Capitolo 11: CON IL FUOCO NON SI SCHERZA MA SI BALLA!

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<<Vi giuro che se scopro chi è stato, verrà sospeso da questa maledetta scuola>>

Ostenta una calma disarmante, ma si vede che è nervoso e non ha dormito benissimo. I pochi capelli che ha, non sono pettinati all'indietro come ieri mattina, ma sono ritti in testa e delle occhiaie enormi circondano gli occhi scuri che mandano scintille.

È il secondo giorno che il vice preside è qui e siamo tutti di nuovo nell'atrio.
Ho cercato di convincere la professoressa a metterci verso le ultime file e ovviamente dove siamo? In terza fila, quasi in bella vista davanti al carnefice.

Tutti stanno in silenzio ad osservare un po' impauriti l'uomo davanti a noi.

Mi guardo attorno sperando che qualcuno faccia la fatidica domanda, ma nessuno si fa avanti.

Ora, ho due scelte: mettermi nei casini facendomi notare o stare zitta e perdermi il divertimento.

Sorrido sornione, poi mi schiarisco la voce e...

<<Cos'è successo?>>chiedo cercando di usare un tono di voce più neutrale possibile.

Il suo sguardo punta verso il mio, come se mi stesse cercando tra la folla e finalmente mi avesse trovata. Riduce le palpebre e le labbra si chiudono in una linea sottile.

Forse se rimanevo zitta era meglio, anche perché lui ieri sera mi ha vista. Ero fuori, da sola e lontana da tutti. 

Ci fissiamo per alcuni secondi e so per certo che sta ricollegando la scena dello zaino che avevo in spalla, il saluto militare e le battute finali del nostro discorso.

Inclina leggermente il capo e a braccia conserte domanda <<Me lo dica lei per quale motivo ci potrebbe essere stato questo sgarro>>

Non riesco a trattenere un sorriso, questo tipo mi piace. Studia e poi stuzzica la preda per capire in quale modo attaccarla.

Come avevo detto ieri sera? C'è sempre un motivo, quando si sgarra una regola?

Nella risposta devo essere intelligente, perché qui si fa sul serio.

<<Quale sgarro, scusi?>>chiedo con voce innocente.

Io fino a prova contraria non so nulla e di certo  non mi darò la zappa sui piedi da sola, facendomi scappare una parola sbagliata. 

<<Giusto, lei ovviamente non sa di cosa sto parlando>>chiede in modo ironico.

Sento i miei compagni guardarmi incuriositi e intorno a noi c'è silenzio per capire cosa sta succedendo.

<<Dovrei?>>alzo un sopracciglio 

<<Non è lei quella furba?>>

Cazzo, ce la facciamo ad arrivare al dunque per attivare il piano? Non può semplicemente dire cos'è successo?

<<Furba, ma non stupida se lo ricordi>>

<<Non c'è pericolo, stia tranquilla>>fa un sorrisetto di quelli che assomigliano agli antagonisti dei cartoni animati.

<<Ma cos'è successo?>>

Chiede qualcuno dalla parte opposta alla mia.

Il vice preside continua fissarmi per altri secondi, poi rivolge l'attenzione a tutti.

Mi guardo attorno, cercando di capire chi mi ha salvato e incontro gli occhi scuri del mio alleato. Alza il pollice destro con espressione preoccupata come a chiedere se fosse tutto a posto e di rimando rispondo con lo stesso gesto.

Tutto a posto, per ora. Forse e dico forse devo stare buona per un po', perché mi ha preso di mira e non sono così intelligente per sviare ogni accusa del vicepreside.

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