Di nuovo soli

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Vorrei ammaestrare le stelle
Per deciderne il rientro.
//Isabella Santacroce

Tutto era sfocato e lento. Un silenzio spaventoso venne interrotto improvvisamente da un urlo e poi un altro. Gli invitati schizzavano via da tutte le parti.

"Dray! Dray stanno arrivando, siamo morti!"
"No, non ancora."
Draco prese Morgana per mano, e raggiunse con un balzo Harry ed Hermione che avevano appena ritrovato Ron.

"Staccati Malfoy!"
"Non esiste. State andando da qualche parte e veniamo con voi."
L'incantesimo di protezione che crepitava su di loro si stava affievolendo e dovevano agire in fretta.
"Loro non possono venire con noi. Siamo già abbastanza incasinati così!" L'ultima cosa che desiderava Ron era portarsi dietro i due fratelli.
Harry stava per replicare qualcosa verso Draco, e a giudicare dall'espressione sarebbe stato qualcosa di definitivo, quando Morgana lo spiazzò.
"L'alga branchia."
Harry si voltò verso la ragazza, sgranò gli occhi e per un attimo credette di aver capito male.
"L'alga branchia. Hai un debito con me, Potter. Onoralo."
L'espressione di Hermione era sicuramente quanto di più sconvolto c'era al mondo.
Eppure sapeva di non poter intervenire: l'aiuto che aveva dato Morgana a Harry il quarto anno era stato fondamentale, senza contare che non avevano certo il tempo per discutere.
"D'accordo."
E così dicendo si presero tutti per mano, aspettando che Hermione iniziasse a girare su sé stessa. Vista e udito si spensero, l'oscurità li sommerse e vennero catapultati via tra spazio e tempo, lontano dalla Tana, dai Mangiamorte, lontano forse da Voldemort stesso.

***

"Siamo a Tottenham Court Road, camminate e basta, dobbiamo trovare un posto dove vi possiate cambiare."
Harry si maledisse per non aver a portata di mano il suo mantello dell'invisibilità, erano in abito da cerimonia e la gente li fissava.
"Tottenham... Cosa?!"
"Credo sia un quartiere babbano, Dray. È un quartiere babbano, vero Granger?!"
"Abbassa la voce, santo cielo! Si, è un quartiere babbano, adesso gira lì, ecco."
Entrarono in una stradina laterale, poi al sicuro in un vicolo poco illuminato.
"Oh Merlino, siamo fra i babbani..." Draco tra sé e sé stava valutando se forse non fossero stati meglio i Mangiamorte.
"Quando dici che hai il mantello e i vestiti..." cominciò Harry...
"Siamo in mezzo ai babbani..." Dall'acutezza della voce di Draco, si capiva che stava per avere una crisi isterica.
"Sì, sono qui." Rispose indicando la sua borsetta di perline. "Incantesimo Estensivo Irriconoscibile. Difficile ma efficace."
"Siamo braccati dai Mangiamorte e ci nascondiamo in mezzo ai babbani!!!"
"Malfoy falla finita!!!" Harry non ne poteva più, gli sembrava di avere una mosca nell'orecchio. Una mosca bionda, terrorizzata dai babbani, ed estremamente molesta.
"Falla finita, dici?! La Granger ci ha portati a Babbanolandia, mannaggia a Merlino! Come potrei farla finita?!"
"Siete voluti venire voi, Malfoy! Nessuno vi ha costretto!" Rognava Ron da sotto al maglione, mentre si cambiava.
"E poi, dove saremmo potuti andare? Al Paiolo Magico?! Fidati Malfoy, nessuno crederebbe che un purosangue snob come te si nasconderebbe mai fra i babbani!" Concluse Hermione.

Draco rimase un attimo senza parole e Morgana ne approfittò per allungargli un paio di pantaloni e un maglione, sotto gli occhi indagatori della riccia.
"Che c'è Granger, credi di essere l'unica a padroneggiare certi incantesimi?!" Sogghignò Morgana, che nel frattempo stava chiudendo la zip del suo vestito di lana troppo babbano per essere suo.
"No. Che tenessi le vostre cose a portata di mano sotto Incantesimo Estensibile non è strano. Quello che è davvero insolito sono... quei vestiti!"
"Infatti, Tea! Che diavolo è questa roba?! Dove sono le mie camicie e i miei pantaloni di sartoria?!" Draco sembrava sconvolto alla vista di quei jeans, come se anche solo averglieli messi in mano fosse un affronto.
"Sono ancora i tuoi, stai tranquillo. Sono trasfigurati. Li ho copiati alla Tana. Ho preso spunto qua e là, immaginando che almeno un cambio babbano sarebbe venuto utile."
"Molto ingegnoso." Commentò Hermione, spontaneamente. E quasi si pentì di averlo detto subito dopo. In fin dei conti, Morgana era sempre Morgana: la ragazza con cui rivaleggiava dal primo anno ad Hogwarts.
"Grazie Granger!" Sorrise sorniona la ragazza.
"Se avete finito, possiamo andare?!" Sbottò Draco. "Questo maglione sembra intessuto di formiche rosse! Voglio togliermelo il prima possibile!"
Molti occhi scattarono al cielo, al limite della pazienza, ma alla fine si rimisero in cammino.

***

Il caffè in cui avevano trovato riparo era di una tristezza assoluta, ma almeno era vuoto.
"Mi devo sedere qui? Sul serio?"
"Siediti Malfoy, comportati normalmente!" Sbottò Harry. Poi si corresse, "Anzi no! Comportati come non faresti mai, ovvero da essere umano decente!"
"Molto spiritoso, Potter." Tuonò Draco, ma poi si sedette accanto a Morgana, che a sua volta aveva preso posto accanto a Hermione.
"Questo posto è sudicio..." La ragazza non era abituata diversamente dal fratello, quindi anche per lei era una situazione stranissima.
Arrivò la cameriera, che fortunatamente era troppo svogliata per badare alle eccentricità del gruppo.
"Per me un cappuccino." Improvvisò Hermione.
"Ah... per me quello che ha detto lei." Aggiunse Ron.
Dallo sguardo di Draco, era chiaro che non avrebbe rivolto la parola a quella povera ragazza, quindi Morgana chiosò, con tono fin troppo pomposo "Porti la stessa cosa per tutti, grazie. Può andare!"
La cameriera se ne andò svogliatamente com'era arrivata.
"Non stai parlando con un elfo domestico, datti una regolata!"
"Non parlare così a mia sorella, Granger!"
Ma Morgana era completamente assorta a sbirciare i movimenti della cameriera al di là della porta di servizio, per quel poco che si vedeva.
"Ho parlato con una babbana! Per la prima volta nella mia vita! Non posso crederci... Mi sembra di essere andata bene... No? Dray?!"
"Che mal di testa..." Il biondo, si mise le mani nei capelli, chiedendosi se davvero non sarebbe stato meglio farsi catturare, uccidere, e mettere fine a quell'assurdità.

"Santo cielo, fa schifo!" Commentò Ron dopo una sorsata di quella che sembrava una brodaglia grigia schiumosa.
Il verso disgustato che seguì sembrava provenire da Draco, che aggiunse solo "Non avrei mai creduto che un giorno avrei dato ragione a Weasley."
"E io non avrei mai creduto di vedere quel giorno!" Chiosò sarcastica Morgana.

Prima che Draco potesse replicare, successero alcune cose in rapida sequenza: due clienti, all'apparenza degli operai, estrassero le bacchette, subito seguiti da Harry. Incantesimi di ogni genere volarono sulle loro teste, mentre Ron trascinava Hermione sotto il tavolo, Draco riparava Morgana e nel frattempo lanciava un incantesimo pastoia secondo uomo, dopo che Harry ebbe schiantato il primo.

La cameriera era scappata di corsa e si era infilata in un armadio non appena aveva visto iniziare la lotta.
Sicuri di aver neutralizzato i due uomini, i ragazzi si alzarono e si diressero verso il bancone, dietro cui giacevano entrambi i Mangiamorte.

"Chiudete a chiave la porta e spegnete le luci." Ordinò Harry.
"Che cosa ne facciamo di quelli?" Rifletté Ron. "Loro ci ucciderebbero. Ci hanno appena provato."
"Dobbiamo solo cancellargli la memoria." Disse Harry.
"Aspetta." Draco si fece avanti." Questo è Rowle, quello è Dolohov. Sono fra i Mangiamorte più fedeli del Signore Oscuro. Forse prima di obliviarli sarebbe meglio chiedergli cosa sanno e come hanno fatto a trovarci."
"Vorresti svegliarli?!" A Hermione non sembrava una buona idea.
"Malfoy non ha torto... Magari svegliamone uno solo... prima però lo leghiamo." Alla fine Harry legò con un incantesimo il Mangiamorte prima di indirizzargli un Reinnerva.

"Ah! Voi...! Liberatemi subito!"
"Non ci conterei Dolohov! Come hai fatto a trovarci?"
Harry decise di occuparsi personalmente dell'interrogatorio, mentre Ron e Hermione al di là del bancone, si stavano occupando di ridare una parvenza d'ordine al locale e di cancellare la memoria alla povera cameriera.
Draco e Morgana stavano qualche passo dietro ad Harry, lui alla sua sinistra, lei alla sua destra. Era quindi prevedibile che Dolohov li notasse, nonostante la semioscurità in cui era piombato il locale.

"Ah, ma guarda chi c'è... I piccoli traditori, cuccioli di papà."

Ecco una cosa a cui non avevano pensato. Che Dolohov al posto di preoccuparsi di sé stesso, o al limite di inveire contro il Prescelto, avrebbe tirato in ballo Lucius.
Quanto sapeva quell'uomo di ciò che era successo fra le mura del Manor?
In teoria, il giorno in cui erano scappati, Severus aveva coperto tutte le tracce. Non avrebbero potuto metterci le mani sul fuoco però, dato che non ne avevano mai parlato esplicitamente con Snape.

"Come farete adesso, senza quel pervertito di vostro padre? Il Signore Oscuro l'ha torturato a morte, ma lui non ha voluto proprio dire dove vi eravate cacciati! Piccoli traditori, non ha mai voluto condividervi, fino alla fine."

E di colpo ad entrambi tornò alla mente la notte della Finale del Campionato del Mondo di Quidditch. Quei due strani amici di suo padre che li guardavano affamati, Lucius che li mandava a letto di corsa e poi... la Cruciatus e le urla.
Dolohov sapeva. Chissà come, aveva visto, aveva capito. E Lucius l'aveva punito, perché all'epoca era nella posizione di farlo.

"Allora, chi vi dà la buonanotte, adesso? Snape?!"

"Dolohov, ma che diavolo vai farneticando?!" Harry intervenne, decisamente stranito dal comportamento di quell'uomo che sembrava quasi non vederlo nemmeno, quel Prescelto a cui, in teoria, stava dando la caccia.

Una risata lugubre fece tremare accapponare la pelle a tutti, in quel locale. Anche Hermione e Ron si bloccarono di colpo.

"Ma come Potter, non lo sai?! I tuoi nuovi amichetti non ti hanno raccontato i giochi che facevano col loro amato padre? Lascia che ti illumini..."

"Avada Kedavra!!!"

D'istinto. Entrambi. Senza nemmeno guardarsi.
Fortunatamente Harry era fermo, mentre due fasci di luce verde lo sfioravano a destra e a sinistra, andando a colpire contemporaneamente quell'uomo che rideva sguaiato anche mentre moriva.

Trapassava così Antonin Dolohov, primo omicidio di Draco Malfoy e Morgana Melancholia.
Col viso e il corpo distrutto da due Anatemi Mortali lanciati in contemporanea.

"Ma siete impazziti?!" Harry si scagliò su Draco, mentre Morgana scivolava per terra, appoggiandosi al bancone, senza distogliere lo sguardo da quel corpo privo di vita.
"Mollami Potter! Tea, stai bene?!" Draco con uno strattone si liberò dalla presa di Harry e si accovacciò accanto alla sorella, il cui sguardo vacuo non prometteva bene.

Ron imprecava, Hermione urlava. Harry parlava.
Ma tutto era impermeabile per Draco e Morgana, che si guardavano con occhi lucidi e disperati.

"Ha detto che l'ha torturato. Severus non l'ha raccontata così." Morgana bisbigliava con voce tremante.
"Severus ha detto tutt'altro. Ha detto che non era colpa nostra." Draco le faceva eco, vacillante.

"È stata tutta colpa nostra."

Era tutto talmente impermeabile che non si accorsero nemmeno di quando le urla divennero silenzio. Di quando le parole terminarono per lasciare solo spazio all'ascolto.

"È stata tutta colpa nostra. Non saremmo dovuti scappare, lui sarebbe ancora qui." Morgana iniziò a piangere, come quella notte in cui le dissero che non avrebbero più visto Lucius. Che era morto, ucciso dal suo Signore, sepolto dal suo migliore amico.
"Era quello che voleva, Tea. Hai sentito cos'ha detto quel maledetto? Ci ha protetti fino alla fine." A Draco continuava a tremare la voce, come un terremoto lungo e leggero di cui non si intravede la fine.

"È stata tutta colpa nostra." Morgana era squassata dai singhiozzi, e Draco la avvolse in un abbraccio, cercando con gli occhi Harry, come d'istinto.
"Portaci via di qui, Potter."

Harry era sconvolto per l'accaduto, ma aveva capito che quel gesto era legato alla morte di Lucius Malfoy, quindi anche se non approvava, si sforzava di capire.
"Dobbiamo... farlo sparire..." Quindi alzò le braccia come a voler chiedere una mano, dato che si sentiva la mente completamente vuota.
Hermione e Ron lo guardavano spaesati, poi sentirono la voce di Morgana, roca dal pianto, "Evanesco..." Con la bacchetta puntata contro quel cadavere che adesso era svanito.
"Hai fatto evanescere un morto?!" Gridò Hermione. "Oltre all'omicidio adesso anche vilipendio di cadavere?!"

Morgana si voltò verso di loro, silenziosa, e Harry si immobilizzò come una statua di ghiaccio, davanti a quelli che sembravano gli occhi di Lucius Malfoy.

"Sai, dovresti imparare a riconoscere la differenza.... Fra sogni... e realtà."

Quegli occhi.. Dal basso lo guardavano. Colori diversi, certo. Ma quell'espressione! L'aveva già vista, Harry.

"Ora dammi la profezia."

In un attimo si ritrovò con la mente a quella terribile notte al Ministero, il quinto anno. Gli sembrava quasi di sentirla uscire dalle pareti, quella voce.

"Adesso... cerchiamo di stare... tutti calmi... Va bene? Vogliamo soltanto quella profezia."

Quello sguardo.

"Non ti sei mai chiesto qual era il motivo del legame tra te e l'Oscuro Signore, mhh? Perché non fu in grado di ucciderti quando eri solo un neonato?"

Inquietante.

"Non vuoi conoscere il segreto della tua cicatrice?"

Sinistro.

"Tutte le risposte sono lì, Potter, nella tua mano. Devi soltanto... darla a me. E io potrò mostrarti tutto."

Raccapricciante.

"Potter!!!"
Harry fu distratto dalla voce di Draco, Morgana distolse lo sguardo e il Prescelto tornò in sé, rendendosi conto di aver fissato la ragazza per istanti interminabili, rapito da quella strana espressione che tanto gli riportava alla mente Lucius Malfoy e la notte della Battaglia al Ministero. Non l'avrebbe mai dimenticata.
Lo stesso sguardo. Da brividi.

"Si, ormai quello che è fatto è fatto. Obliviate l'altro e andiamocene. Ci materializziamo a Grimmauld Place."

***

Draco mise a letto Morgana che sembrava piuttosto provata e si nascose quando Mundungus Fletcher venne trascinato in casa contro la sua volontà dagli elfi di Potter.

Nei giorni a seguire il ragazzo spiegò a Harry, Hermione e Ron tutto ciò che sapeva su Regulus Black e sui suoi rapporti con Sirius e la sua famiglia. In fin dei conti erano lontani cugini e lui conosceva la storia della sua famiglia.

Furono giorni grigi e tetri. Monotone e ripetitive giornate in cui il Trio dei Miracoli organizzava l'incursione al Ministero della Magia per rubare alla Umbridge il Medaglione di Salazar Serpeverde. Ripetevano le stesse cose mille volte, e l'unica cosa che cambiava in quei giorni che erano l'uno la replica dell'altro, era la pancia di Morgana, che cresceva un pochino ogni giorno.

Di tanto in tanto, Morgana suonava il vecchio pianoforte di Sirius, accompagnata da Draco con un violino antico che qualcuno aveva nascosto in soffitta.
Quindi Harry si sedeva per terra fuori dalla sala, per non sentirsi di troppo, e si lasciava cullare da quella musica nostalgica e a tratti tragica, che lo intristiva sempre un po', ma gli faceva pensare che delle mani che riuscivano a produrre suoni tanto pregni di dolcezza, non potevano appartenere a delle cattive persone.

E poi venne il giorno in cui non c'era più ragione per rimandare l'incursione al Ministero.
Draco e Morgana salutarono Harry, Hermione e Ron. Gli fecero un sincero in bocca al lupo e Draco aggiunse, rivolgendosi a Harry, di non azzardarsi a farsi uccidere o ne avrebbe risposto a lui personalmente.
Il Prescelto sorrise, e si smaterializzò insieme ai suoi due amici.

I due fratelli aspettarono e aspettarono ancora, poi si resero conto che i Grifondoro non sarebbero più tornati.
Erano di nuovo soli.

Le notti di SaturnoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora