Così soli e fragili

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E vorrei un frontale che libera. Un crash mortale che dissacri il sacro del suo potere. Che infranga vetri e dilani corpi. Perché resti solo anima in questo carnale possedersi. //Isabella Santacroce



Draco e Morgana erano diventati prefetti, ma quel distintivo leniva di poco le loro pene.
C'era Dolores Umbridge a insegnare Difesa contro le Arti Oscure, ma non insegnava un bel niente.
A Draco quella donna non faceva né caldo né freddo, a Morgana invece faceva paura come fosse il diavolo in persona, ma nemmeno lei sapeva dire con precisione il perché.
Inoltre entrambi continuavano a pensare alla morte di Narcissa e a Lucius: saperlo in quella grande casa tutto da solo faceva male al cuore.

Ormai il bagno dei prefetti era un luogo a loro accessibile senza alcun problema, non infrangevano nessuna regola e non rischiavano niente, se non per il fatto che - decisamente - non avrebbero dovuto frequentarlo nello stesso momento.
Fortunatamente quell'anno avevano deciso dei turni con gli altri prefetti e con i capitani di Quidditch, così da evitare problemi.

In realtà la maggior parte di loro sapeva che durante i turni di Morgana c'era anche Draco e viceversa, ma i Tassorosso e i Corvonero non avevano voglia di sollevare questioni, mentre i Grifondoro non dicevano nulla perché una volta Draco li aveva zittiti con una battuta del tipo
"Invece di dire a noi che non dovremmo fare il bagno insieme, perché non iniziate anche voi due? Magari la Granger si rilassa un po'...", così tra orecchie rosse e facce indignate, Hermione e Ron batterono in ritirata.

Quella notte, nel bagno dello scandalo, i due ragazzi cercavano di scacciare la malinconia grazie a bolle profumate e acqua calda, ma non sembrava che sortisse l'effetto desiderato.
Morgana si stava lavando con calma i lunghi capelli, mentre Draco si rilassava a bordo vasca.

"Chissà cosa starà facendo nostro padre..."
"Draco, abbiamo davanti ancora due anni e mezzo abbondanti di scuola... non possiamo torturarci così."
"Lo so... però..."
Morgana si avvicinò a Draco e lo abbracciò, invitandolo con la mano ad appoggiare la testa sulla sua spalla. Non avevano più fatto sesso da quella notte. Non si erano più toccati, né Lucius li aveva avvicinati.
Loro erano troppo occupati a riprendersi dal lutto e Lord Malfoy dai sensi di colpa.

***

Lucius quella notte, da solo nel suo studio, fece un giuramento a sé stesso: i suoi bambini non avrebbero mai scoperto la verità.
Non avrebbero mai saputo che Narcissa li aveva visti fornicare con quello che per una era il patrigno e per l'altro era addirittura il padre.
Non avrebbero mai visto la faccia inorridita della donna.
Non avrebbero mai vissuto col senso di colpa di aver distrutto la loro famiglia.
Non avrebbero mai scoperto la vera causa della morte della donna.
E mentre il sole sorgeva, illuminando le sue colpe, Lord Malfoy giurò che niente di quello che era successo quella maledetta notte avrebbe corroso ulteriormente quei due ragazzi, già avvelenati dal suo amore malato.

***

La prima parte dell'anno trascorse abbastanza velocemente, tutto sommato.
Draco evitava problemi con Potter, forse grato per quel gesto d'amicizia e rispetto che si erano scambiati appena scesi dal treno.

La Umbridge aveva preso pieni poteri a scuola e aveva creato la Squadra dell'Inquisizione, composto quasi interamente da Serpeverde, ma né Draco né Morgana ne avevano preso parte.
La donna era rimasta delusa nell'apprendere che proprio i due prefetti Serpeverde non avrebbero collaborato, e i due ragazzi sapevano che prima o poi ne avrebbero pagato le conseguenze, ma trovarono delle scuse, "Il Quidditch mi occupa molto tempo, Morgana segue troppe lezioni..."cose del genere, insomma.
Che non convincevano lei, non convincevano loro e nemmeno Lucius Malfoy, che chiese spiegazioni. Ma restarne fuori era la cosa giusta e loro lo sapevano.

***

Il giorno in cui Dolores Umbridge si prese la sua rivincita arrivò prima del previsto, proprio prima delle vacanze di Natale.
Era il turno di Draco al bagno dei prefetti e lui e Morgana si erano appena chiusi la porta alle spalle, quando un Alohomora deciso e ben piazzato spalancò la porta.
Fuori c'erano la Umbridge, Gazza e Pansy Parkinson.
I due ragazzi fortunatamente erano ancora completamente vestiti, e provarono ad arrampicarsi sui vetri in ogni modo per evitare la punizione, dicendo che non avevano intenzione di spogliarsi, erano lì solo per... ma non riuscirono a trovare una ragione valida per essere lì insieme quindi Draco preso da un moto d'orgoglio Malfoy iniziò a blaterare di come fossero promessi sposi, di come fossero parte della stessa famiglia e all'ennesimo "Mio padre lo verrà a sapere", la Umbridge gli fece notare col solito sorriso inquietante che non solo sicuramente lo sarebbe venuto a sapere, ma non avrebbe potuto fare niente per evitare a loro due una punizione esemplare.

Il giorno dopo, la voce che Draco Malfoy e Morgana Melancholia erano assenti perché stavano scontando una punizione, era già sulla bocca di tutti.
Inoltre, un nuovo decreto venne appeso da Gazza e diceva che gli allievi erano tenuti a stare almeno a venti centimetri l'uno dall'altro e che nessun tipo di effusione sarebbe stato tollerato.

Chi conosceva un po' la coppia, aveva capito perfettamente cos'era successo e Harry Potter era, fra tutti, quello che si preoccupava di più per i due fratelli, non solo perché immaginava che fossero stati trovati in una situazione indifendibile, ma perché lui stesso era stato vittima di quelle punizioni e sapeva quanto potessero essere dolorose.

Infatti, proprio in quel momento, i due giovani erano seduti ai due capi opposti della scrivania della Umbridge a scrivere con le penne incantate della donna "Non devo comportarmi in modo indecoroso".
Le donna sedeva nel mezzo e sorseggiava del tè, beandosi delle lacrime silenziose di Draco e del suono dei denti che Morgana digrignava per il dolore.
A fine giornata, quando i due ragazzi furono congedati, quasi non avevano la forza di camminare fino alla loro Sala Comune.
Uscirono dall'ufficio, rigorosamente a venti centimetri di distanza l'uno dall'altro, e non dissero niente fino al raggiungimento del sotterraneo, dove due occhi verde giada li stavano aspettando.

"Potter..."
"Malfoy... come state?"
"Uno schifo." Sussurrò Morgana, prima che Draco potesse dire o fare qualcosa di acido.
In effetti avevano un aspetto tremendo. Draco aveva gli occhi arrossati e la pelle del viso congestionata. Morgana aveva due occhiaie inenarrabili e i capelli arruffati.
Ma Harry sussultò alla vista delle mani sinistre dei due giovani: gonfie, rosse e incise di segni profondissimi.

Non devo comportarmi in modo indecoroso.

"Accidenti... mi dispiace..."
"Grazie Potter... Ma credimi, dispiacerà di più alla Parkinson." Rispose torvo Draco.
"E' stata lei a denunciarvi?"
"Già... Dai Dray, andiamo da Snape. Facciamoci medicare questo orrore e andiamo a letto. Grazie per averci aspettati, Harry..."
"Di niente. Cercate di stare in guardia d'ora in poi. Hogwarts non è più il posto che era una volta."

E così i due ragazzi bussarono alla porta del Potion Master.

***

"Sono delle brutte ferite... e io non avrei nemmeno il permesso di medicarvele, sapete?"

Severus Snape parlava sommessamente, mentre selezionava da uno degli scaffali due boccette colorate.
Poi si accomodò sulla poltrona accanto a quella dove stavano rannicchiati i due fratelli.

L'uomo osservava pensieroso quei due ragazzi che - frequentando la famiglia Malfoy - conosceva da sempre.
Solo un anno prima erano due giovani felici e spensierati, e adesso sembrava che avessero iniziato un declino lento e pericoloso. Fatto di morte, segreti e dolore.

"Ah, brucia!"
"Certo signorina," disse Snape sorridendo appena, mentre medicava le mani dei ragazzi. "Credeva che sarebbe stato indolore? Più tardi andrà meglio. Ed entro una settimana non si vedrà più niente. Vi lascio queste pozioni, benché entrambi dovreste essere in grado di distillarle da soli..."
"Grazie, Signore." Mormorò Draco fissando il pavimento.
"Cercate di non mettervi più nei guai. Hogwarts non è più il posto che era una volta."
Draco e Morgana si guardarono stupiti: era esattamente la frase che poco prima aveva detto anche Potter! Ed era verissimo.
Erano stati sciocchi a credere che fosse ancora il posto tranquillo dove sentirsi al sicuro e amarsi alla luce del sole.

"Potete andare."
Ma i due tentennarono e non diedero segno di volersi alzare dalla poltrona.
"Signore..." iniziò Morgana.
E quel filo invisibile che la univa a Draco fece finire a lui la frase. "...Possiamo fare qualcosa per sdebitarci?"
Snape li fissò interdetto per un attimo.
I volti diafani, che quella sera sembravano più vecchi e stanchi.
I capelli d'oro di uno e di rubino dell'altra, scompigliati come non mai.
Quei corpi che erano sempre stati esili, ma che adesso erano davvero troppo magri per essere sani.
Così soli e fragili.

Si alzarono quasi all'unisono e presero posto accanto all'uomo. Uno a destra l'altra a sinistra.
Severus sentì un brivido lungo la schiena, che si propagò al resto del corpo quando si rese conto di essere fissato da quattro occhi che aspettavano solo un suo cenno di assenso.

Cenno che assolutamente non poteva permettersi. Assolutamente no.

"Non c'è nessun debito." Disse il Potion Master mal celando il tremore nella voce.
"Ma signore, lei ci ha aiutato senza essere autorizzato." Disse Morgana appoggiando la testa alla spalla dell'uomo.
"E se quella vecchia strega lo dovesse scoprire sarebbe nei guai a causa nostra." Chiosò Draco appoggiandosi al suo petto.

Snape perse un battito e stava per perdere la testa, fissando il collo pallido del ragazzo e le gambe scoperte della giovane.
Allungò le braccia per avvolgerli, quando qualcuno bussò alla porta.
Scattarono tutti in piedi, come gatti arruffati, ma il sangue freddo dell'uomo gli impose di riprendere in mano subito la situazione. Si mise un dito davanti alla bocca facendogli segno di tacere e li condusse nella sua stanza, chiudendosi la porta alle spalle.

"Avanti..."
"Professor Snape." Un malefico confetto rosa stagliava sulla porta, stonato come un violino non accordato.
"Miss Umbridge... a cosa devo l'onore di una sua visita a quest'ora di sera?"
"Vede, professore... Come saprà oggi ho dovuto punire due studenti della sua casa, per comportamento... indecente, diciamo."
"L'ho saputo." Rispose seccamente l'uomo.
"Ecco, ho già tolto cinquanta punti a testa a Serpeverde, ma non sono qui per questo." Disse, cercando qualcosa con gli occhi, nell'aria. "Volevo solo intimarle di non fornire alcun sostegno a quei due, né di coprire le loro cattive azioni nel caso si dovessero ripetere."
"Hanno sbagliato e sono stati puniti. Niente di nuovo, mi pare. Inoltre non ho mai coperto nessuno dei miei studenti, nemmeno quelli della mia casa. Può stare tranquilla, Miss Umbridge."
"Ne sono lieta." Poi annusando l'aria si fermò e aggiunse, "E' purvincolo quello che sento?"
"Sissignora. Mi sono ferito preparando un infuso."
"Capisco. Beh, allora buonanotte." E con un'aria malvagia sul volto, che sembrava non augurare assolutamente la buonanotte, quanto una morte lenta e dolorosa, Dolores Umbridge tolse il disturbo.

Una volta che la presenza rosa e ingombrante della donna lasciò l'ufficio di Snape, questo riprese a respirare e avanzò verso la sua stanza, convinto di trovare le due serpi acquattate da qualche parte.
Di conseguenza fu estremamente colpito nel vederli profondamente addormentati sul suo letto.
Dovevano portare sulle spalle una stanchezza di molto superiore alle loro forze, quei due poveri ragazzi.

Si avvicinò e li guardò dormire. Stavano rivolti l'uno verso l'altro, fronte contro fronte e mano nella mano.

Con la mente tornò a undici anni prima, una sera in cui era al Manor e accompagnò Lucius a controllare i bambini a notte fonda. Dormivano esattamente come in quel momento.
E come Lucius fece quella volta, Snape rimboccò loro le coperte, restando incantato per un tempo indefinito a guardare quei visi resi angelici da un sonno senza sogni.

Perché quei due ragazzi a soli quindici anni erano due sirene ammalianti? Perché si comportavano come due consumati professionisti? Perché trattavano il sesso quasi fosse una moneta di scambio?!
Che Lucius Malfoy conducesse una vita particolare si sapeva: aveva passato la sua esistenza a coltivare amicizie importanti, e non solo con donazioni generose e inviti a cena.
Ma Severus sapeva che Lord Malfoy non aveva educato così quei ragazzi. Semplicemente li amava troppo per accettare che si svendessero.
Quindi cos'era, emulazione? Magari per Draco predisposizione genetica e per Morgana imitazione?

Severus Snape sapeva che la famiglia Malfoy nascondeva ben più di un segreto e sentiva che prima o poi quella bolla sarebbe scoppiata in faccia a chi l'aveva gonfiata.
Ma per quella notte erano già successe troppe cose, quindi si adagiò sul divano, sperando di dormire almeno un'ora, conscio che avrebbe dovuto svegliare quei ragazzi di buon'ora il mattino dopo.

Poi sarebbero tornati al Manor per il Natale, e fino a gennaio avrebbe potuto tirare il fiato.
Forse.

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