo ad attirare quell'attenzione che ora gli stava facendo esplodere i pantaloni.
Una collana di cuori di colibrì infilati in un crine d'unicorno con un ago d'argento che trafigga il tuo petto....
"Perché pensi che ti voglia... punire?" Chiese con la bocca secca.
"Perché non approvo tutta questa storia. Perché credo ci sia una via d'uscita. Perché credo che lei ci possa aiutare, Professore... ma Draco non vuole l'aiuto di nessuno."
Così dicendo si alzò in piedi, dirigendosi con passo fermo verso la poltrona di Snape, che subito si mise in guardia. La ragazza si chinò e appoggiò le mani sui braccioli della poltrona dove l'uomo era seduto, portando il viso davanti al suo.
"Senza contare che..." e sembrò cercare le parole, per un attimo. "Secondo me, lei ci nasconde qualcosa, signore."
Prima che l'uomo potesse controbattere - e vista la sua espressione sicuramente sarebbe stata una risposta affilata come la falce della morte - Morgana si affrettò a proseguire.
"Non la prenda nel verso sbagliato, ma se glielo sto facendo presente è perché credo sia un segreto che riguarda lei, ma che in qualche modo può interessare anche noi."
Snape prese i polsi della ragazza con decisione e si alzò, tirandola con sé. Morgana gemette leggermente per la forte stretta dell'uomo che ora le troneggiava davanti con uno sguardo da cui chiunque altro avrebbe avuto paura di essere incenerito.
Invece lei continuò a contaminare quei occhi che sembravano due pozzi neri con l'azzurro e il castano dei suoi.
"Non capisco cosa stai insinuando, ma è sicuramente è una cosa pericolosa, quindi non voglio sentire altro. Adesso vai, la prossima lezione sta iniziando." E così dicendo lasciò andare di colpo i polsi della ragazza, che senza fretta si incamminò verso l'ingresso.
"Dovrebbe interessarle invece. Che qualcuno se ne sia accorto, intendo."
Prese i libri che aveva appoggiato all'inizio, dimenticando il quaderno di pozioni aperto sulla scrivania.
Afferrò la maniglia, ma prima abbassarla scoccò la freccia che da tempo teneva nella sua faretra, in attesa del momento giusto.
"Che qualcuno si sia accorto che ha un cuore troppo buono per essere davvero un Mangiamorte." E così dicendo, lasciò dietro di sé l'ufficio, e il suo proprietario senza parole.
Sul quaderno dimenticato, proprio in quel momento, comparve una frase:
Vorrei una collana di cuori di colibrì
infilati in un crine d'unicorno
con un ago d'argento
che trafigga il tuo petto
e leccare via il tuo sangue
e contaminarmi di spezie.
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Le notti di Saturno
FanfictionAttenzione: scene per adulti, underage, rapporti malsani e disfunzionali. Non sto romanticizzando né avvallando certi comportamenti, sto solo raccontando. Se sei sensibile a questi argomenti potresti non voler proseguire la lettura. *** Da quando Lu...