Capitolo 5: BENVENUTI A MERDIA

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Domenica.

Inspira, espira.

Inspira, espira.

Molto lentamente.

Tengo ancora gli occhi chiusi, mentre cerco di tenere sotto controllo l'ansia per la giornata che mi aspetta.

È solo un maledetto giorno, ce la posso fare.

<<Svegliati, principessa sul pisello sono le otto>>inizia una voce femminile

<<Non puoi dormire sempre così tanto, non fai mai niente>>rincara ora la voce maschile

<<Niente>>ribadisce la voce femminile.

Queste parole saranno la mia radio per quattordici ore.

Tic, tac, tic, tac.

Se dormire tanto significa svegliarsi alle otto, vorrei vedere quelli che si svegliano alle dieci o addirittura a mezzogiorno. Penseranno che gli avranno fatto un anestesia.

Mi siedo nel letto, stringendo forte gli occhi e le mani a pugno, contraria  questo lato della vita che mi si è catapultata addosso.

Senza che potessi farci nulla.

<<Aurora ti dai una mossa?>>

Ecco i miei genitori adottivi.

Paola è sposata con Edoardo, da dieci anni ormai.
Dopo una lunga frequentazione hanno deciso di coronare il loro amore, unendosi per sempre...
Finché morte non vi separi, si dice così no?
Hanno cercato assiduamente di avere figli, ma dopo quattro anni di inutili tentativi hanno preferito percorre un altra strada.

Sì esatto, proprio io.

Adottata da circa tredici anni, vivo in un condominio al terzo piano in una piccola città chiamata Forlì.

Sicuramente sono grata di questo cambiamento anche perché vivere in un orfanotrofio a quattro anni non è un sogno.
Sicuramente sono grata per...basta finiti qui i ringraziamenti.

Per quanto avessi il desiderio di sentirmi parte di una famiglia, ma soprattutto amata da qualcuno...non sono mai riuscita ad aprire un piccolo spiraglio per dargli una possibilità. Loro poi hanno i loro metodi di insegnamento e con gli anni ho capito che non fanno per me.

Non ricordo nulla della vita passata, ma sicuramente non preferisco la vita di ora.

Stropiccio gli occhi con la mano ancora chiusa, poi a fatica, mi alzo completamente dirigendomi verso la porta della mia camera.

Non sono pronta per questa giornata.

Ad occhi chiusi, abbasso la maniglia, aprendo lentamente la porta.
Conto fino a tre e quando mi sento pronta li riapro, spalancandoli completamente quando incontro due iridi scure guardarmi male.

Mi sento fuori posto.
Mi sento...a disagio.

Il cuore batte a mille contro la gabbia toracica e il suono sale fino alle orecchie.

<<Apri ben gli occhi e datti da fare>> Edoardo mi squadra dalla testa ai piedi, con i lineamenti freddi del viso e i capelli scuri accompagnati da delle striature bianche.

Sarebbe un bell'uomo se non avesse sempre quell'espressione seria e arrabbiata.

Allunga il braccio con la mano che sorregge una scopa e uno straccetto<<Metti a posto quei vestiti, non li puoi lasciare sempre sulla sedia e sistema quel casino che hai sul comò>>fa un passo verso la mia camera per osservare meglio<<Non voglio nemmeno aprire l'armadio, chissà cosa ci trovo>>

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