Che importa ormai? Che importa...

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Davi: ci troveranno?
Demon: no Davi
Davi: hai paura?
Demon: no Davi
Davi: cosa facciamo adesso?
Demon: aspettiamo
Davi: chi, Demon?
Demon: il sole.
//Isabella Santacroce

Un urlo disperato riecheggiò per le colline intorno alla Tana.
A chiunque in quella casa si era gelato il sangue nelle vene sentendo quel grido.

Quando Ron, i gemelli, Hermione e Ginny si precipitarono in salotto, bacchette sguainate, lo spettacolo che si trovarono di fronte era l'opposto di ciò che si erano aspettati.
Temevano che fosse una trappola, ovviamente.
Credevano che quell'urlo fosse il segno che era già tardi, i Mangiamorte avevano mostrato il loro vero volto e loro erano pronti a combattere.
Invece.
Invece Morgana, dopo aver cacciato quell'urlo disperato, giaceva a terra, in un angolo, completamente disperata. In lacrime.
Draco piangeva ma teneva duro, in piedi, parato davanti alll'angolino di Morgana, urlava disperato chiedendo la sua bacchetta.
E Snape.
Snape seduto su una poltrona a capo chino, con gli avambracci appoggiati alle ginocchia e le mani congiunte.
Arthur aveva l'aria mesta, e Molly piangeva in silenzio, contagiata dal dolore di quei due giovani, soli al mondo. Una mano davanti alla bocca e il dolore di una madre nel cuore.

"Vi avevo detto di non uscire dalle vostre stanze. Tornate su..."
"Ma papà..."
"Ron. Come puoi vedere è tutto sotto controllo. Ora andate."

Severus alzò lo sguardo, intercettando quello dei suoi studenti. Non si soffermò sulle loro espressioni incredule.
Cercò invece il viso di Morgana, distrutto dal dolore. Rigato di lacrime.
Lei che non piangeva mai. Che credeva non sapesse nemmeno più farlo.
Che non aveva versato una lacrima né alla morte di Narcissa, né tutto l'anno appena trascorso in cui Draco era stato distante. Adesso era una maschera di disperazione.
E Draco.
Che alla vista dei suoi compagni di scuola non si era preoccupato si sé stesso, ma aveva coperto la sorella alla vista di quegli sguardi indagatori.
Severus si alzò, sollevò Morgana da terra, tenendola per la vita, poi cinse Draco con un braccio, e li direzionò verso il divano, sedendosi in mezzo a loro e iniziando a sussurrare parole che ai Weasley sfuggivano, per quanto erano bisbigliate.

Forse Arthur e Molly erano in imbarazzo, oltre che turbati.
Nessuno, vivo o morto, aveva mai visto quell'uomo dispensare tenerezze, e forse sembrò loro di invadere qualcosa di profondamente intimo.
Inoltre c'era un altro problema da affrontare: i figli al piano di sopra.
"Severus. Noi andiamo dai nostri ragazzi a spiegare la situazione... Portiamo le vostre bacchette con noi, capisci vero? Prendi il tempo che ti serve."
E così dicendo, i coniugi si avviarono per le scale, dove altri ragazzi andavano informati e calmati a loro volta.

***

Draco e Morgana piansero anche le lacrime che non avevano, e Severus le asciugò tutte.
Poi, non aspettò che giunsero le domande, diede direttamente le risposte. Non voleva obbligare quei due giovani a dover anche chiedere com'era morto il loro padre.
E si concesse delle bugie. Perché quello era uno di quei momenti in cui la verità non sarebbe stata utile a nessuno.

Mi sono occupato personalmente della sepoltura... per ora andrà bene... Lucius prima che succedesse tutto quanto si è assicurato che foste al sicuro... Il Signore Oscuro era furioso... Ovviamente voi non c'entrate nulla, era ancora per la questione del Ministero, sapete...

Non c'entrate nulla. Nulla.
Poi sentì dei movimenti in cucina, e capi che Molly doveva aver finito di sopra.
In ogni caso stava per sorgere l'alba e a breve avrebbe dovuto essere al Manor, come se nulla fosse successo.

"Io adesso devo andare. Non potrò tornare presto, questo lo potete immaginare. Loro non sanno la verità, e voi non dovete dire come stanno le cose per niente al mondo, è chiaro?"
"Co-cosa? Ci vuoi lasciare qui, Severus?"
Draco spalancò quegli occhi grigi sull'uomo che per un attimo si sentì mancare a osservare quanto erano rossi e spiritati.
"E' la cosa più sicura. Vostro padre mi ha incaricato di proteggervi, e questo è un luogo in cui nessuno vi può trovare."
"No!"
Morgana riemerse dall'incavo del collo di Severus e lo inchiodò con quegli occhi diversi e disperati quanto quelli del fratello.
"Non puoi parlare sul serio. Noi siamo gli unici a sapere la verità su Silente, su Potter... Hai bisogno di noi!"
"Ho bisogno di sapervi al sicuro."
"E noi abbiamo bisogno di te! Vero Dray?"
Draco si alzò, bevve un bicchiere d'acqua e si stiracchiò, probabilmente sfinito.
Sembrava tentare di recuperare il filo dei suoi pensieri senza successo.
"Severus perché siamo senza bacchette?" Lo chiese quasi senza voce, senza forze. Come se in fondo non gli importasse nemmeno più di tanto.
"I Weasley temevano fosse una trappola. Credo si siano convinti che non è così."
Nel frattempo anche Morgana si era sollevata dal petto dell'uomo e sedeva più rigidamente, sulla punta del divano, come a voler riacquistare la capacità di pensare qualcosa di coerente.
"Severus, non puoi parlare sul serio quando dici di volerci abbandonare qui."
"Morgana!" La prese per le braccia e la fece voltare verso di sé. "Io non ho nessuna intenzione di abbandonarvi a voi stessi! Ormai bado a voi da un anno, da quando... beh dal fallimento al Ministero. Solo che io adesso non posso fornirvi la protezione necessaria."

La ragazza alzò gli occhi sul fratello, che si aggirava intorno al divano con aria circospetta.
Si scambiarono uno sguardo e tanto bastò.
Era l'unica cosa che sapevano fare e la fecero.
Draco si posizionò dietro il divano, abbracciando Severus e appoggiandogli il volto nell'incavo del collo.
Era l'unica moneta di scambio che fino a quel momento aveva sempre funzionato.
Morgana gli salì a cavalcioni, fissandolo con quegli occhi liquidi e quell'aria miserabile.
Era una lingua conosciuta.
Draco iniziò una danza di baci sul collo e sull'orecchio, mentre Morgana avvicinava il suo bacino a quello dell'uomo, sgomento e senza parole.
Era una strada già battuta.
"Tienici con te, Severus..." Sussurrò fra un bacio e l'altro quel giovane uomo, con un tono di voce capace di far arrossire le più consumate professioniste.
"Non lasciarci soli..." Mormorò quella ninfetta dai movimenti esperti e ben collaudati.
A Severus mancò il respiro per un attimo, chiuse gli occhi e tante immagini gli si affacciarono nella mente.
Quegli sguardi si erano già posati lascivamente su di lui. Ogni volta che era andato loro in aiuto. Ogni volta che dimostrava attenzione per loro. Ma mai fino a quel punto. Mai così sfacciatamente. Era come se si stessero giocando la partita della vita.
E poi venne quella frase. Pronunciata all'unisono, come una macabra litania.
"Saremo i tuoi bambini speciali."

Il cervello di Severus Snape fece balck out per un istante, poi si riaccese di colpo, collegando tanti piccoli puntini fra loro, formando finalmente un disegno nitido nella sua mente.
Possibile che fosse stato così cieco?

Si alzò bruscamente dal divano, spostando Morgana di peso e saltando in piedi di scatto come un gatto a cui hanno pestato la coda.
I due ragazzi lo guardavano esterrefatti. Possibile che avessero sbagliato la loro valutazione fino a quel punto?
"Io... adesso vado. Quando potrò vi farò avere mie notizie. Abbiate cura di voi."
E così dicendo si diresse a passi lunghi verso la cucina. Partita persa.

***

Nel frattempo in cima alle scale, di nascosto da Molly che era già in cucina a provare a organizzare la colazione per due persone più del previsto, e di nascosto dalla nidiata di figli che rumoreggiavano ancora sconcertati in una delle stanze, Arthur Weasley stava boccheggiando senza riuscire ad emettere un fiato con in mano il contenuto del sacchetto che aveva requisito a Snape all'ingresso di casa sua.

Confesso spontaneamente di aver incantato più volte mio figlio e la mia figliastra per addormentarli e successivamente toccarli in un modo che un padre non dovrebbe mai nemmeno pensare.

La sua intera vita non sarebbe bastata a dimenticare la sensazione rivoltante che in quel momento corrodeva il suo stomaco.

***

Mentre Arthur Weasley scendeva le scale e con passo incerto faceva il suo ingresso in cucina, Severus Snape rientrava dal soggiorno, cercando di trattenere il tremito nella sua voce.
"Io devo andare. Vi manderò dei soldi per il mantenimento dei ragazzi appena possibile." E poi, con una gran fatica fece uscire altre parole, guardando alternativamente i coniugi Weasley. "Grazie per l'aiuto."
"Non mi pare il caso di parlare di soldi, adesso." Rispose Molly scuotendo la testa.
Snape non si prese la briga di rispondere, invece fissò Arthur tendendo leggermente la mano, come a lasciar intendere che aveva ancora qualcosa che gli apparteneva.
L'uomo tentennò un momento, poi disse solo, "Ti accompagno fuori."

Alla prima luce dell'alba i capelli rossi di Arthur Weasley sembravano prendere fuoco, mentre, chissà come, la pelle di Snape sembrava ancor più grigia.
"Sono in ritardo, Weasley."
"Snape. Tu..." Non sapeva davvero come affrontare l'argomento. Non era preparato a nulla di ciò che era successo quella notte, ma quei documenti sfogliati velocemente e in maniera incompleta, lo avevano scosso come nient'altro prima.
"Tu... dove hai preso questa roba?" E gli mostrò il sacchetto. Severus subito si protese per prenderlo, ma Arthur ritrasse il braccio e i due si fissarono per un tempo indefinito.
"Mi ha chiesto Lucius di conservare quei documenti. Perché?"
"Ma..." Stava fingendo sicuramente, vero? Come poteva non sapere niente? "... tu sai cosa contengono?"
"Weasley, mi stai facendo perdere tempo. Non ho ancora avuto modo di guardare con calma quelle documentazioni. Ci sono gli orologi dei ragazzi - ma glieli darò in un momento migliore, non voglio che li associno a questa orribile notte - e poi degli appunti di Lucius. Credo riguardino l'adozione di Morgana, il testamento e altri atti importanti."
Era solo quello, vero?

Oh Salazar, fai che sia solo quello.

"Snape, se stai mentendo... se scopro che sei stato complice..."
E allora la pazienza di Severus finì. Stupendo perfino il suo stesso proprietario per aver tenuto duro così a lungo.
"Weasley! Ti ho detto che non ho idea di cosa tu stia parlando! Se non ti spiace ora vorrei tornare al Malfoy Manor per evitare di essere ucciso per diserzione!" Ringhiò.

Arthur non aggiunse atro. Gli restituì le sue cose, gettando un'ultima occhiata nauseata a quel sacchetto di camoscio e si voltò verso casa congedandosi con queste semplici parole: "Allora, se stai dicendo la verità, preparati al peggio."

***

Quella giornata passò con una lentezza esasperante.
Al Manor l'atmosfera era tetra e pericolosa, Lucius era morto, i ragazzi erano spariti e nessuno aveva idea di dove fossero.
Il Signore Oscuro aveva pensato di mandare un Mangiamorte per ogni tenuta dei Malfoy e dei Melancholia, setacciarle tutte, scovare quei due piccoli serpenti e schiacciarli.
Ma dovette desistere per far fronte a situazioni ben più importanti: c'erano i Ghermidori da addestrare, il Ministero da conquistare e Potter da uccidere. Non necessariamente in quest'ordine.

Quando Severus riuscì finalmente a liberarsi e tutti si ritirarono nelle stanze che occupavano, lui disse che avrebbe fatto ritorno a Spinner's End per la notte.
Così si smaterializzò a casa, si fece un bagno ristoratore e si sedette davanti al camino con un bicchiere di brandy nella mano sinistra e quel sacchetto di camoscio nella destra.
Fece un respiro profondo, scolò in un sorso il liquore e aprì il sacchetto.

***

Anche alla Tana la giornata era stata interminabile.
Ai giovani Weasley (più Granger) era stata spiegata la situazione sommariamente: Lucius Malfoy era morto, Snape aveva bisogno di un luogo sicuro per Draco e Morgana.
Ovviamente nessuno aveva preso bene la cosa: due Serpeverde in casa, di cui uno Mangiamorte ormai dichiarato? Non se ne parlava.
Così ci volle parecchio tempo ai coniugi Weasley per far capire ai loro figli che Draco e Morgana erano solo due adolescenti, proprio come loro.
In effetti i due adulti li vedevano per quello che erano: due ragazzi dell'età dei loro figli, e per questo due vittime a prescindere.
Per dei coetanei invece era più difficile perdonare e dimenticare: erano dei loro pari e per anni avevano avuto dissapori. Era difficile sotterrare l'ascia di guerra.
Ad ogni modo i loro genitori parevano irremovibili, quindi dovettero fare buon viso a cattivo gioco.
La colazione fu il primo dei tanti momenti imbarazzanti che si susseguirono nel corso della giornata.
Draco e Morgana se ne stavano in silenzio in un angolino, su una poltrona, l'uno accanto all'altro come due gattini nella cuccia. Quando si ritrovarono faccia a faccia con tutte quelle teste rosse si strinsero ancora di più l'uno all'altro.
Draco si sforzava di guardarli male per prevenzione, mentre Morgana cercava di respirare, cosa che le pareva di non essere più in grado di fare.
La prima a rompere il silenzio fu Hermione.
"Abbiamo saputo di... beh... condoglianze."
E prima che Draco potesse ringhiarle qualcosa di sgradevole, Morgana gli strinse le mani, e senza guardarla disse solo un sussurrato "Grazie".

Molly chiamò tutti a tavola e ci fu un momento di imbarazzo, perché Draco e Morgana non sapevano se erano compresi fra quei "tutti". Ovviamente lo erano, e la donna gli fece cenno di accomodarsi.
Con riluttanza e disagio si accomodarono l'uno accanto all'altro in fondo alla tavolata. Appiccicati, neanche a dirlo. Con gli occhi bassi. Gonfi. Stanchi.
Fu allora che Molly Weasley, da chioccia qual era, li prese sotto la sua ala. Perché era una madre prima di ogni altra cosa.
"Draco, Morgana. Siamo tutti addolorati per quello che vi è successo. Potete restare fino a che la situazione non sarà migliorata. Morgana dormirà con Ginny ed Hermione, e Draco con Ron e..."
"Cosa?! NO!" Non si seppe bene chi pronunciò queste parole per primo, perché furono parecchi.
Ron ad esempio, una maschera di disgusto a coprirgli la faccia al pensiero di dividere la sua stanza con quell'idiota di Malfoy.
Oppure Ginny, che vedeva invasa la sua privacy - già piuttosto scarsa - dalla figlia dell'uomo grazie al quale aveva passato i suoi guai nella Camera dei Segreti.
Oppure dagli stessi Draco e Morgana che erano scattati in piedi, inorriditi al pensiero di essere divisi.
"Noi... noi dormiamo insieme. Va bene qualsiasi stanza." Morgana guardò Molly dritta negli occhi e sperò di non dover aggiungere altro. Già quelle parole le erano costate fatica.
"Cara... voi due non siete ancora sposati, e in questa casa ci sono delle regole. Abbiamo troppi figli per non avere delle regole..."
"Ma noi... cioè noi..."
E così Draco le andò in aiuto. O forse peggiorò la situazione. "Noi non siamo vostri figli! E mio padre non ci ha mai vietato di dormire nella stessa stanza."
"Già è vero. Ricordate lo scandalo al primo anno? Già da allora eri appiccicato alla gonna di tua... sorella? Fidanzata? Come devo chiamarvi, Malfoy?"
"Ronald!"
Arthur era rimasto in silenzio fino a quel momento. Ma quando sentì nominare Lucius un brivido lungo la schiena lo riportò alla realtà. Si sentì in dovere di difendere quei due ragazzi, che Merlino solo sapeva cosa avevano subìto fra le mura del Manor.
"Ron, cerca di essere cordiale. Draco e Morgana hanno subito una... grave perdita." Non era sicuro che lo fosse, ma tenne per sé quel pensiero.
"Comunque Molly ha ragione." Continuò con l'aria più dolce che riuscì. "Ci sono delle regole, e certamente riuscirete ad abituarvici..."
"Dove sono le nostre bacchette?" Draco era sfinito. Semplicemente. Sfinito e disarmato.
"Prima dobbiamo essere sicuri di potervele ridare, Draco."
"Sul serio, Malfoy, credi che siamo così stupidi da lasciarvi le bacchette?!"
"Ginny adesso basta! Avanti, accompagna Morgana in camera tua."
E con questo Molly Weasley aveva posto fine alla colazione più dura della sua vita.

***

Sarete per sempre i miei bambini speciali.
Vi amo, Lucius.


"Oh Merlino. Lucius cos'hai fatto."
Severus Snape aveva terminato lo scandagliamento di tutto il materiale raccolto, e man mano che leggeva, finiva anche la bottiglia di brandy per farsi forza.
Credeva di conoscere Lucius. Sapeva che non era una persona limpida e trasparente, ma non credeva potesse nascondere tutti quegli scheletri nell'armadio.
E poi si sentì in colpa.
"Come ho potuto non accorgermene? I segnali c'erano tutti."
Nella sua mente le immagini iniziarono a susseguirsi una dopo l'altra.

La lettera era stata scritta il primo anno di scuola dei ragazzi, quando Morgana gli aveva mandato quel gufo in piena notte. La prima di tante stranezze.
E poi Draco e Morgana che vengono scoperti a dormire insieme e Lucius che li difende.
"Sono solo due bambini..." Ricordava perfettamente le parole dell'amico.
Morgana che sviene dalla tensione. Draco che parla del padre come un Dio in terra.
I comportamenti ambigui di Morgana. Il crollo emotivo di Draco con Lucius ad Azkaban.
Le loro menti chiuse come ostriche per proteggere un segreto.
La loro seduttività così marcata.

"Avrei dovuto capirlo."
Ci aveva provato, aveva iniziato a indagare - o sarebbe meglio dire 'ficcare il naso' - invece poi c'era sempre qualcosa che veniva prima. Potter, Silente, L'Ordine, il Signore Oscuro.

Li aveva trovati nudi nel letto con Lucius.
Non è interpretabile una cosa simile. Eppure anche in quel momento aveva ricacciato indietro il pensiero, perché Lucius stava per essere ucciso.
Fino a che solo ventiquattro ore prima circa, gli si erano offerti su un piatto d'argento.

Sii onesto con te stesso, Severus. Lo avevano già fatto. Draco ti ha baciato, Morgana ti si accostava come la più calda delle ninfette.

"Non è la stessa cosa. Per Draco era un bacio di ringraziamento, Morgana quell'atteggiamento ce l'aveva a prescindere."

Sospirò tutta la sua frustrazione e il suo senso di colpa.
Il camino scoppiettava un timido fuoco. Non ce n'era davvero bisogno, ma quella casa era sempre così umida. E quella macchia d'umidità nell'angolo si era per caso allargata?
E poi sarebbe stato il caso di dormire almeno un paio d'ore. In mattinata presto sarebbe dovuto andare ad Hogwarts per predisporre il suo nuovo ufficio come Preside e si sarebbe dovuto occupare di altre faccende...

Sei patetico Severus.

Poi dal nulla, come se la sua mente si sforzasse di pensare altro, ma la sua coscienza lo obbligasse sempre a tornare sullo stesso argomento, si ritrovò a riflettere su una cosa a cui non aveva badato inizialmente: "andiamo dai nostri ragazzi a spiegare la situazione", i nostri ragazzi.
Non poté non fare un parallelismo con un'altra frase sentita solo poche ore prima, anche se in realtà pareva passato un secolo.
I miei bambini.
Avevano detto la stessa cosa, fondamentalmente. Eppure le due frasi avevano un sapore diametralmente opposto.

E adesso cosa faccio?

***

Morgana sedeva sul letto di Lucius e Narcissa, li guardava dormire beatamente e sorrideva.
"Dray, vieni a vedere, è tutto a posto, guarda."
Poi toccò la mano di Lucius e si sorprese di trovarla così gelata. Si allungò verso Narcissa, dall'altra parte del letto, e anche le sue mani erano gelide.
E poi quel colorito era ancora più pallido del solito. Mentre la guardava, a ridosso del corpo di Lucius, iniziò a vedere il viso della donna contorcersi e appassire, dei vermi iniziarono a uscire di colpo dalle sue orbite vuote.
Con un urlo cercò di tirarsi indietro ma una mano la teneva forte.
Era la mano di Lucius che un attimo prima aveva toccato. Era scheletrica e i nervi si stavano staccando da quel poco di carne che restava.
"Dray! Dray, auto!!!" Cercava di liberarsi ma non ci riusciva.
I suoi adorati zii, che per lei erano stati dei genitori si stavano trasformando in inferi sotto i suoi occhi e Draco non si vedeva.
"Dray, ti prego! Dray! No, non voglio!"

"Svegliati! Melancholia, sveglia!"
Morgana aprì gli occhi di scatto, si tirò a sedere, accorgendosi in quel momento che stava stringendo forte la mano di Hermione Granger.
Si ritrasse di colpo, ancora terrorizzata e anche imbarazzata.
"Credo... beh che tu abbia avuto un incubo."
Morgana cercava di regolarizzare il suo respiro. Guardava negli occhi Hermione senza vederla davvero, e la riccia in quel momento sentì un forte senso di pena invaderle il petto.
Morgana doveva essersene accorta, perché si alzò velocemente e prese la porta.
Prima di richiudersela alle spalle si scusò a mezza bocca, per averla svegliata.

Non sapeva dove andare, cosa fare. Forse un bicchiere d'acqua le avrebbe schiarito le idee.
Scese le scale, nella penombra prese un bicchiere e sovrappensiero non si accorse di quegli occhi grigi che la guardavano.

"Tea..."
"AH!"
Il bicchiere cadde nel lavandino, finendo in mille pezzi.
"Cosa... Dray, Merlino mi hai spaventata."
"Me ne sono accorto," sussurrò avvicinandosi. "Scusa..."
"Non importa..." Morgana continuava a fissare i cocci con aria sconsolata. "Se avessi la mia bacchetta potrei aggiustarlo. La mia meravigliosa... bacchetta... di cedro..." Fece per prendere i resti, ma una scheggia la ferì e il sangue iniziò a uscire copioso.
"Ah, Tea no! Guarda cosa ti sei fatta... ecco tieni." E le passò il primo asciugamano che gli venne a tiro.
Ma Morgana non sembrava nemmeno essersi accorta della ferita. Eppure doveva far male. Draco allora le prese la mano con dolcezza e la avvolse nella salvietta.
"Un veloce Reparo e tutto sarebbe come prima."
"Tea, stiamo ancora parlando del bicchiere?"
"No..." Draco la strinse a sé, abbracciandola come se improvvisamente avesse paura di romperla. Come se fosse diventata di cristallo tutto di colpo.
Vederla piangere era stato... incredibile. Vederla esausta, esposta.
Vedere come l'unica cosa che gli era rimasta fosse tutto a un tratto più fragile di quel bicchiere a pezzi nel lavandino.
La accarezzò dolcemente, e poi le alzò il viso e depositò sulle sue labbra un tenero bacio di vicinanza.
Morgana sembrò bearsi di quel tocco, lo cinse per la vita e, senza alzare il viso dal suo petto ricominciò a parlare.
"Quindi... Insonne anche tu?"
"Prova tu a dormire con la Donnola, poi mi dici..."
"E fra due giorni pare che arriverà anche Potter."
"Già. Ma noi non saremo qui ad aspettarlo."
Morgana alzò il volto e lo fissò. Nel momento in cui mischiò i suoi occhi del colore del cielo e della terra brulla a quelli color ghiaccio del fratello le parve di uscire dall'apnea e sospirò a pieni polmoni, riuscendo finalmente anche a imbastire un mezzo sorriso, dopo tanto tempo.
"No, noi non saremo qui ad aspettarlo."

***

Tirava un vento molto freddo per essere luglio inoltrato.
Forse era normale da quell'altezza, pensò Draco mentre i suoi lombi spingevano ancora e ancora e Morgana sotto di sé si contorceva di piacere.
E poi era quasi l'alba, ancora pochi istanti e il sole li avrebbe riscaldati.
Ancora una spinta, ancora un sospiro sotto di sé.

Già, ma che importa ormai? Che importa...

E poi la resa incondizionata di entrambi, un gemito acuto quella di Morgana, un singulto strozzato quella di Draco, che si accasciò subito dopo e diede un piccolo morso sulla spalla nuda della sorella.
Restarono così finché il sole non spuntò timidamente, poi si rivestirono e si sedettero sul bordo della Torre godendosi lo spettacolo dell'alba.

"Se avessi saputo che l'alba era così bella vista da qui ci sarei venuto più spesso in questi anni..."
Morgana rise di cuore a quel pensiero e Draco inarcò un sopracciglio.
"Dray, non ci credo minimamente! Tu che ti butti giù dal letto prima del tempo per venire sulla Torre di Astronomia a vedere il sole che sorge?! In quale universo, fratellino?!"
"Oh beh..." Draco cercò di fare l'offeso per un attimo, poi si rese conto che sarebbe stato inutile e rise di cuore, ammettendo che svegliarsi al mattino non era fra le cose che gli riuscivano meglio.
Rimasero in silenzio a guardare l'orizzonte ancora qualche minuto, poi Draco si voltò e disse solo, "Credo sia ora."
Morgana annuì e si alzò di rimando. Poi Draco sembrò ripensare a qualcosa e di gettò chiese, "Tea... quando è stata l'ultima volta che hai preso la Pozione Anticoncezionale?"
"Ha importanza...?"

Già, ma che importa ormai? Che importa...

"No, ormai non ne ha."

Morgana annuì leggermente, prese per mano Draco, il suo Dray, che la strinse di rimando.
Poi si guardarono un'ultima volta, si presero per mano, si sfiorarono le labbra in un bacio appena accennato e fecero un passo in avanti.
E poi un altro.
Il vento urlava e scompigliava i loro capelli, mischiando per un attimo l'oro e il rubino.

E saltarono.
Nel vuoto.
E saltarono mischiando oro e rubino, lacrime e dolore, la terra e il cielo si capovolsero e il vento urlava.

Già, ma che importa ormai? Che importa...

Semplicemente saltarono.
Nel vuoto.
Saltarono.

Dentro sonni eterni voliamo
immortali regine maldestre
ora le nostre urla non sono che un canto.
//Isabella Santacroce


Le notti di SaturnoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora