Solo poesia di un suicidio collettivo da me voluto. In nome. Di dio. //Isabella Santacroce
Era stata una discussione lunga, quella. Oh, sì.
Dopo le lezioni erano stati convocati da Snape con una scusa qualsiasi, ma loro sapevano bene che c'erano tante cose di cui parlare adesso che Draco si era convinto a lasciarsi aiutare e che - Severus continuava a maledirsi per il suo attimo di leggerezza - Morgana aveva visto nella mente dell'uomo più di quanto avrebbe dovuto.
La giovane aveva messo al corrente Draco di ciò che aveva scorto nella mente di Severus, dal suo ruolo di spia, effettivo, e non di copertura come credeva il Signore Oscuro, alla promessa di proteggere Potter, fino alla promessa di proteggere loro.
Mentre la ragazza parlava al fratello, con voce calma, mettendoci tutto il tempo necessario, l'uomo sembrava a disagio più che mai, continuava a cambiare posizione come se la sedia fosse ricoperta di spilli.
Ma il vero sussulto era arrivato alla fine.
"Dray, Severus stava affrontando tutto questo da solo. Come te. Questo non solo è sbagliato ma ci indebolisce e ci rende vulnerabili. Tu hai sempre saputo di poter contare su di me, e fino a un certo punto su nostro padre..."
Poi tentennò un attimo, ma alla fine si decise, "Ma Severus no. Non è vero?"
Lo aveva detto voltandosi improvvisamente verso il Potion Master che avrebbe preferito una Cruciatus del Signore Oscuro piuttosto che affrontare argomenti come fiducia, sentimenti e solitudine.
L'uomo in tutta risposta aveva alzato un sopracciglio in segno di allarme, era un po' come dire stai attenta a non esagerare, o ti affatturo sul posto.
Morgana, che ormai si conviveva con quelle minacce nemmeno troppo velate da anni, e ci si era anche parecchio affezionata, aveva ignorato l'avvertimento, chiosando semplicemente con una frase che aveva finito di sconcertare l'uomo.
"Non sei più solo, Severus. Ci siamo noi con te!"
Severus si era preso la base del naso fra l'indice e il pollice come era solito fare quando sentiva montare dentro di sé l'odio per l'universo intero, nonché un glorioso mal di testa.
Aveva gettato un'ultima occhiata ai due meravigliosi sconsiderati e affettuosi serpentelli che si trovava davanti, e quando li aveva visti sorridergli candidamente non si trattenne.
"Quindi, adesso voi due sciocchi vorreste proteggermi, quando sono io a dover proteggere voi?! Quindi, adesso che ho voi due impiastri accanto, sicuramente sconfiggerò il Signore Oscuro in un baleno! Quindi, adesso che sono armato di occhioni languidi e sorrisi melliflui da scatenare all'occorrenza per sconfiggere il male, non ho più niente da temere! Vero?!"
Chiunque si sarebbe risentito di fronte all'espressione disgustata del Potion Master, ma i due ragazzi ormai avevano tolto la maschera a quell'uomo e come tutta risposta avevano allargato ancora di più i loro sorrisi, disarmando definitivamente il povero Snape.
Poi però, inevitabilmente l'atmosfera si era incupita.
C'era un omicidio da compiere.
Un sacrificio prestabilito.
"Lo farò io. È così che deve andare. Draco fidati di me. Quando sarà tutto finito voi verrete con me, e Lucius verrà liberato insieme agli altri Mangiamorte rinchiusi."
"Ma che ne sarà di nostro padre?! Non accetterà mai il nostro tradimento verso il Signore Oscuro!"
Draco era molto più angosciato di Morgana sotto questo punto di vista. Non riusciva a trovare il bandolo della matassa. Era come se a qualsiasi scelta corrispondesse una contropartita più alta del dovuto.
"Tuo padre non è uno sciocco, Draco. Credimi, lo conosco abbastanza da sapere come la pensa. Tanto per cominciare non avrebbe mai voluto che tu fossi marchiato. Ma ormai è andata, non si torna indietro. Dobbiamo pensare a come farvi uscire sani e salvi da tutta questa faccenda."
Poi aveva ripreso a parlare, dopo un attimo in cui si era perso nei suoi pensieri.
"Intanto..." non riusciva proprio a dirlo, non riusciva a dire a cuor leggero ucciderò Albus Silente, "... completerò la missione. Tu farai entrare i Mangiamorte a scuola, così sarai salvo e Lucius verrà liberato. Poi quando sarà a casa anche lui decideremo come muoverci."
In teoria il piano non faceva un piega, in pratica era ancora tutto da vedere.
***
Snape sedeva con un firewisky in una mano e col naso nell'altra.
Stremato dalla conversazione, da quei due ragazzi e dalla tragica situazione in cui versavano tutti loro, stava cercando nelle fiamme una soluzione che sembrava non volersi palesare.
... Volevano abbracciarlo!
Salazar Benedetto ma che ti ho fatto di male?!
Si erano avvicinati con quell'aria a metà tra l'innocente e il malizioso, quell'atteggiamento che aveva imparato a conoscere bene Severus Snape in quegli anni, ma a cui non si era ancora abituato, e lui li aveva scacciati come due mosche fastidiose.
Non che non lo volesse davvero un abbraccio ristoratore, in fin dei conti avevano appena passato la notte insieme, seppur solo a dormire accoccolati, ma c'erano troppe cose irrisolte nell'aria, troppi pericoli e lui non doveva farsi distrarre più di quanto già non fosse accaduto.
E poi.
E poi c'era Lucius.
Perché non doveva dimenticarlo, Snape: Lucius sarebbe tornato, certo che sì.
E si sarebbe ripreso quei due folletti amorosi e immorali che erano i suoi figli.
Non doveva affezionarsi più di così, sarebbe stato straziante altrimenti.
Loro in fin dei conti cercavano solo una figura paterna, non è vero?
E una volta che il loro vero padre sarebbe uscito da Azkaban, Severus sarebbe tornato nel suo freddo e silenzioso sotterraneo, e nessuno avrebbe sentito la sua nostalgia.
Non sei più solo, Severus. Ci siamo noi con te!
Ma queste parole erano indimenticabili per un uomo a cui la vita aveva concesso così poco.
"Dannazione."
Fu l'unica cosa che riuscì a dire, quando si accorse che nel suo bicchiere era appena caduta una singola goccia calda e salata, scesa dalla sua guancia.
***
E così si erano congedati dal professore, che, appena aveva avuto il sentore di un abbraccio di gruppo, aveva estratto la bacchetta, minacciandoli in svariati e coloriti modi.
Dato che non avevano intenzione di passare la notte separati, adesso che tutto sembrava risolto anche tra loro, Draco e Morgana decisero di approfittare di quel momento di quiete e si recerono al Bagno dei Prefetti.
"E così Silente è malato." Sussurrò Draco.
"Malato, o maledetto. È un particolare irrilevante a questo punto."
"Immagino di si."
Morgana era appoggiata al bordo della vasca e stava passano il bagnoschiuma colorato sulle spalle del fratello, che le si era accoccolato con la schiena appoggiata al petto, e la testa abbandonata su una spalla.
"Ho deciso una cosa, Dray."
Draco alzò solo di poco la testa facendole cenno di continuare.
"Voglio imparare a curare le ferite magiche."
"Vuoi fare la Medimaga?" Rispose senza troppo entusiasmo.
"No, voglio solo..." Le parole le morirono in bocca, e Draco capì fin troppo bene dove voleva andare a parare la sorella.
Così si girò, la circondò con le braccia e guardò con amore.
"Se fossi morto, io..." La voce sembrava darle proprio dei problemi, quella sera.
Draco le sorrise e la baciò dolcemente, come non faceva da mesi.
Accostò le sue labbra rosee a quelle calde e morbide della sorella, sfiorandola con tocchi leggeri e delicati, per poi chiedere un accesso più profondo, che lei gli concesse immediatamente.
È incredibile come un unico bacio avesse il sapore di scuse, di riconciliazione, di disperazione e di sollievo.
E quel bacio presto prese il sapore anche di amore, di desiderio e di impellenza.
Mentre si baciavano e si toccavano come se non succedesse da una vita, entrambi sapevano che tutto stava per cambiare e che dovevano vivere quel momento per poi potersi aggrappare al suo ricordo.
Draco alzò Morgana e la fece sedere sul bordo della vasca, per poi allargarle le cosce e depositarle tanti piccoli baci e morsi, tracciando un percorso fino al centro del piacere, che raggiunse provocandole un sussulto e la pelle d'oca per tutto il corpo.
Draco leccò la ragazza senza mai smettere di fissarla con quegli occhi che sembravano argento fuso.
Sembrava volerla trafiggere con lo sguardo o forse semplicemente voleva imprimersi nella mente il rossore delle sue guance, la bocca dischiusa in un respiro affannoso e il momento della sua resa che non tardò ad arrivare, insieme a gemiti incontrollati e sussurri fatti di frasi oscene appena udibili.
Draco lasciò a Morgana giusto il tempo di riprendere fiato, prima di uscire anche lui dalla vasca, e mettersi a cavalcioni su suo viso, sussurrandole mentre saliva, serpentesco,
"Voglio fotterti la bocca..."
Con quattro parole, Draco era riuscito a farla eccitare di nuovo, nemmeno un minuto dopo l'orgasmo, mentre le appoggiava l'erezione sulle labbra, e con alcuni colpi, prima leggeri, poi sempre più decisi, si sentiva morire avvolto da quel calore.
La ragazza sotto di lui era semplicemente in delirio, con le lacrime agli occhi per effetto delle spinte profonde che le assestava, e quando lo sentì ritrarsi, per un attimo le sembrò che nel mondo si fosse fermato.
Ma Draco si era interrotto solo perché voleva tutto e sentiva di doverlo fare subito o non sarebbe più riuscito a contenersi.
Si accomodò sopra di lei, la abbracciò stretta, le infilò la lingua in bocca, sentendo il suo stesso sapore, e con una spinta lenta e decisa fu dentro di lei.
E il mondo ricominciò a girare.
Girava per le spinte di lui, per il calore di lei, per i baci che non erano mai abbastanza e per le mani intrecciate che non avrebbero voluto separarsi mai più.
Vennero insieme, avvinghiati e sudati, bagnati e tremanti.
Si fissarono ancora per un attimo, grigio ghiaccio nel disordine azzurro e marrone, i respiri accelerati mischiati e le mani ancora allacciate.
"Tea, dimmi che mi ami."
"Ti amo."
"E se il mondo dovesse finire domani?"
"Domani finirà, vero?"
"Finirà."
"E allora continueremo ad amarci anche dopo la fine del mondo. Oppure finiremo con lui."
***
E come predetto da Draco, il mondo finì da lì a poche ore.
Successe tutto alla svelta: i Mangiamorte entrarono a scuola, tutti loro si ritrovarono sulla Torre di Astronomia e quel lampo verde illuminò come un fuoco d'artificio la notte nera.
"Draco, Morgana, andate! Presto!"
La capanna di Hagrid in fiamme e la risata pazza di Bellatrix.
E Potter. Le sue urla.
Merlino, ti prego. Fallo smettere. Di urlare.
"Andate, svelti!"
Silente era morto.
Hogwarts era perduta.
E il marchio nero su Hogwarts, segnava la distruzione di quell'ultimo brandello di innocenza che era rimasto loro.
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Le notti di Saturno
FanfictionAttenzione: scene per adulti, underage, rapporti malsani e disfunzionali. Non sto romanticizzando né avvallando certi comportamenti, sto solo raccontando. Se sei sensibile a questi argomenti potresti non voler proseguire la lettura. *** Da quando Lu...