L'abisso dell'espiazione

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Desdemona si trucca in reggiseno e io le sparo in testa. //Isabella Santacroce

"Ma che diavolo..."
Le parole vennero meno sulla bocca di Severus Snape quando si trovò davanti agli occhi una scena che non avrebbe mai più dimenticato in tutta la sua vita.
Aveva appena aperto gli occhi Lucius, quando l'implacabile luce del giorno proveniente dalla porta aperta sul corridoio delineava una figura alta e scura immobile sull'uscio, e illuminava il suo pallido corpo nudo fra le lenzuola.

"Ma che diavolo..."
Ripeté come un disco rotto quella voce così familiare alle orecchie di Lord Malfoy.
Come se non riuscisse a dire altro, come se non ci fossero parole per descrivere ciò che gli occhi gli mostravano ma la mente si rifiutava di processare.

Le altre voci che provenivano dal piano di sotto, contribuirono a svegliare anche Draco e Morgana, che sulle prime non realizzarono cosa stesse succedendo.

"Ma perché è tutto buio?"
"Tirate le tende, sembra una tomba!"
"Dov'è finito Lucius?! Perché non è qui?!"
"Mio Signore, Snape è andato a cercarlo."

I fratelli appena si resero conto che Snape era in quella stanza e che loro erano senza vestiti, ancora avvinghiati al loro padre, si sentirono balzare il cuore in gola, coprendosi istintivamente con le lenzuola.

Poi il Potion Master si riscosse, chiuse la porta dietro di sé, lanciò un Colloportus e accese le lampade, mentre Lucius si era alzato e con un colpo di bacchetta aveva rivestito sé stesso e i due ragazzi, che adesso stavano abbracciati nell'angolo più lontano del letto con l'aria spaventata di due cuccioli che hanno smarrito la tana.

"Lucius..."
Solo un sussurro uscì dalla sua bocca.
Snape per la prima volta in vita sua sembrava davvero non riuscire a riprendere il contegno né la sua proverbiale impassibilità, e fissava l'amico di una vita, che credeva conoscere bene, rendendosi conto che forse non era così.

Lord Malfoy, al contrario di quei cuccioli arruffati e disperati alle sue spalle, sembrava perfettamente controllato e pervaso da quella serenità tipica di chi è del tutto estraneo alla faccenda.

Fissò Severus, ma quando aprì la bocca fu per parlare ai ragazzi.
"Draco, Morgana, venite qui."

Con passo malfermo i due giovani raggiunsero il padre.
Nei loro occhi solo sgomento e paura.

Lucius sganciò i suoi occhi chiari al punto di sembrare quasi albini, da quei pozzi neri che erano l'esatto opposto, sia come colore che come espressione.
Diamante contro onice.
Serenità contro turbamento.
Quindi fissò i suoi figli.

"Andate nel laboratorio di pozioni. Sotto il tappeto c'è una botola disillusa. Si rivelerà al vostro tocco e scomparirà subito dopo. Per arrivare al laboratorio prendete le scale di servizio, quelle laterali che usano gli elfi. Da lì non passa mai nessuno, ma chiunque vi si parasse davanti, uccidetelo se necessario."

"Ma padre..."
"Adesso."

E poi fu uno scatto all'unisono. Entrambi al collo di Lucius, abbracciati, e quasi si poté sentire il crack del cuore di quell'uomo che amava così disperatamente quelle creature.

"Verrò dopo, state tranquilli. Adesso andate."

Prima di uscire Draco fissò un ultimo istante suo padre, quel profilo aguzzo, quei colori e quegli occhi tanto simili ai suoi. Poi prese la mano della sorella e se ne andò.

Quando la porta fu richiusa alle loro spalle, Lucius tornò a fissare Severus, che cominciava a capire.
Quella non era la serenità di chi è estraneo alla situazione, ma quella di chi ha perso ogni speranza.

"Amico mio, ti prego non giudicarmi, se puoi. Ho fatto tanti errori nella mia vita e non esiste redenzione per me. Ma per i miei bambini si."

I miei bambini.

"Se qualcuno ti chiede di loro, dì che hai trovato solo me. Sai dov'è il laboratorio di Morgana. Raggiungili appena puoi e portali lontano da qui. Draco non avrebbe mai dovuto prendere il marchio, e Morgana di sicuro non dovrà farlo. Falli espatriare se necessario, ma tienili al sicuro. So di chiederti tanto, ma è l'ultimo desiderio che ho."

"Lucius, non ho intenzione di parlare con te di questo, adesso. Il Signore Oscuro è di sotto e abbiamo poco tempo. Affronteremo questo discorso dopo."

"No Severus. Promettimelo. Nel mio studio, la libreria sulla destra della scrivania, il cassetto sotto le ultime due ante ha un doppio fondo. Si aprirà solo al tuo tocco o a quello dei ragazzi, come la botola. Lì troverai tutto quello che ti serve. Adesso promettimi che non lascerai soli i miei figli, andiamo di sotto e chiudiamo questa faccenda."

Severus esalò uno di quei respiri fatti di dolore, frustrazione e impotenza e poi guardandolo in quegli occhi lucidi disse solo, "Te lo prometto".

***

Draco e Morgana corsero per quelle strette e ripide scale di servizio, bacchette alla mano, scesero nei sotterranei e arrivarono al laboratorio. Chiusero la porta dietro di loro e si fermarono un attimo a tirare il fiato.
Fortunatamente quelle scale non le usava davvero mai nessuno.
Draco stava per gettare il Colloportus ma Morgana lo fermò.

"No. Capirebbero che c'è qualcuno dentro. Lascia la porta chiusa solo con la maniglia, tanto zio Lucius ha detto che... eccola. Proprio sotto il tappeto."

"Sapevi che aveva messo questa cosa qui sotto?"

La ragazza scosse la testa, senza dire altro. Poi si calò nel buco, seguita dal fratello. La botola si richiude dietro di loro, il tappeto si risistemò e loro si ritrovarono in un piccolo spazio, con un divano e nient'altro.

Nessun rumore, nessuna voce, nessuna luce.
Solo loro, un divano e un Lumos sussurrato.

***

Il Signore oscuro incombeva su Lucius già da parecchio.
L'uomo rantolava a terra in preda ai dolori delle Cruciatus che fino a un attimo prima l'avevano colpito senza pietà.
Era iniziato da quanto? Minuti forse, mesi secondo la percezione di Lord Malfoy.

Precisamente da quando Severus scese nel salone accompagnando Lucius al cospetto di Voldemort e alla domanda "Dove sono i suoi figli?" l'uomo aveva risposto in modo piuttosto naturale, come se non se la fosse preparata in precedenza quella risposta, "Non c'erano nelle loro stanze. Adesso Rodolphus e Rabastan li stanno cercando."
Lucius aveva provato ad aggiungere che erano scappati, non li vedeva da giorni ormai, ma Tom Riddle non era diventato Voldemort credendo a Babbo Natale, quindi aveva iniziato a torturarlo per farsi rivelare il luogo dove si nascondevano i due giovani.

E mentre quella tortura sembrava non finire mai, Severus si sentiva pervaso da una nausea crescente, urlo dopo urlo, grido dopo grido.
Sapeva che al Signore Oscuro non importava nulla dei ragazzi, che utilizzo avrebbe potuto farne, in fin dei conti?
Aveva già un esercito di maghi, Giganti e Dissennatori, di certo l'esito della guerra non sarebbe cambiato grazie a due adolescenti.
Però li voleva per il gusto di toglierli a Lucius.
Per dispetto, o per capriccio più precisamente.
Forse per l'odio che provava nei confronti dell'amore.
Il Potion Master ricacciò indietro un conato di vomito, poco prima di rendersi conto che Lucius aveva smesso di urlare.

"Molto bene Lucius. Se non me lo vuoi dire, lo scoprirò da solo. Legillimens!"

A Snape si fermò il cuore per un attimo.
Lord Malfoy aveva studiato Occlumanzia, un po' come tutti i maghi oscuri. Ma non sapeva come se la cavasse, soprattutto debilitato in quel modo.
Se aveva la guardia abbassata erano praticamente già tutti morti.
Ma Lucius non stava pensando al nascondiglio dei ragazzi. Quell'informazione era celata in fondo alla sua mente.
Durante tutta la durata delle Cruciatus aveva pensato solo a una cosa: i suoi bambini, nudi, sopra di lui.
Dalla prima volta in cui li aveva toccati, quando erano vergini e lui li accarezzava con ardore e dolcezza, fino al primo vero rapporto, sul tappeto del suo studio.
Forse era un modo per evadere dalla realtà, chi può dirlo.
La realtà dei fatti era che, appena entrato in quel ginepraio contorto e osceno che era la mente di Lord Malfoy, Voldemort si ritrovò davanti le scene più irripetibili che avesse mai visto durante una Legillimanzia.
Quindi si bloccò.

Per un attimo chiunque in quella sala ebbe un tremito a osservare l'espressione quasi sconvolta del Signore Oscuro, che sulla sua faccia da rettile era ancora più orrenda.
Poi parlò.

"Come puoi vivere con te stesso, Lucius?"
E Lord Malfoy lo fissò in quegli occhi rossi e terribili, con il sorriso più triste del mondo, e disse solo "Non lo so."

Nel momento in cui il Signore Oscuro alzò la bacchetta per l'ultima volta, Lucius chiuse gli occhi.
E sparirono le colpe, insieme ai rimorsi e alle notti in bianco fatte di firewhisky e lacrime.
Svanirono le perversioni, le oscenità e le depravazioni che l'avevano condotto fino in cima al dirupo più alto del mondo.
Furono solo due parole, una formula magica e un salto dal baratro, verso l'abisso di quella liberazione tanto agognata e mai trovata.

"Avada Kedavra!"

E fu espiazione.
E fu sollievo.
E fu eterno.

Desdemona si trucca in reggiseno e io le sparo in testa.E io le sparo in testa.E io le sparo in testa.

Le notti di SaturnoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora