Capitolo 20: QUI NON C'É POSTO PER TE

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-28 | 4° giorno

<<I know you love me, I know you care >>sistemo meglio le cuffie nell'orecchio per ascoltare la voce di Justin Bieber e riprodurla al meglio.

<<Nanana nanan>>canticchio non sapendo le parole. Muovo il bacino a ritmo, alzo le mani e mi preparo per il ritornello.

<<Baby, baby, baby, oh
Like, Baby, baby, baby, no
Like, Baby, baby, baby, oh
I thought you'd always be mine, mine>>

Aspiro il fumo dalla sigaretta che tengo tra l'indice e il medio della mano destra e muovo il capo a ritmo lento cercando di rilassarmi e far allontanare i pensieri cupi che in tarda serata avevano invaso la mia mente. Non sono solita fumare, ma oggi ne avevo proprio bisogno.

L'occhio vaga per tutta la camera fino a fermarsi alla finestra, dove sbucano ancora i raggi del sole. Saranno quasi le nove di sera eppure c'è ancora tanta luce, che illumina il piccolo giardino condominiale ricoperto da margherite bianche e altre tipologie di fiori che non conosco.

Mi volto verso il letto e sto per portare nuovamente la sigaretta alle labbra quando mi blocco.

Il cuore inizia a pompare più sangue fino ad arrivare ai timpani. Il sangue sale velocemente al cervello e non riesco a muovermi.

Edoardo in piedi sulla porta, sposta lo sguardo da me alla paglia ancora accesa tra le mie dita.

Baby di Justin Bieber risuona ancora nelle orecchie, solo che sono talmente impaurita e impalata che non riesco a far nessun gesto.

Scuro in volto, socchiude le labbra in una linea sottile, per poi aprirle per dire qualcosa che però non sento.

A quel punto le dita vanno velocemente dietro la tasca dei pantaloni per tirare fuori il telefono e mettere in pausa la musica. Dopodiché stringo le mani fra di esse per controllare il tremolio.

<<Perché non mi rispondi?>>a braccia conserte continua a fissarmi con l'odio che trasuda dalle iridi.

Cazzo.

Cazzo, cazzo, cazzo.

Ho un nodo in gola che non mi permette di parlare e cerco di deglutire più volte per stoppare le lacrime imminenti.

Sono le nove Aurora, ma porca puttana non ti viene in mente che ti chiamano sempre a quell'ora?

E quanto si può essere stupidi per fumare in camera, quando i genitori potrebbero irrompere in camera da un momento all'altro?

Deficiente non è la parola giusta per descrivermi.

<<Non rispondi eh>>sorride scuotendo il capo <<Quindi non sai neanche spiegarmi del motivo per cui fumi, oltretutto in casa nostra>>

Casa nostra, significa una casa di cui non ne faccio parte.

Di conseguenza la domanda sarebbe: come fai a non rispettare le regole in casa di altre persone?

Mi osserva dalla testa ai piedi per poi concentrarsi nuovamente sulla sigaretta. Sposto lo sguardo su di essa notando che il fumo viaggia in aria per la stanza, fermandosi anche sulla mia maglietta.

Appena sento dei passi, alzo immediatamente il capo e appena noto il suo sguardo incazzato, le sopracciglia aggrottate, ma un piccolo sorriso invisibile sulle sue labbra capisco che la situazione sta per precipitare.

Sfila la sigaretta delle mie dita, mi guarda negli occhi e con una mossa veloce mi prende la spalla per tenermi ferma e me la spegne in un punto indefinito sopra il petto.

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