Capitolo 7: UNO SPIRAGLIO DI SPERANZA

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Oggi a scuola, le ultime ore erano passate molto velocemente. 

Davide e Rebecca approfittavano di tutti i minuti per andare dalla professoressa di scienze a dissuaderla dal togliere la nota e puntualmente ritornavano in classe con una faccia triste. O meglio: Rebecca era in lacrime e le sue amiche la circondavano, la baciavano e l'abbracciavano come se fosse morto il presidente russo Putin, mentre Davide era completamente disinteressato della situazione.

Io beh... me la spassavano come non mai.

<<Prof. ha dei popcorn?>> avevo chiesto alla professoressa di storia, quando per la milionesima volta Davide e Rebecca erano rientrati in classe.

<<Dei pop... Perchè voi siete entrati così tardi?>>aveva una faccia stranita e gli occhi, nascosti da enormi occhiali orribili, erano stralunati, come se dovessero cadere da un momento all'altro.

<<Nessuno ha dei popcorn? Ragazzi siete utili come la...>>

Sara mi aveva stretto la mano talmente forte, che ormai si staccava dal braccio.

<<Aurora!!>>la prof mi guardava scandalizzata.

Lei è un personaggio un po' così.
E non è un modo di dire.

A primo impatto sembra strana, già a partire dall'aspetto fisico.
I suoi occhi chiari risultano enormi a causa delle lenti rotonde e spesse con la montatura degli occhiali super colorata. I capelli biondi disposti alla cazzona, un po' su e un po' giù, un po' a destra e un po' a sinistra...insomma senza un senso logico.

Bah.

Poi la conosci e...rimane sempre quella professoressa strana e rimbambita che non sa spiegare altro se non un solo argomento e non sa controllare una classe come la nostra.

<<Le racconto la storia se vuole>>fortunatamente l'attenzione si era spostata su un'amica di Rebecca che la stava abbracciando.
Non credo che si fosse accorta di avermi salvato il culo da una possibile nota.

<<Prof. ha visto? Ha una volontaria>> le avevo fatto notare, cogliendo subito la palla al balzo.

<<Cosa cazz...>> La gallina aveva gli occhi fuori dalle orbite e il viso che piano piano cambiava colore.
Si stava cagando sotto, sicuramente non aveva studiato.

La prof.  si era accigliata, ma prontamente aveva risposto<<Sa? Non avevo intenzione di interrogare, però non si può dire no ad un volontario>>

<<No, c'è stato un disguido>>

<<Ma come? Hai appena detto di voler raccontare la storia. Dico bene o dico giusto, prof.?>>

Ho sempre adorato rigirare le cose!

<<Sì, sì, l'ho sentito anch'io, non faccia la timida signorina che gli altri non l'ascolteranno>>

...............

Sospiro e guardo il soffitto, stesa sul letto di camera mia, con il sorriso che piano piano sparisce.

La scuola è l'unico luogo in cui mi posso sfogare, per questo sono scalmanata e indisciplinata. 

Non sento magoni che mi stringono la gola.
Non sento ansie al pensiero di far qualcosa di sbagliato.
Non mi sento fuori luogo.

I miei coetanei, a scuola, quando mi vedono mi salutano ridendo grati magari di averli fatti divertire.

Non mi rivolgono parole cattive.

Sorridono, cazzo.

E non c'è cosa più bella per la mia persona.

Alzo le braccia in alto e poi le faccio ricadere pesantemente sul materasso.

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