Dimmi che mi ami 100 volte

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Una voce ripete perdendosi dimmi che mi ami 100 volte e poi svanisce chiudendo le nostre palpebre che scivolano nel vuoto di stanze senza temperatura né voci.//Isabella Santacroce

Il gelo era arrivato su Hogwarts, e non solo fuori, ma anche dentro alcuni abitanti del castello.

"Allora, Melancholia, andiamo?"
Morgana gettò un ultimo sguardo verso il dormitorio dei ragazzi. Di Draco nemmeno l'ombra.
"Si, Zabini... andiamo."

***

Qualche giorno prima

Inizialmente Horace Lumacorno non aveva considerato minimamente Draco e Morgana.
Il messaggio era chiaro: non voglio avere a che fare con Mangiamorte, figli di Mangiamorte, figliastri di Mangiamorte, nipoti, pronipoti né lontani parenti di Mangiamorte.

Però poi durante le lezioni di pozioni si era dovuto ricredere almeno sulla ragazza: era la pozionista più abile del suo corso, escludendo Potter, che sicuramente aveva ereditato il dono da sua madre.
Quindi sarebbe stato strano non invitarla almeno alla festa di Natale.
I voti di Draco invece quell'anno erano precipitati in caduta libera: di sicuro aveva cose più importanti a cui pensare che alle cene del Lumaclub.

"Lumacorno mi ha invitato alla festa di Natale. Andiamo insieme, vero?!"
Era una domanda che Morgana considerava quasi superflua, quindi quando Draco le rispose che, no non l'avrebbe accompagnata, che aveva altro da fare, Morgana ci mise più di un momento per registrare quella risposta inaspettata.
Draco disse che non era assolutamente interessato ad una stupida festa di Natale, che non stava bene e voleva rimanere tranquillo a letto.
Ebbero una brutta discussione, in cui Morgana gli rinfacciava di averla tagliata fuori dalla sua vita e Draco le rispondeva a monosillabi.

Presa dalla rabbia, la ragazza andò dritta da Zabini a chiedergli se avesse già invitato qualcuno alla festa del Lumaclub, e saputo che ancora non ci aveva pensato gli disse semplicemente "Andiamoci insieme".
Zabini non solo non era uno stupido, ma anche un cieco si sarebbe accorto che erano mesi che le cose fra il suo amico e la sua fidanzata non andavano per niente bene.
Quindi si riservò di parlarne con Draco.

"Tua sorella, nonché la tua futura sposa mi ha appena chiesto un appuntamento."
Disse ironico guardando intensamente Draco per non perdersi nessuna reazione, nemmeno una minuscola.
In effetti il ragazzo ebbe un tremito quasi impercettibile del labbro, ma fu solo per una frazione di secondo, poi rispose con tranquillità, riportando lo sguardo sul suo libro.
"E' per la stupida festa di Lumacorno, vero?"
"Già. Pensavo che ci sareste andati insieme. Come d'altronde fate tutto insieme, da sempre. Anche se ultimamente..." e lasciò volutamente la frase in sospeso.
"Insomma, Zabini! Non ho molto tempo. Dimmi quello che devi dirmi e lasciami in pace."
"Draco, sei il mio più caro amico, anche se ultimamente non riesco a capire cosa ti stia succedendo. Credi davvero che accetterei un invito di Morgana senza prima parlartene?"
"Mi stai chiedendo il permesso?"
"Come ogni gentiluomo farebbe."
"Zabini si tratta solo di una festa. O hai in mente di concludere la serata in altro modo?"
Zabini, che era famoso per il suo charme e il suo autocontrollo, per un attimo assunse un'espressione così furiosa che se Draco non l'avesse conosciuto così bene si sarebbe preoccupato sul serio.
"Non fare lo scemo, Draco."
"Molto bene. Allora non vedo quale sia il problema."
E con questo aveva chiuso la questione.

***

"Stai molto bene, stasera."
"Oh Grazie Zabini..." Sorrise di circostanza Morgana.
"Direi che Blaise suonerebbe meglio, no? In fin dei conti stiamo andando a una festa."
"Oh ma certo... Naturalmente."

Quanto è strano... si ritrovava a pensare mentre Blaise le apriva la porta e le prendeva da bere.
Chissà se è così che ci si sente a un primo appuntamento?
Lei e Draco non avevano mai avuto un primo appuntamento.
Nemmeno un vero inizio. Erano legati da sempre, come un cerchio che non ha inizio né fine.
Le tornò in mente la notte del Ballo del Ceppo.
Quello poteva considerarsi un primo appuntamento?

Persa in questi pensieri quasi sussultò dallo spavento quando Harry la salutò.
"AH! Potter... ero... distratta."
"Figurati. Tutto bene?"
"Si... ah ciao Luna, siete venuti insieme?"

Se c'era una persona che piaceva a Morgana era proprio Luna Lovegood.
Aveva strane teorie e credeva in improbabili creature, ma era una outsider a cui non importava nulla di ciò che pensava la gente di lei, aveva un che di geniale.
Si erano conosciute la prima sera del quarto anno, come lei vedeva i thestral e dopo essersi infuriata con Pansy Parkinson che le aveva dato della matta perché sosteneva di vedere creature invisibili, si era accomodata nella stessa carrozza di Luna e dei grifoni, lasciando Draco a prendersela con Pansy.
Da quel giorno si può dire che fossero diventate amiche.

"Non vedo Malfoy..." Disse poi Harry con una punta di disappunto nella voce.
"Draco non c'è. Sono qui con Zabini."
Tagliò corto Morgana. Scordare che Lucius era ad Azkaban anche per causa sua era impossibile.
Ma ovviamente quella non era una spiegazione valida, dal punto di vista di Harry, infatti durante la festa, scelse un momento in cui Zabini era stato agganciato da Lumacorno e Morgana stava prendendo qualcosa da bere, per avvicinarsi e cercare altri punti a favore della sua teoria Malfoy è un Mangiamorte.

Harry le sorrise di un sorriso imbonitore, che non sfuggì a Morgana, ma che volle replicare e ricambiare.
"Allora, perché Malfoy non è con te?"
"Da qualche giorno non si sente bene." Rispose vaga.
"Si, non ha una bella cera da un po' di tempo a questa parte."
"Sai com'è... Sapere che tuo padre sta ammuffendo ad Akaban non aiuta a dormire sereni la notte."
"Morgana, per favore. Non farlo. Non tu, e non con me."
"Cosa intendi?!"
Così dicendo prese Harry per un braccio e lo portò dietro a dei tendaggi gialli che sembravano l'ideale per parlare un po' in disparte.

"Quindi?!"
"Sai benissimo che Lucius Malfoy non si trovava al Ministero per una gita di piacere! Era lì per rubare una profezia per Voldemort, insieme a tua zia Bellatrix..."
Ma Morgana lo interruppe in malo modo, "Quella non è mia zia!!! Narcissa era mia zia, magari se le cose fossero andate diversamente anche Andromeda, ma NON Bellatrix Lestrange!"
Harry rimase a dir poco stupito da quella reazione così istintiva. Era ovvio che Bellatrix non era nelle grazie della ragazza. O forse era il contrario?
"Ok, ascolta. Quello che voglio dire è che mi dispiace che tu e Malfoy siate rimasti soli, ma Lucius non avrebbe dovuto allearsi con un pazzo furioso e..." a quel punto si giocò il tutto per tutto, "... e nemmeno Draco."

È una trappola, non ci cascare.

"Cosa c'entra Draco?! Lascialo fuori da questa storia!"
"Non lo so, dimmelo tu. Dov'è Draco, ed è veramente fuori da questa storia? Concorderai che ci sono parecchie cose strane quest'anno."
Ma Morgana era pur sempre una serpe, quindi passò al contrattacco. "Certo. Come ad esempio la tua improvvisa bravura in pozioni! Dimmi, hai preso ripetizioni dai tuoi zii babbani quest'etate?!"
Harry non se l'aspettava e tentennò un momento, ma per sua fortuna proprio in quel momento si udì un gran fracasso, voci concitate e fra quelle, ce n'era anche una inconfondibile.

"D'accordo, non sono invitato! Stavo cercando di imbucarmi, contento?"

Morgana era semplicemente atterrita e a Harry non sfuggì quello sguardo incredulo e ferito. Certo che Draco era stato invitato. Era stato invitato da lei, ma aveva rifiutato.
Quindi che senso aveva ora, cercare di intrufolarsi? Era geloso di Zabini?
E se invece fosse stato in giro per altre faccende?
Era evidente: Malfoy nascondeva qualcosa, e qualsiasi cosa fosse, lo nascondeva anche alla sorella.

Draco ringraziò Lumacorno, ma Snape lo raggiunse dicendo che voleva parlargli.
Mentre si dirigevano verso l'uscita, Draco intercettò lo sguardo affranto di Morgana e non riuscì a sostenerlo, ma la ragazza, evidentemente arrabbiata oltre che triste, si congedò con il suo paziente accompagnatore e li seguì in corridoio.

Quando Harry riuscì a raggiungere il trio, sotto il suo mantello, riuscì distintamente a sentire la conversazione in corso, che parlava di tentativi falliti, di Katie Bell e di errori che Draco non poteva permettersi.
Poi Morgana intervenne, evidentemente sull'orlo del pianto.
"Dray, fidati, ti prego. Di me, del Professor Snape... di qualcuno! Mi hai tagliato completamente fuori dalla tua vita da quando... beh lo sai." Disse indicando lievemente il braccio di Draco, particolare che ad Harry sfuggì, perché era sul lato opposto.
"Io ho una missione. Ne abbiamo già parlato, Tea. Stanne fuori."

Morgana piangeva in silenzio e Snape riprese le redini della situazione.
"Draco seguimi, andiamo nel mio ufficio a finire questa conversazione. Morgana perché non torni dentro?"
"Non c'è nulla di cui parlare, ci siamo già detti tutto, professore."
Si voltò e mosse alcuni passi quando la voce di Morgana lo raggiunse, rotta e disperata.

"Dimmi che mi ami! Dimmi che mi ami ancora!"
Draco si bloccò e si voltò lentamente, e sgranò gli occhi, come se non potesse credere alle sue orecchie.
"Che... che razza di domande sono, queste...? Come puoi dubitarne? È per noi che lo sto facendo, per noi e per nostro padre!!!"

E così si incamminò in corridoio, lasciando dietro di sé i singhiozzi della sua anima gemella, che sembravano trafiggergli il cuore come una Cruciatus.
L'ultima cosa che Harry vide, fu lo sguardo denso tra gli occhi lacrimosi della ragazza e quelli apparentemente impassibili di Snape, poi lei che si appoggiava al petto dell'uomo e, con sua enorme sorpresa, lui che invece di allontanarla e affatturarla, come avrebbe fatto con chiunque altro, la avvolgeva nel suo mantello, abbracciandola.

Che anche Snape abbia un cuore?

Poi, sempre tenendola a sé si incamminarono per i corridoi, sparendo nel buio.

***

"Ecco, bevi..."
Morgana ringraziò Snape con uno sguardo dolce e triste. Poi affondò il viso nella tazza che aveva davanti, piena di qualcosa che doveva essere calmante e soporifero.
"Grazie... Professore..."
"Di niente..."

Snape la guardava intensamente. Fiingere indifferenza ormai sarebbe stato inutile dopo quell'abbraccio spontaneo e così caloroso.
Non l'aveva più lasciata, fino a che non si erano ritrovati nel suo ufficio, dove l'aveva fatta accomodare sul divano davanti al camino, andando a sedersi poi accanto a lei.
Abbassò gli occhi rossi e gonfi con un'espressione dolorante, chissà da quanto non dormiva una notte intera.

Proteggere Harry Potter, per la sua Lily.
Proteggere Draco e Morgana, per Lucius.
Essere l'uomo del Signore Oscuro, per inganno.
Essere l'uomo di Silente, per davvero.
E chi si pensava a lui, quando non poteva pensarci nemmeno lui stesso?
Non avrebbe retto ancora per molto Severus Snape, di questo ne era certo.
Era talmente immerso nei suoi pensieri che non si rese conto di essere fissato da due occhi spaiati, già da qualche minuto.
"Signore... Sev-Severus..."

Snape sgranò gli occhi e non fece in tempo a riprenderla, a sgridarla perché l'aveva chiamato per nome, che lei proseguì.
"Perché lo fa?"
"Cosa...?"
Snape assottigliò gli occhi, sperando di aver capito male. Sperando che l'impressione che aveva avuto, quell'intrusione sottile che aveva percepito non fosse stata reale ma solo frutto della stanchezza e della suggestione.

"Tutto quello che sta... facendo..."
La pozione stava facendo effetto e la voce le moriva in gola, suo malgrado.
"Non capisco di cosa parli, Morgana."
Il Potion Master era incredulo, ma non lo dava a vedere. Misurato come sempre.
Doveva per forza essere suggestionato dal fatto che la ragazza fosse un'Occlumante naturale, perché se non riusciva a entrargli in testa il Signore Oscuro, figuriamoci una ragazzina.

"Ma si che lo capisce. Lei capisce sempre... tutto. Dev'essere triste che nessuno capisca... lei..."
La tazza cadde sul tappeto, rovesciando quelle poche gocce rimaste, e Morgana si accasciò sul petto dell'uomo, col respiro regolare e le membra rilassate, finalmente.

No, non era stata suggestione. Si sentiva, stanco, al sicuro e aveva abbassato le difese, Severus. Sciocco!

Dannazione... sei furba...

Prese in braccio la ragazza, il vestito che aveva indossato per la festa era sobrio e morbido, quindi fortunatamente per il suo autocontrollo, non aveva bisogno di spogliarla per farla dormire comoda.
Le tolse le scarpe, il fermaglio per i capelli e la coprì, spegnendo le candele e lasciandola nel suo letto, addormentata.
Si versò del vino elfico, e si stese sul divano, appellando una coperta.
Chissà perché il pensiero di Obliviare Morgana non gli passò nemmeno per l'anticamera del cervello.
E mentre si addormentava, dopo aver scolato in un sorso tutto il vino, gli tornarono in mente le ultime parole della giovane: dev'essere triste che nessuno capisca... lei...
E Severus Snape era davvero stanco di sentirsi triste.

Le notti di SaturnoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora