Sectumsempra

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E il suo corpo ora è tuo ma non lo possiedi perché lei è altrove.
//Isabella Santacroce

Senza dubbio, quello era stato il Natale più desolante di tutta la loro vita.
Bellatrix e suo marito Rodolphus brindavano scomposti e ubriachi al grande tavolo del Manor, mentre Draco fissava immobile il suo tacchino come fosse stato sotto Imperius, Morgana cercava di mimetizzarsi con la carta da parati, e Snape fingeva che tutto fosse assolutamente normale. Normalmente disgustoso, a giudicare dalla sua espressione.

Così l'anno scolastico era ricominciato, e con esso le sparizioni misteriose di Draco si erano fatte sempre più frequenti.
Una volta, per provocazione più che altro, Morgana lo accusò di avere un'altra, e lui quasi si strozzò col succo di zucca.
Ma alla fine, Draco aveva preso la sua decisione, e sembrava irremovibile.
Quindi la ragazza non poté che rassegnarsi e sperare che tutta quella storia finisse presto, che Lucius uscisse da Azkaban il prima possibile e che chiunque dovesse vincere quella stramaledetta guerra lo facesse in tempi accettabili, perché proprio non ne poteva più.

Erano ormai lontani i giorni passati a scorrazzare nel parco del Manor, con Narcissa che intimava loro di non volare troppo veloce, le risate di Lucius quando rientravano coperti di fango, i Natali passati a scartare regali, le cene tutti insieme come una vera famiglia, le premure di Narcissa, le coccole di Lucius prima della buonanotte...
E poi... quello che venne negli anni, dopo quelle coccole...
Fortunatamente il filo dei ricordi di Morgana fu interrotto dal Professor Vitious che aveva notato la sua disattenzione.
Una volta tanto, Morgana era contenta di essere stata scoperta.

***

I mesi trascorsero con una lentezza inaudita, la spensieratezza dei primi anni ad Hogwarts era ormai una debole reminiscenza del passato, e riguardo il futuro, i due ragazzi vedevano solo un color nero Mangiamorte davanti agli occhi.

"Draco è sparito ancora. Blaise, ti ha detto per caso dove andava?"
Zabini guardò Morgana con un misto di commiserazione ed esasperazione e fece di no con la testa.
Proprio in quel momento una testolina bionda varcò la Sala Grande, e mentre la ragazza si alzava per cercare di chiamarlo in mezzo alla confusione, Draco assunse un'espressione confusa, poi preoccupata.
Seguendo la linea del suo sguardo, Morgana vide che stava fissando Potter negli occhi.
Un attimo dopo Draco stava uscendo dalla Sala a passo di marcia, seguito da Harry e subito dopo dalla giovane, che aveva davvero un brutto presentimento.

Morgana perse per un attimo il contatto visivo con la schiena di Potter, che correva dietro a Draco, e ci mise un po' prima di raggiungere i due.
Quando arrivò in quel bagno, completamente allagato, quello che vide le fermò il cuore.
Draco in lacrime, steso in un bagno di sangue.
L'urlo disumano che le schizzò fuori dalla gola riecheggiò probabilmente per tutti i corridoi del castello.
Si chinò subito accanto al fratello, sconvolta.
Non sapeva curare quel genere di ferite. Non sapeva curare quasi nessuna ferita, a pensarci bene.
Poi alzò gli occhi sgranati e solo in quel momento si rese conto di quel fantasma coi codini che continuava a strillare e di Harry Potter, tremante, in un angolo.

"Non lo sapevo... io... Non volevo."
Quanto sangue sulle mani. Sulla gonna. Sulle cosce.
Non sapeva curare le ferite ma poteva vendicarle.
Fu un attimo. Morgana estrasse la bacchetta urlando "Avada..."

"Expelliarmus!" Severus Snape sulla porta, pallido come un cencio e con gli occhi sbarrati, guardava la scena.
"Voi due, via di qui. Subito."
Harry non se lo fece dire due volte, invece Morgana non ne voleva sapere di lasciare il suo Dray.

"Ma signore..."
"Subito ho detto!" e vedendo che la ragazza stava chinandosi a raccogliere la bacchetta, aggiunse, "No, quella te la porto io dopo. Senza discussioni. Non so come ti sia venuto in mente di usare una maledizione senza perdono dentro Hogwarts!"

Così Morgana, tremante, fradicia e disarmata si avviò verso i sotterranei, sperando che Snape, come sempre, risolvesse tutto.

Il Potion Master subito si chinò su Draco e iniziò una cantilena che sembrava far riprendere il ragazzo.
"Andiamo, ti porto in infermeria. Se prendi subito del dittamo forse riusciamo a evitare le cicatrici... vieni..."

Snape - dopo aver raccolto la bacchetta di Morgana - avvolse Draco sotto il suo mantello, tenendolo saldo con un braccio intorno alle spalle, poi si fermò sulla soglia del bagno, per un attimo parve indeciso, e quando il suo sguardo cadde sugli occhi sconvolti e sofferenti di Draco, decise di gettare su entrambi un incantesimo di Disillusione, per evitare al ragazzo sguardi curiosi e commiserevoli.

Giunti in infermeria, Draco, imbarazzato e ancora sconvolto dall'accaduto, si rifiutò categoricamente di farsi medicare da Madama Chips, così Snape, prendendo da parte la donna, le spiegò che era stato un brutto incidente durante una lezione a conciare così il ragazzo e che si sarebbe preso lui la responsabilità di medicarlo.
La donna ovviamente non era contenta, ma Snape era pur sempre il Professore di Difesa contro le Arti Oscure, e se voleva prendersi la responsabilità di qualcosa successo durante le sue lezioni, facesse pure.
Gli diede il dittamo, alcuni consigli - assolutamente non necessari - e tornò nel suo ufficio, raccomandando a Snape di sorvegliare il ragazzo fino al mattino successivo.

Così Severus aiutò Draco a spogliarsi. Prima la camicia, poi scarpe e pantaloni, finché non rimase solo coi boxer neri.
Lo fece sdraiare e si incantò per un attimo.
Un corpo perfetto, diafano e delicato come un fiore. Troppo magro, troppo teso, troppo sofferente, ma comunque perfetto. Come una Veela.
Ripensò a quel bambino che Lucius gli aveva mostrato appena nato, poi a quel ragazzetto che correva instancabile dietro ai pavoni in giardino, fino al giovane che ballava con la sorellastra al Ballo del Ceppo.

Povero ragazzo...

"Professore?" Draco lo stava guardando, a sua volta. Vedeva la pena in fondo agli occhi neri dell'uomo e quasi se ne vergognò.
"Si, scusa Draco. Se sei pronto inizio a medicarti."
Un cenno di assenso e Severus iniziò a spalmare il dittamo prima sul collo, poi sul petto, accarezzandogli di volta in volta le braccia sottili, i fianchi con quelle costole davvero troppo evidenti... e poi sul ventre, talmente piatto che sporgevano le ossa del bacino, che tenevano leggermente sollevato l'elastico dei boxer.

Draco lo non aveva smesso un attimo di fissarlo, ma non avrebbe saputo dire quando quel sentimento in fondo ai due pozzi neri dell'uomo passò da compassione a... cos'era quello, desiderio? Possibile...?

L'uomo aveva appena finito di medicare le gambe del ragazzo, fece scorrere lo sguardo a ritroso, su quel giovane corpo ferito, controllando di aver disinfettato perfettamente ogni taglio, e cercando contemporaneamente di controllare quell'istinto di cui si vergognava profondamente.

Non solo è tuo studente, ma è figlio di uno dei tuoi più cari amici, ed è ferito e vulnerabile. Falla finita Severus.

Ritoccando con cura le medicazioni su alcuni tagli sul petto, il Potion Master non notò lo sguardo lucido di Draco, così come, essendo ormai arrivato ad esaminare le ferite sul collo, non si accorse delle braccia del giovane che si alzavano in un gesto affaticato ma sicuro.
Se ne rese conto solo quando quelle braccia lo sfiorarono e quelle mani delicate si intrufolarono fra suoi i capelli.
Fece appena in tempo a incrociare quegli occhi grigi e lucidi come l'argento, forse non riuscì nemmeno a dissimulare la sua sorpresa, che quelle mani sottili lo avvicinarono con un gesto esperto e ripetuto chissà quante centinaia di volte nella sua giovane vita, che Snape sentì le sue labbra affondare su quelle tenere e carnose del giovane Malfoy.
Durò poco più di un battito del cuore accelerato di Snape, ma fu dolce, avvolgente e sconvolgente.

L'uomo fece appena in tempo a recuperare la sua mente, che stava volando via come un palloncino a cui si è spezzato il filo, e si scostò, usando comunque grazia e tatto nel farlo, quando dalla bocca, ancora così vicina del giovane uscì un singhiozzo, e poi un altro, e poi fra le lacrime rotolò fuori in un sussurro "Grazie, Severus..." che attraversò l'anima dell'uomo come un coltello.

Snape si sedette sul bordo del letto e prese fra le braccia quel ragazzo spezzato dalla vita e dai singhiozzi, cercando di calmarlo come aveva fatto con la sorella prima di Natale, quando anche lei era stanca e sconvolta.
Dalla bocca di Draco uscivano mormorii confusi, ma l'uomo capì che erano scuse per come si era comportato, per come lo aveva tenuto a distanza.
Si stava scoprendo più affettuoso di quello che avrebbe mai creduto, Severus Snape.
Lui, a cui la vita aveva regalato tutt'altro che dolcezza, riusciva a dispensare premure a quei due ragazzi come fosse la cosa più naturale del mondo.

Il Potion Master aiutò Draco a rivestirsi, una volta che si fu calmato, e insieme si diressero verso i sotterranei, ancora con un incantesimo di Disillusione su entrambi.

Non appena arrivarono nel buio corridoio, intravidero subito una figura acquattata nell'ombra, davanti alla porta delle stanze di Snape.

"Morgana... sei rimasta qui tutto questo tempo?"
La ragazza saltò in piedi arruffata come un gatto, e allora Severus, ricordandosi di essere solo una voce senza corpo, eliminò l'incantesimo e palesò la loro presenza.
Quindi Morgana tirò un sospiro di sollievo e subito si fiondò fra le braccia del fratello.

"Svelti..."
L'uomo aprì la porta e li fece accomodare, controllando che non ci fosse nessuno nei paraggi. Poi si richiuse l'uscio alle spalle, sigillandolo con i soliti incantesimi anti-curiosi.

I ragazzi si erano accomodati sul divano e Severus prima di raggiungerli appellò un liquore elfico e tre bicchieri.
"Su, per questa volta prendetene anche voi..."
I giovani sorrisero della cortesia e per lo strappo alla regola.

"Possiamo restare per la notte? Per favore... Severus."
Morgana scoccò uno sguardo a Draco.
Non solo aveva chiamato Snape per nome, ma aveva usato il vecchio tono, quello di quando lui non era ancora marchiato e tutti loro erano felici e spensierati.
Ma non solo: l'uomo non sembrava turbato, né dal tono né dal modo.

Andò indietro un attimo con la mente.
Lei e Snape non avevano più parlato di quella notte prima di Natale in cui la ragazza gli aveva fatto intendere di aver capito perfettamente i suoi piani.
Sapeva che non era davvero al servizio del Signore Oscuro.
Sapeva che era l'uomo di Silente.
Sapeva che doveva proteggere Harry Potter.
Eppure Snape non sembrava interessato a chiarire la faccenda.
Forse era tutto molto più semplice di quanto credesse: Severus era un uomo che aveva passato la maggior parte della vita da solo - questo anche secondo i racconti di Lucius e Narcissa - e forse era semplicemente stanco. Stanco di essere usato per fini più alti, stanco di tattiche e sotterfugi, stanco di essere solo.

"Si, potete restare. Ma domani mattina..."
"...Dobbiamo alzarci presto, per non farci scoprire." Rise Morgana finendogli la frase.
Una smorfia simile a un ghigno si dipinse sul volto dell'uomo, che si rese conto che quella frase era più o meno la stessa che usava ogni qual volta i ragazzi si trovavano (nei guai e quindi) a dormire nelle sue stanze.
Draco ridacchiò, seguito dalla sorella e uno sbuffo simile a una risata si levò perfino dalle labbra di Snape.

Finito il liquore, Snape diede due spazzolini puliti e due sue magliette ai due fratelli, che infilati in quegli abiti di alcune taglie più grandi, sembravano ancora più giovani e magri.
Quando fece per uscire dalla stanza, Draco lo fermò.

"Per favore, Severus, resta con noi."

E fu l'istinto, il terrore dell'abbandono, quel campanello d'allarme che risuonava nelle loro teste ogni volta che sentivano di perdere qualcuno, quella vecchia lettera che si ripresentava davanti ai loro occhi, a far dire loro contemporaneamente, una frase precisa.

"Faremo i bravi bambini."

Per un attimo Snape si immobilizzò, rimase impietrito di fronte a quella che sembrava una cantilena collaudata.

Morgana fu la prima a rendersi conto dello sconcerto dell'uomo e cercò di riprendere le redini della cosa, prima che Snape si facesse un'idea giusta, della situazione.

"Sul serio, faremo i bravi, non ti terremo sveglio. Cercheremo di addormentarci subito e non ti daremo alcun fastidio."
Dicendo questo scoccò un'occhiata al fratello che annuì consapevole che avevano entrambi esagerato.

L'uomo seppur riluttante si fece condurre da Draco sotto le coperte, con Morgana a sinistra e Draco a destra.
"Non è affatto opportuno."
Diceva, ma mentre quei due ragazzi gli si accoccolavano addosso e la sua erezione si gonfiava in barba a ciò che fosse opportuno oppure no, Snape non poté fare a meno di invidiare Lucius, che quella compagnia l'aveva avuta sempre per sé.
Poi si diede dello stupido e si disse che certi pensieri erano del tutto fuori luogo.
Piuttosto doveva riflettere su quanto mancasse a quei due ragazzi la figura paterna, per arrivare a tanto.

Speriamo che non se ne accorgano.

Pensò tirando la maglia del pigiama più giù che poté.

Poco dopo, un po' perché la giornata era stata lunga e tremenda, un po' per l'alcol che avevano in corpo, i due ragazzi scivolarono in un sonno senza sogni, lasciando Snape - più calmo e meno duro - a guardarli come stesse ammirando due opere d'arte.

Chissà perché con quei due era sempre così: l'attrazione era sempre legata a doppio filo a qualche tragedia.
La seduzione aveva immancabilmente un retrogusto sinistro.

Quei due ragazzi erano due sirene maliarde che si trovavano a nuotare in acque torbide, e Severus, prima di cadere in un sonno profondo, fece in tempo a chiedersi quanto profondo fosse quel mare e quanto ci avrebbe messo a inghiottirli del tutto.

Le notti di SaturnoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora