Capitolo 8: ROTTURA TRA BARBIE E KEN

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<<Monti in presidenza>>

Eh, no cazzo.

Stavolta non ho fatto niente.

Guardo la professoressa di economia con i capelli biondi raccolti in una morbida coda e gli occhi chiari che mandano scintille, come se non vedesse l'ora di cacciarmi dalla classe.

Se mi metto nei suoi panni, la posso anche capire. Un alunna con parole semplice e dure l'ha ridicolizzata davanti alla classe, sventolando un fatto che doveva essere un segreto ma che fino a prova contraria sanno tutti.

Ora almeno ce l'ha con me per un buon motivo.

<<Senta>> prendo un bel respiro profondo cercando di fare la persona adulta <<Posso capire se vorrebbe  uccidermi e nascondere il corpo sotto una fott...>>mi tappo la bocca e stringo forte gli occhi.

No parolacce, no parolacce.

<<Una cavolo di auto, ma sta volta non ho fatto niente>>

Ci guardiamo per alcuni minuti negli occhi. Io che cerco di farle capire che non ho combinato nulla e lei che vorrebbe scovare qualcosa a tutti i costi.

Infine esclama<<Rebe, il diario>>

Rebe? Ma cos'è tua sorella?

Trattengo il respiro  e distolgo lo sguardo per non sparare cavolate.

Cazzo, siamo al ventinove maggio e mancano dieci, merda, solo dieci giorni alla fine della scuola.

Tre settimane in cui mi sono morsa la lingua per non dire cazzate.

Tre fottute settimane, nelle quali non ho fatto stronzate.

Tre fottutissime settimane in cui non ho fatto un cappero.

E adesso...

Sta andando tutto all'aria per un qualcosa che non so nemmeno io, ma guarda te se non esiste una persona più sfigata di me.

<<E questo?>>domanda, aprendo il diario della sua beniamina.

Un diario? Dovrei averci scritto qualcosa?

Confusa e accigliata, mi alzo e mi dirigo verso la cattedra leggendo: "Sei una puttana, una merda che non merita di vivere"

<<Ehhh>>esclamo sconvolta.

Davvero mi incolpano per questo?

 Sollevo gli occhi sulla professoressa che ha un sopracciglio alzato.

Lo alzo anch'io.

Lei sposta il peso su una gamba e così faccio anch'io.

Si mette a braccia conserte ed io la copio.

<<La smetta>>

<<La smetta>> diciamo contemporaneamente.

Sento i miei compagni, alle mie spalle, sghignazzare.

Mi è venuto così spontaneo fare la scema, che mi sono dimenticata del mio patto: fare la brava fino alla fine della scuola, per un qualcosa di più grande.

<<Quindi?>>chiedo, perché mi pare assurdo che mi incolpino per questa pagliacciata. 

<<È stata lei!>> mi accusa Rebecca alzandosi in piedi e indicandomi con il dito.

<<Mi dispiace, non sono ne una fata ne il mago del cartone Aladin>>

<<Ma ti senti quando parli?>> chiede incredula la riccia con gli occhi scuri stralunati.
Non vede l'ora di incastrarmi, sta stronza.

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