Nelle fauci del serpente

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Davi: hai paura?
Demon: di svanire Davi, ho paura di svanire
Davi: tienimi così
Demon: e tu hai paura?
Davi: quando non ci sono fate dai capelli di fata
Demon: quando non ci sono né eclissi né canti
Davi: ma solo roghi che incendiano costellazioni scintillanti.
//Isabella Santacroce

Non fecero caso al temporale che imperversava, né alla pioggia e alle foglie secche che fecero capolino con un turbinio all'ingresso, quando la porta si spalancò.
Non fecero caso al gruppo di uomini vestiti di nero che stavano entrando al Manor.
Non sentirono frasi né voci.
Non badarono a quel lampo che sembrava voler tagliare il cielo in parti uguali.
Non diedero peso nemmeno a quel sibilo che stava mettendo insieme una frase, parola dopo parola sembrava la voce stessa della morte.
Lord Voldemort parlava e loro non sentivano.
L'unica cosa che videro quella sera, fu quello sguardo di ghiaccio, di nuovo davanti a loro.

Volarono veloci come il vento giù per quelle scale.

Bambini non correte, vi farete male!
Lucius, quante volte hai ripetuto questa frase negli anni?
Quante volte hai chiesto a quei due ragazzi di non correre, che le scale sono scivolose.
E adesso non ti verrebbe mai in mente di bloccare quella corsa, vero? Sembra l'unica cosa che ti tiene in vita.

"Padre!!!"
"Zio Lucius!"
"Bambini... i miei bambini."
E non ci furono più Mangiamorte né Signori Oscuri, nessun occhio mortale o immortale avrebbe potuto bloccare quell'abbraccio vitale e quei baci...
Quei baci che... Salazar, sarebbe stato evidente anche per un cieco che non erano quelli di un padre per i suoi figli.

Draco sconvolto dalle lacrime, nell'incavo del collo di Lucius ignorava che esistesse altro al mondo.
Morgana che non sapeva piangere, che non aveva pianto mai, nemmeno per la morte di Narcissa, singhiozzava senza lacrime fra quei capelli talmente chiari da sembrare bianchi.
E Lucius... Lucius non aveva retto all'emozione ed era crollato su sé stesso, cadendo in ginocchio e portando con sé quelle due anime, che lo stringevano come aggrappati a un salvagente in mezzo a una tempesta.

"I miei bambini..." Continuava a ripetere come una litania, "I miei bambini."
Ma se c'era qualcosa che davvero inorridiva il Signore Oscuro, questo era proprio l'amore, e Severus, che aveva assistito a tutta la scena - non senza una punta di dolore nel petto - si rese conto che se Lucius non avesse ripreso il controllo della situazione in fretta, sicuramente sarebbero partite delle maledizioni senza perdono.
Così si avvicinò, sussurrò ai ragazzi di spostarsi, e aiutò il suo amico a rimettersi in piedi.

"Tieni duro ancora per qualche minuto."
Fu un sussurro appena percettibile alle orecchie dell'uomo.
E poi Voldemort iniziò a parlare.
"Oh Lucius, che stucchevole scenetta ci hai propinato..." questa frase, volutamente pronunciata con scherno, suscitò le risate da parte di tutti i Mangiamorte.
"Hai riavuto la libertà, Lucius. Sei molto fortunato, sai? Non ho ancora finito con te, ma adesso devo occuparmi di cose più importanti. Partirò insieme agli altri alla ricerca di Gregorovich, ma al mio ritorno, fra circa due settimane, vedi di farti trovare in condizioni di servirmi nuovamente. Inoltre, sarai felice di ospitare il tuo Signore e i tuoi amici all'interno del Manor, che diventerà ufficialmente il nostro quartier generale."
"Si, mio Signore... sarà un onore."
"Ma certo che lo sarà. E adesso via. Andiamo, tutti quanti. Anche tu, Severus."

Severus lasciò Lucius fra le braccia di Draco, guardò un'ultima volta quei due ragazzi, che ricambiarono lo sguardo, piuttosto preoccupati, e si incamminò con una zavorra nel cuore più pesante di quanto avrebbe mai creduto.
Lucius Malfoy era a casa. Loro non avrebbero più avuto bisogno di lui.
Una favola a lieto fine, dunque. Per tutti tranne che per lui. Come sempre del resto.
Si sentì piuttosto meschino a formulare questi pensieri. Era ovviamente contento e sollevato per Lucius, ma era inutile mentire a sé stesso: quei due bambini, come li chiamava l'amico, gli sarebbero mancanti immensamente.

Quello che Severus non sapeva è che anche lui sarebbe mancato a loro, che erano sempre stati affezionati a lui, e in particolare dopo tutto quello che era successo gli volevano molto bene, gli erano grati e si erano abituati alla sua rassicurante presenza.

***

Draco e Morgana, si occuparono di Lucius meglio che poterono: fecero preparare una cena leggera ma sostanziosa dagli elfi, poi lo portarono al piano di sopra, nella camera padronale, lo aiutarono a svestirsi e gli prepararono un bagno caldo profumato alle mandorle amare, per fargli sentire l'aroma di casa.
Non pararono molto, o non parlarono affatto.
Non c'erano parole per lenire quelle occhiaie profonde, quel viso scavato e quella magrezza che non era mai stata parte di quell'uomo forte e solido che li aveva presi in braccio contemporaneamente senza sforzi fino all'età adulta.

Mentre Draco gli asciugava i capelli, Morgana andò nel suo laboratorio nel sotterraneo a recuperare una pozione rinvigorente.
Al suo ritorno Lucius stava seduto al centro del letto, accomodato su un mucchio di cuscini, e stava accarezzando i capelli di Draco, alla sua destra col viso nascosto nell'incavo del suo collo.

"Bevi zio Lucius... ti farà bene..."
"Grazie tesoro..." mandò giù in un sorso quella pozione preparata con cura e poi guardò la ragazza negli occhi. "Vieni qui anche tu."
Morgana si accoccolò alla sua sinistra, e per un attimo tutti e tre si concessero la pia illusione di essere ancora nella cameretta di Morgana, un pomeriggio assolato d'estate, con Narcissa addormentata dall'altra parte del Manor, una vita felice davanti e nessun pericolo alle spalle.

"Salazar Benedetto, quanto siete cresciuti... Siete ancora più belli di quanto foste nei miei sogni."
Gli occhi di Lord Malfoy si velarono di lacrime, al pensiero di quello che fu, di quello che sarebbe potuto essere e che purtroppo, ormai non sarebbe potuto mai diventare.
"E quei sogni sono l'unica cosa che mi ha tenuto in vita."

Non appena una di quelle lacrime giunse fino al viso di Draco, quasi d'istinto prese a leccarla, direttamente dalle guance del padre.
Morgana, a cui non era sfuggita la scena, prese a costellare il collo dell'uomo di baci e piccoli morsi.
E così, mentre il senno di Lord Malfoy si spezzò per l'ennesima volta, il suo cuore parve ricucirsi morso dopo morso, bacio dopo bacio.
E fu solo amore.
Mentre i due ragazzi lo spogliarono, mentre scendevano lungo i suoi addominali e mentre liberavano la prova della sua dissolutezza, mentre la leccavano come fosse la cosa più delicata e preziosa del mondo.
E fu cura e dedizione.
Mentre Morgana gli si accomodava in grembo, prendendo tutta la sua eccitazione in un colpo solo e Draco gli riempiva la bocca, la lingua, la vita.
E fu passione e consacrazione.
Fra le gambe aperte di Draco, piombandogli dentro ancora e ancora. Nella gola di Morgana riempiendola fino a mozzarle il respiro.
E fu visione ultraterrena.
Mentre Draco prendeva sua sorella, sciogliendosi dentro di lei e scatenando brividi a quell'uomo dagli occhi di argento fuso che mai avevano visto uno spettacolo più celestiale.
E fu solo amore.
Fu solo amore.

Verso l'alba Lucius si alzò dal letto e fissò per un attimo la bufera che imperversava fuori dal vetro.
Gli era sempre piaciuto il cielo in burrasca, aveva sempre sortito su di lui un fascino irresistibile, questo almeno finché la sua vita era stata comoda e sicura.
Adesso che la bufera imperversava nel suo cuore però, non poteva sostenere quella vista.
Ma non avrebbe potuto nemmeno sostenere l'impietosa luce abbagliante del sole, che avrebbe illuminato la sua follia, la sua perversione e tutti i suoi sbagli.
Oh, quanti sbagli per un uomo solo!
Così con un colpo di bacchetta chiuse tutte le pesanti tende di broccato del Manor e fece piombare la casa nell'oscurità.

Vissero così quelle due settimane.
Senza sapere se fosse giorno o notte, senza sapere se piovesse o splendesse il sole.
Quasi senza mangiare, senza preoccuparsi di niente che non fosse rotolare avvinghiati fra le lenzuola.
Dentro di loro sentivano il tempo scorrere, sentivano la vita scivolare via dalle dita ora dopo ora, orgasmo dopo orgasmo, ma facevano finta di nulla.
Esistevano solo il buio, la consistenza dei loro corpi e la fusione dei loro respiri.
Solo questo contava.

Per questa ragione, quando il portone del Manor si spalancò, facendo entrare la luce del giorno e quelle voci così stonate, la vita li sorprese ancora in quel letto, ancora nudi, ancora attorcigliati come serpenti.

E fu la fine.


Le notti di SaturnoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora